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La Rita, riecco la pioggia e l’alveo torna a far paura

Nonostante la certificazione regionale dell’esecuzione dei lavori diretti alla rimozione dei detriti, il canale è ancora colmo di macerie che ostacolano il deflusso delle acque

Tutto da rifare? Poche settimane fa era arrivato il “certificato di regolare esecuzione” dei lavori di messa in sicurezza eseguiti dalla Protezione civile regionale, diretti a rimuovere i detriti nell’alveo La Rita, dove lo scorso febbraio crollò una parte degli storici stabilimenti termali che sorgevano proprio al disopra dell’alveo, rimasto pericolosamente ostruito. Pareva posta la parola fine a una questione delicatissima, visto il carattere nevralgico dell’alveo in questione, posto ai confini tra Casamicciola e Lacco Ameno, oltreche fondamentale per l’assetto idrogeologico del territorio. Nel canale della Rita confluiscono infattinumerosi altri canali della parte alta del paese, e l’alveo prosegue fino all’abitato ai confini della Fundera,nella zona dove sorge la scuola media e l’ospedale Rizzoli. Un’ostruzione del canale avrebbe infatti conseguenze rischiosissime per l’incolumità pubblica e privata. Invece, la questione è ben lontana dal risolversi: dopo alcune segnalazioni è stato eseguito un sopralluogo da tecnici comunali, che ha rivelato come l’alveo sia ancora invaso da una enorme quantità di detriti, e le piogge di questi giorni potrebbero innescare guai grossi. Sul posto sono evidenti anche i segni della tracimazione delle acque piovane che, “compresse” dalla massa delle macerie, hanno raggiunto un’altezza superiore ad essa per poter fluire a valle, con i prevedibili rischi che ciò può comportare. La situazione, di per sé critica, è ancora più sconcertante proprio alla luce del certificato poc’anzi citato, che stride con lo stato reale del sito, ancora praticamente caratterizzato dall’ostruzione quasi completa del canale sottostate lo storico polo termale, di cui resistono solo alcune strutture, anch’esse ormai inagibili e fatiscenti da diversi anni. I crolli, infatti, furono due: dopo quello avvenuto a febbraio, che interessò il secondo stabilimento a partire da monte, se ne verificò un altro a marzo, che fece rovinare quasi interamente il terzo stabilimento, i cui detriti caddero nell’alveo.

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