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L’Isola che non c’è stata

“L’ isola che non c’ è” – idee, proposte e confessioni di un cronista locale (1991-1997) fu il mio terzo libro di raccolta di articoli apparsi sulla stampa locale   soprattutto su “ Il Golfo” diretto da Domenico Di Meglio ed uscì nel 1999 in occasione del decennale della testata pubblicato a cura e spese dell’ Editrice del giornale. C’è una introduzione e vi sono raccolti 40 pezzi apparsi dal 1991 al 1997 – qualcuno anche sul settimanale economico regionale “Il Denaro” –  ed un solo “intervento esterno” che fu una risposta ad un mio intervento sulla pianificazione territoriale dell’allora Pretore di Ischia, Albino Ambrosio.

Il tema centrale della raccolta è quello della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica con una attenzione particolare all’ ennesima speranza di quegli anni della “Programmazione Negoziata” con l’ipotesi dei “Patti Territoriali” ed il grande ruolo che voleva svolgere il Banco di Napoli in quella che si chiamò la “finanza di territorio” dopo l’abolizione della Cassa per il Mezzogiorno o dell’intervento Straordinario” avvenuta nel 1992. Il Banco di Napoli – alla sua ultima missione meridionalistica prima dell’inglobamento nella BNL e poi in Banca Intesa con la perdita di una reale autonomia – affidò le iniziative di “sviluppo locale” al suo glorioso Centro Studi diretto da Francesco Saverio Coppola mentre un ruolo da protagonista fu svolta dalla rinnovata Provincia di Napoli presieduta dall’ indimenticabile Amato Lamberti. Anche per la Provincia fu l’ultima occasione per un rilancio concreto nel nuovo sistema degli Enti Locali delineato dalla nuova legge 142/90 che conferiva per la prima volta agli Enti Locali subregionali la facoltà di redigere “Statuti” cioè quasi un potere legislativo anche se limitato ma comunque molto solenne.

Il libro raccoglie le iniziative che si tennero qui nell’ isola d’Ischia, con centro Casamicciola, per un “Patto Territoriale dell’isola d’Ischia” con Coppola e Lamberti perché era una occasione importante: lo Stato finanziava con 100 miliardi di lire iniziative imprenditoriali ed opere infrastrutturali di un’area “omogenea” che voleva accrescere il suo sviluppo e la sua occupazione a direzione “pubblica” dei Comuni e della Provincia. Fu l’ennesima occasione perduta per una coesione economica e sociale dell’isola d’ Ischia divisa in sei Comuni che mostrarono tutto il loro “campanilismo” mentre la classe politica di Casamicciola – l’area industriale in perdita di sviluppo – non seppe cogliere l’opportunità per il recupero produttivo del complesso Pio Monte della Misericordia sua questione “secolare”.

Quei sette anni – 1991 – 1997 – sono raccontati e commentati da un cronista locale quasi come un tentativo di far diventare la Cronaca una Storia capace come ammoniva Jaurès “di accendere fuochi non di conservare cenere”.

C’è un articolo apparso su “Il Golfo”del 27 agosto 1995 cioè oltre 23 anni fa dal titolo “Breccia nel Piano” dove viene narrato che “i sindaci dell’ isola d’ Ischia hanno consegnato alla commissione ministeriale presieduta dall’ arch. Mario de Cunzo ed incaricata di redigere il piano paesistico ai sensi della legge 431/85 Legge Galasso nel corso di un incontro a Roma alcune “ osservazioni al progetto di piano predisposto dal Ministero contenute in un documento dove le amministrazioni locali rivendicano il diritto alle osservazioni ai sensi della legge di vincolo n.1497 del 1939. Il documento fu redattodal sindaco di Serrara Fontana, Luigi Iacono, anche per la sua competenza in diritto degli enti locali essendo un segretario comunale in carriera.

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Il documento sosteneva – in estrema sintesi – che non poteva esserci una “tutela passiva” del territorio con un “piano sovraordinato” rispetto ai Piani Regolatori Comunali che dovevano prevedere una “tutela attiva” (enormità di eufemismi per dire: si può costruire, non si può costruire!)  del territorio ma le due cose dovevano andare insieme. Ed ancora se il Piano “sovraordinato” si limitava ad un “divieto assoluto di nuova edificazione” veniva meno qualsiasi effetto pratico di un “piano sottordinato” perché inutile per definizione: non poteva prevedere alcun sviluppo perché tutto era vietato. Il documento sosteneva anche l’assioma che non era possibile un divieto assoluto di inedificabilità perché l’isola era abitata da migliaia di persone e da millenni! Come “chiudere in una prigione” non solo 50mila abitanti (allora) e tutto uno sviluppo che lo Stato stesso definiva “maturo” con centinaia di attività economiche e migliaia di lavoratori stagionali?

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In quell’articolo parlavo degli “ambientalisti esasperati” e cioè quelli che dicono “No” a tutto e tutti. Parole al vento. Il Piano Paesistico o Urbanistico Territoriale fu approvato tre mesi dopo con decreto monocratico del Ministro Antonio Paolucci. Non fu mai approvato un “piano di dettaglio” per le migliaia di domande del primo e secondo condono edilizio. I sei Comuni dell’isola d’ Ischia non hanno mai avuto un “Piano Regolatore Intercomunale”. La Regione Campania con le sue classi dirigenti non ha mai “imposto regole di sviluppo”. La “Programmazione Negoziata” è stata negata e cancellata.

Ma al decreto n. 109 del 28 settembre 2018 che parla del terremoto del 21 agosto 2017 a Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, c’è una “relazione di maggioranza” su queste “memorie”? che fine ha fatto la “relazione Luigi Iacono”? Nessun Comune ha un “archivio storico”. Nessuno Comune ha un “Ufficio della Pianificazione Territoriale”. Casamicciola, il Comune in crisi industriale e colpito maggiormente dal terremoto del 21 agosto 2017, in venti anni ha cambiato almeno DIECI capi dell’ufficio tecnico – ingegneri e architetti assunti a “contratto” – senza la minima continuità amministrativa. Fra pochi giorni sarà approvata la Legge sulla “Ricostruzione” anche dopo il terremoto. Come si fa ad andare avanti così? Dal canto suo il Sindaco Metropolitano di Napoli, Luigi De Magistris, approva monocraticamente le linee del “piano strategico”.

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