Mi sento un po’ offeso dalla corsa dei troppi ischitani che pensano e programmano i vantaggi che possono arrivare ad Ischia dal successo della vicina Procida. Ho l’impressione che da noi la cultura non sia ancora approdata anche se siamo pieni di millenni di storia che avrebbero dovuto farci essere diversi. In una situazione come questa, che teniamo sotto gli occhi, mi sarei aspettato una corsa per dare qualcosa a Procida e di non pensare al fatto che avendo Procida pochi posti letto dovremmo lanciare lo slogan” visita la capitale della cultura del 2022 a dieci minuti di vaporetto da Ischia.”
Non mi è neanche piaciuto che potremmo avere come concorrenti i Campi flegrei“che si stanno già organizzando” come leggiamo sulla stampa locale. Dalle amministrazioni comunali e da quelle commerciali mi sarei aspettato l’apertura a Procida di uno stand con la Coppa di Nestore, con qualche reperto archeologico e le tante cose buone che abbiamo noi ad Ischia. Un contributo alle loro capacità
Questione di stile o forse di cultura per dimostrare che stiamo un insieme
Non sarebbe stato automatico il marketing dell’isola fatto con stile diverso? I risentimenti contro i nostri amministratori che non sanno immaginarsi fa un po’ ridere.
Sono oltre 30 anni che ci stiamo adagiando sulle fatiche dei nostri padri e nonni che dal 1946 agli anni ottanta anche se senza scientificità ci portarono a successi insperati. Cosa hanno fatto le generazioni dei cinquantenni e quarantenni per incanalare la nostra isola verso un paese vivibile ed un territorio da recuperare?
La maggior parte fuggiti da Ischia con le possibilità economiche offerte dai padri per formarli. I rimasti sull’isola hanno capito che era possibile vivacchiare con il trascinamento del turismo inventato da altri dimenticando che le rendite di posizione non durano a lungo. Siamo arrivati alla frutta? Se non cambiamo molti degli approcci alle problematiche attuali sicuramente sì.
