LE OPINIONI

LA RIFLESSIONE Mascherine chirurgiche a 0.50 euro: è un prezzo ragionevole?

DI ANDREA QUINTILIANI

Il prezzo calmierato imposto alle mascherine chirurgiche ha acceso un forte dibattito che ritengo viziato dagli interessi di parte del mondo imprenditoriale. Cinquanta centesimi, un prezzo di vendita che vedo lo scontro tra il partito dei favorevoli (i cittadini) e il partito dei contrari (gli imprenditori e i farmacisti). Tralasciamo per un momento il punto di vista dei cittadini che in piena crisi emergenziale hanno pagato prezzi infinitamente più alti rispetto a quelli praticati prima dello scoppio dell’epidemia,come anche allontaniamoci per un attimo dalle polemiche innescate dai farmacisti che rappresentano l’anello ultimo della filiera commerciale e pertanto subiscono passivamente le rivendicazioni avanzate dalle aziende produttrici di mascherine. Il vero nodo da sciogliere è comprendere se il grido d’allarme lanciato dai produttori sia giustificato o meno; questi, a gran voce, riferiscono che il prezzo calmierato sia inadeguato in quanto sottocosto e non remunerativo. Gli economisti liberali hanno fatto eco alle preoccupazioni degli imprenditori aggiungendo che 0,50 euro rappresenta un prezzo politico e non di mercato. Altri economisti, più avveduti ed accorti,ci hanno ricordato che le mascherine chirurgiche venivano vendute a dieci centesimi prima della crisi pandemica, un prezzo considerato equo e determinato dall’equilibrio tra le due curve della domanda e dell’offerta; pertanto, oggi riscontriamo un prezzo di vendita delle mascherine chirurgiche 5 volte superiore al prezzo ante Covid-19 ma i produttori che hanno riconvertito le loro produzioni per far fronte all’emergenza Covid-19insorgono affermando la non-convenienza economica a produrle. La “legge della domanda e dell’offerta” ci dice che se aumenta la domanda di un bene i prezzi di quel bene aumentano. Nulla di più vero! Ma vale la pena ricordare anche la locuzione “economie di scala”usata dagli aziendalisti per indicare che i costi unitari o medi di produzione diminuiscono al crescere della produzione per effetto della diluizione dei costi fissi sulle maggiori quantità prodotte.

Non marginale, inoltre, il fenomeno noto agli aziendalisti con la locuzione “economie di scopo” che indica il risparmio derivante dalla produzione congiunta di prodotti diversi con i medesimi fattori produttivi. Le polemiche scatenate dai produttori a seguito dell’annuncio del premier Conte di imporre il prezzo calmierato andrebbero affrontate e smorzate con la metafora della bilancia a due piatti. Poniamo su di un piatto della bilanciale ragioni che giustificano il prezzo politico (piatto del SI), mentre nell’altro poniamo le ragioni che giustificano il rifiuto (piatto del NO). Sul piatto del SI mettiamo gli incentivi pubblici presi dalle aziende per riconvertire le loro produzioni, le economie di scala, le economie di scopo e il prezzo quintuplicato rispetto al prezzo ante Covid-19. Sul piatto del NO vi mettiamole ragioni di coloro che rivendicano asetticamente il ruolo centrale della domanda e dell’offerta. Appare evidente come l’ago della bilancia penda a favore del SI. La metafora della bilancia vuole essere un monito rivolto agli imprenditori, affinché questi abbandonino la cultura dell’extraprofitto e si limitino a perseguire un profitto ragionevole in un settore fortemente sensibile ai temi della responsabilità sociale d’impresa.

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Filippo

Ho letto attentamente l articolo ma purtroppo nessuno ha centrato la vera criticita’.Si e’ parlato di speculazione ,della legge dell offerta e della domanda e dell economia di scala,ma nessuno ha spiegato chiaramente il problema e la conclusione finale e’ a mio parere errata. Da 10 anni vivo in Cina e trovandomi sul posto durante questa crisi ho potuto vedere da vicino questo enorme mostro del business delle mascherine che come uno tsunami ha spazzato ogni logica di una qualaiasi teoria da economista.Il punto cardine e’ la materia prima .Difatti la mascherina medica e’ composta da 2 materiali il noonwoowen(tessuto non tessuto) ed il polipropeno(pp meltblown) ebbene si il prezzo di questo materiale si e’ moltiplicato ma non sulla semplice logica dell offerta e della domanda ma sulla sua scarsezza che si aggiunge all estrema necessita’ di acquisto da parte degli imprenditori e governi di tutto il mondo.A tutto questo bisogna aggiungere i folli costi logistici della spedizione aerea ed il rischio di sequestri o problemi doganali.Se da una parte c e’ chi ha esagerato vendendole a 1.1 euro(non al cliente finale ma ai punti vendita) dall altra imporre un prezzo a 0.50 e’ pura follia dato che in tal modo verranno bloccate le importazioni e gli italiani saranno costretti a comprare Dpi come le Ffo2 o le Kn 95 che sono 10 o 20 volte superiori al prezzo delle mediche.Persone come Arcuri che dicono che il prezzo di fabbrica e’ di 0.05 denotano una totale mancanza di informazioni aggiornate.Il prezzo delle mascherine mediche e’ difatti quotato a 0.26 Dollari exw(prezzo di fabbrica) ai quali vanno aggiunti un 50% di costi logistici e ad altri eventuali costi.Morale della favola il prezzo finale adeguato che permetterebbe di eqiilibrare il sistema e’ di 0.7 euro+ Iva. Soero di essermi spiegato bene

Andrea QUINTILIANI

Caro lettore, le sue osservazioni sono condivisibili ma mi consenta di dissentire sulla scarsità delle materie prime; in effetti, gli impianti di produzione di questi materiali hanno lavorato senza sosta e pertanto si sono rivelati capaci di far fronte alle richieste di mercato. I problemi logistici e doganali hanno toccato soprattutto i distributori e molto meno i produttori. Io ripartirei proprio dalle conclusioni. In questo momento storico la responsabilità etica e sociale dell’impresa impone l’abbandono della logica del “profitto extra”. Questo discorso vale soprattutto per l’imprenditoria cinese che dovrebbe accontentarsi di realizzare “profitti ordinari”. I miei migliori saluti.

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