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L’anima del commercio? Si è smarrita nelle cascate del Niagara…

C’è poco da ridere, a leggere una delle contestazioni che la Corte dei Conti di Napoli ha mosso alla Confcommercio e al suo Presidente Pietro Russo, al quale il giudice della Corte ha congelato 47.999 euro. Il 1° marzo ci sarà la prima udienza davanti al giudice Gaia Palmieri. Una bazzecola, risponde Russo, rispetto all’intera cifra di 1.394.772 euro sequestrati a Camera di Commercio di Napoli, Unimpresa e Confcommercio più vari responsabili di aree, segretari e consiglieri. E poi, si difende Russo, è marginale l’accusa per una trasferta alle cascate del Niagara che, contrariamente a quanto si lascia intendere, non è stata un’escursione turistica, ma una seria esperienza professionale, in quanto c’era da studiare un centro commerciale naturale, nella sua configurazione e negli effetti imprenditoriali e di mercato. Si sa che una delle particolarità delle cascate del Niagara è che il salto dell’acqua divide due Stati: Canada ed Usa, Ma la vera peripezia, il salto più azzardato lo compie proprio la Confcommercio quando, per sviluppare il commercio della città più fantasiosa del mondo e più ricca di inventiva ( Napoli e dintorni), va fino ai confini tra Usa e Canada, per trovare nuove formule commerciali. Qui non stiamo parlando di reati, di conflitti di interesse di consiglieri della Camera di Commercio che si autofinanziano e finanziano aziende di famiglia, non stiamo parlando di manuale Cencelli della spartizione di fondi e finanziamenti ad amici e clienti. Tutto questo attiene al giudizio della Corte dei Conti. Stiamo più semplicemente e blandamente parlando di logica associazionistica, di compiti istituzionali travisati. Ci illustrino, per favore, a noi  modesti osservatori, ed illustrino agli iscritti di Confcommercio quale grande esperienza commerciale hanno tratto dal centro commerciale naturale alle cascate del Niagara. Ci facciano capire perché hanno voluto rinnovare e confermare le cariche dell’organizzazione commerciale, nonostante ci fossero motivi di inopportunità e la contrarietà dei vertici nazionali. Adesso abbiamo, nel direttivo, un procidano e un ischitano. L’ischitano lo conosciamo, Marco Bottiglieri, persona seria e commerciante stimato. La sua prima mossa, l’incontro con l’Assessore regionale alle attività produttive, Amedeo Lepore, può risultare positiva. Ci sarà, a marzo, un incontro-convegno tra gli operatori locali e l’Assessore, facilitato da Giuseppe Mazzella che già aveva organizzato, per conto di O.S.I.S. ( Osservatorio socio-economico dell’isola d’Ischia) un interessante intervento del prof. Lepore, a novembre 2014, in occasione della presentazione del Progetto in 16 punti, per il recupero strutturale ed infrastrutturale di Casamicciola, a partire dal Pio Monte della Misericordia ( fortemente voluto dall’arch. Caterina Iacono).  L’incontro risulterà foriero di risultati concreti se la categoria dei commercianti isolani saprà proporre all’Assessore un pacchetto puntuale di istanze reali e collettive. Sarà un flop se si commetterà l’errore di aspettarsi passivamente dall’Assessore la proposizione di possibili iniziative e benefici. Dalla base devono arrivare le istanze e il vertice deve interpretare e soddisfare le esigenze. Mi è sembrato di capire, da alcune dichiarazioni di Bottiglieri, che si punti soprattutto ad una sutura tra metropoli ed Ischia, tra  Regione e istanze di categoria, con una consultazione permanente. Sempre nelle dichiarazioni di Bottiglieri traspare la volontà di seguire da vicino le decisioni su portualità,trasporti e turismo. Segue quello che ormai è diventato un leit motiv delle doglianze dei commercianti e cioè la critica ad alcuni albergatori sul turismo low cost. Si invoca turismo di qualità, per giungere al quale Bottiglieri vorrebbe una cabina di regia che sintetizzi ed omogeneizzi le esigenze delle varie categorie produttive. Quel che