CULTURA & SOCIETA'

LE STORIE DI SANDRA I miei ricordi di Peppe Varchetta

DI SANDRA MALATESTA

Da qualche tempo penso a Giuseppe Varchetta, figlio di Gennaro e Maria Fortezza e fratello di Maria Teresa. Ci penso perché lo ricordo bambino  vivace sempre nel negozio di frutta a Via Roma, che i suoi nonni Giuseppe e Teresa Galano avevano aperto.Questo ragazzo è morto giovane ma ha saputo creare intorno a se una catena d’amore incredibile a cominciare dalla famiglia e a finire agli amici cari.Il nonno venne da Pianura e conobbe la nonna che veniva come tante donne da Barano, ogni mattina a vendere frutta. Si sposarono e dal loro matrimonio nacquero sei figli, Giuseppe, Gennaro, Cristina, Antonio e i gemelli Rosa e Vincenzo. Questi ragazzi furono tutti grandi lavoratori avviando varie attività commerciali, mentre Gennaro restò nel loro nel negozio di frutta esposta quasi in modo artistico. Gennaro nel 1969 sposò Maria Fortezza sorella di Carmine. Maria era molto bella ed era una grande sarta. Lavorava con Filippo Ferrandino e  cuciva abiti su misura per turisti clienti di Rino shop. E io ripenso a Giuseppe che da bambino vivace crescendo si ammalò di distrofia muscolare e a 25 anni andò in sedia a rotelle. Lo penso anche perché un rapporto così forte con una sorella che ancora si emoziona e trema se pensa a suo fratello a distanza di cinque anni dalla sua morte, mi ha coinvolta emotivamente. La sorella  Maria Teresa ha sposato  Antonio Scaloppino e  ha due figli Pietro e Marianna entrambi ingegneri.

Giuseppe durante la sua malattia ha avuto sia la gioia di quei due nipoti amati come suoi figli ai quali ha passato la passione per la studio e la forza di carattere, sia la cura della sua  mamma purtroppo morta a 80 anni per un ictus, che di tanti amici che non lo hanno mai lasciato solo. Lui  non ha voluto, come si dice, restare a guardare. Le sue battaglie per l’abbattimento delle barriere architettoniche sono state tante, portate avanti con coraggio e premiate con una targa al merito apposta nella pineta Mirtina, e che gli ha conferito con orgoglio il sindaco Enzo Ferrandino. Nel frattempo Maria Teresa e il marito avevano avviato due attività commerciali di fronte alla chiesa di San Pietro che oggi sono portate avanti sempre da loro due con la passione di chi ha l’anima del commercio. Giuseppe, Maria Teresa e Massimo Venia sono cresciuti insieme come fratelli e Massimo mi ha detto che Giuseppe amava scrivere poesie e avrebbe voluto che di qualche poesia si facesse una canzone magari con musica scritta da Massimo che suona la tastiera.

Giuseppe aveva tanti amici e ha vissuto in modo sereno il rapporto con loro con quel suo essere pieno di idee e quella sua voglia di fare e fare, aiutato sempre da quei fedeli amici fino alla fine. Purtroppo nel 2017 Giuseppe morì a causa di una polmonite, lasciando un grande senso di vuoto in quelli che lo avevano amato e seguito in tutte le sue battaglie civili. Dopo la sua morte, Gennarino, il padre, si lasciò andare giorno dopo giorno e anche  nel 2020 andò via per sempre. La storia di Giuseppe mi ha colpita perché oltre la malattia c’è stato tanto amore e tanta voglia di non mollare. Avere dentro un ideale fa sentire vivi e lui sognava un’isola dove poter circolare in carrozzina senza paura di doversi fermare magari per un marciapiedi troppo alto. Quella sua battaglia non è finita con lui ma va avanti e tanti risultati si stanno avendo. Parlando con sua sorella ho avvertito un senso materno e dolce in lei che mi ha fatto tenerezza. Caro Giuseppe bambino dolce e intelligente,  anche tu fai parte di quelli “e vascia a marin” e siamo tutti orgogliosi di averti avuto tra noi. Sono sicura che smettendo di soffrire ti sei trasformato in una sottile brezza marina che ogni giorno passa nei nostri vicoli va a trovare l’amico fraterno Massimo Venia  (che spesso passeggia sulla spiaggia) e si fa sentire da amici e soprattutto da quella dolce sorella che ti ha tanto amato e dalla sua famiglia. Non sei vissuto invano, non hai voluto essere anonimo ma hai voluto che dicendo Giuseppe Varchetta si pensasse subito: “Che bravo ragazzo e che grande guerriero senza armi.” 

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