CULTURA & SOCIETA'

LE STORIE DI SANDRA Il mio ricordo di Cristiano Ielasi

DI SANDRA MALATESTA

E oggi (ieri per chi legge, ndr) 23 giugno 2022 sono vent’anni che è morto Cristiano Ielasi. Lui era per me quasi un figlio e ne ero onorata perché Cristiano era selettivo e non sceglieva tutti come amici. Io imparai a capirlo e gli fui vicina in un momento brutto per lui che senza dire niente, viveva un dolore silenzioso e si stava chiudendo sempre più. Cosi Roberto suo padre, mi chiese se potevo aiutarlo durante i mesi estivi a riparare scienze in cui era stato rimandato. Abitavo ai Pilastri. Lui era bello, affascinante, con quei capelli ricci e ingestibili e quel modo di guardarmi attento. Aveva 17 anni quando ogni pomeriggio venne da me. Dopo aver studiato restavano a parlare e pian piano ci capimmo e ci piacemmo. Cristiano aveva il meglio dei genitori. La spontaneità e l’amore di Roberto, e la libertà morale e il modo sicuro di fare quello che gli piaceva, di Sabina. Io lo caricai di fiducia gli dissi che tutto succede a caso nella vita che nessuno di noi è talmente a posto da non aver mai sbagliato. Finita la lezione, restava un poco con me e spesso facevamo pane e pomodoro. Cristiano non mi diceva mai che mi voleva bene, era introverso e non voleva che gli chiedessi cose a cui non voleva rispondere. Lui mi diceva che suo fratello Vittorio era il suo contrario in tutto e un giorno parlando di luigi disse: “Vittorio è un bravo figlio nun è nato capa e c…o com a me, ma ci vado d’accordo perché lui non lo sa che è così bravo”.

Successe che alla festa della mamma ero uscita per delle commissioni e tornando a casa aprii la porta e vidi per terra una foto capovolta. Mi abbassai per vederla. Era una foto di Cristiano..il suo modo senza parole per dirmi che mi voleva bene. La strinsi a me e quando venne gli dissi solo grazie e niente altro, lui così avrebbe voluto. Poi finita la scuola, ogni tanto passava da me. Ci seguivamo da lontano. Lo vidi qualche giorno prima della tragedia e mi spiegò di quel lavoro importante che stava facendo e ci lasciammo sempre sorridendoci. E invece quel lavoro importante non ha potuto farlo se non in parte. Cristiano morì a 35 anni nel posto che più amava, il mare. Io mi fermai per giorni pur continuando a vivere normalmente. Un peso sul cuore mi faceva sempre tirare il respiro e lo pensavo e mi mancava tanto. Abbiamo vissuto due mesi interi ogni pomeriggio insieme e ci siamo intesi. Questo ha creato un legame silenzioso che non aveva bisogno di conferme ma che c’era e c’è se io oggi sto scrivendo e devo fermarmi perché ho la sensazione di non vedere bene. Ma non è una sensazione sono le lacrime. Roberto, Sabine e Vittorio vi voglio bene, e vi sono grata per avermi affidato Cristiano in quel periodo della sua vita. Vi stringo forte e abbraccio la sua bella figlia che non mi conosce ma che ho visto e che somiglia tanto a suo padre persino nel modo di camminare mentre i capelli sono un misto tra quelli della madre e quelli di Cristiano. Che darei perché mi stesse vedendo e per sentirmi dire: “Tu pensi che tutti sono belli e bravi non è vero metti i piedi a terra”. Non li metto Cristiano i piedi a terra continuo a pensarla così perché in ognuno di noi c’è tanto di bello che spesso non viene scoperto. Ti penso sempre…

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