preoccupa è che il locale Presidente dei commercianti non sembra avere, fin qui, fatto breccia a livello comunale, nonostante sia molto vicino al Sindaco d’Ischia e sono iscritti entrambi allo stesso partito. .Non è chiaro se ciò è avvenuto per infingardaggine del Sindaco o per  l’incapacità di trasmettere all’amministrazione le esigenze della categoria. Perché una cosa è chiara, il 2015 è stata una buona stagione turistica per l’isola. Ma delle numerose presenze turistiche sembrano essere state beneficiati alberghi, ristoranti, localini vari, stabilimenti balneari, molto di meno il commercio o almeno alcune categorie commerciali. Alcune cose per migliorare il commercio a Ischia sono possibili e queste cose possibili non sono state neppure tentate. Farò pochi esempi. Mi è capitato, in questi giorni, quando ancora circola un discreto numero di turisti,  di osservarne lo smarrimento, rispetto al numero eccessivo di esercizi commerciali stagionalmente chiusi. So bene le motivazioni economiche ( o anche di semplice necessità di usufruire di vacanze impossibili nel periodo estivo) di queste chiusure. Tuttavia, se vogliamo allargare la stagione turistica al massimo possibile, dobbiamo avere la capacità di concordare delle rotazioni, turnazioni per genere merceologico. E il Comune, da parte sua, può adottare incentivi e disincentivi fiscali per favorire i negozi che rimangono aperti tutto l’anno. Poi vorrei che si ponesse fine ad un comodo luogo comune: quello che la liberalizzazione del commercio non consente di inibire il centro storico e le strade più qualificate a botteghe che, per le loro caratteristiche, contribuiscono a degradare e appannare l’attrattiva e la bellezza dei luoghi. Facciamo l’esempio della riva sinistra del porto, dove è opportuna la presenza di localini per la ristorazione, di esercizi di noleggio auto,moto e bici elettriche, di centri diving, ma non dei punti scommesse e giochi d’azzardo, dei negozi di cianfrusaglie e di biancheria scadente. Così come non sono concepibili, sul corso principale,friggitorie maleodoranti. Chiedo a Confcommercio locale e alla amministrazione comunale se intendono fare qualcosa per proteggere alcuni prodotti autenticamente locali e contrastare le patacche di prodotti industriali confezionati sulla terraferma  ed etichettati con origini ischitane fasulle. Far finta di niente, per non perdere qualche  iscritto all’Associazione o qualche voto per l’amministrazione, è dannoso e squalificante  per il nostro Comune. Anche questo è combattere per un turismo di qualità e non approfittare di turisti di facile contentatura. Al  riguardo,  segnalo all’Amministrazione comunale di Ischia che la città di Firenze, di recente, ha adottato un Regolamento che prevede l’esclusione nel centro storico di pizzerie al taglio, venditori di kebab, compro oro, money transfer, e phone center. Cosa analoga ha fatto Torino. Sento,invece, da parte di alcuni commercianti isolani, lamentele nei riguardi di negozi in franchising ( calzature, abbigliamento,pelletterie)  affiliati a catene napoletane o nazionali. Però va  riconosciuto a questi negozi di restare aperti anche d’inverno e di praticare prezzi simili a quelli di Napoli. Ciò è gradito ed utile ad ischitani e forestieri ed,in qualche misura, contribuiscono a frenare la corsa verso gli acquisti nella metropoli. Adesso c’è perfino la minaccia di dover chiudere o non poter aprire negozi, dopo il ricorso a Barano e relativa sentenza che impedirebbe il rilascio di “ autorizzazione provvisoria” comunale all’esercizio. E per ultimo ( non in ordine di importanza) esiste un problema serio di canoni richiesti dai proprietari per fitto locali adibiti a negozi, fuori di senno e fuori mercato. Ecco, questi sono alcuni dei temi che ci piacerebbe venissero affrontati e dibattuti tra operatori e amministratori. Non mi pare  che, per affrontarli, sia necessario organizzare viaggi all’estero.

 

 

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