LE OPINIONI

LO DICO A IL GOLFO A proposito della demolizione della Piazza di Piedimonte (Piazza Luigi Scotti)

Un parcheggio sotterraneo al posto dallo spazio della socialità, di verde, servizi, spazio giochi, palco, sagrato. Il grande architetto Le Corbusier di fronte alle sue opere, alterate nel tempo, commentava: è la storia che decide se il progettista e la cultura del luogo hanno trovato una sintesi nel tempo. Preso atto che, pur rispondendo a un’esigenza sociale, forse non avrei offerto un’adeguata soluzione, anche se l’opera fu molto apprezzata (cfr. giornale locale) per la realizzazione di un giardino per i bambini, di un ufficio postale, di una fontana con un palco per gli spettacoli e di un sagrato davanti la chiesa. Tuttavia mi domando: oggi la nuova opera è la risposta giusta e sostenibile? Per realizzare questo progetto sono stati tagliati alberi, tra cui un una grande magnolia, demoliti gli arredi e la scultura di Pinocchio. Il tutto per costruire un grande piazzale di copertura a un parcheggio sotterraneo con patetiche aiuole.

Mi chiedo: è stato chiesto il parere della Soprintendenza e alla forestale per i tagli degli alti fusti?

A questo punto gradirei il commento dei vari personaggi intervenuti a criticare la mia opera. Oggi non mi meraviglio più, ormai siamo diventati esperti di tutto, tuttologi che, nell’articolo de Il Golfo.it dell’8 ottobre 2015, così “demolivano” la mia opera. In particolare L’avvocato Montuori, con una lunga dissertazione tecnica e da critico di spazi urbani, analizzava le varie difficoltà della piazza, tra cui la bruttezza della fontana e della sua decorazione “orribile” e della scultura di Pinocchio: “mai sentita familiare dagli abitanti del luogo”. Bene, ritengo che, se non fosse stata così sentita e importante la conoscenza del burattino di Collodi, gli insegnanti non avrebbero certamente consentito la partecipazione allo spettacolo per l’inaugurazione dei loro alunni. Insomma, sostiene l’avvocato, la piazza “è molto brutta “e, per avere un conforto a questa sua affermazione, richiama il commento di un altro critico di settore, pardon, di un altro avvocato, un certo Di Meglio. Una serie di critiche, tra cui la presenza di dislivelli, che non mi sono certo inventato… Forse gli avvocati hanno anche la capacità tecnica-visiva per valutare lo stato orografico dell’area?

Ancora critiche, tutte basate sulla mancanza di parcheggi, anche davanti alla chiesa, ed io che mi ero preoccupato di rendere accessibile pedonale il sagrato, come luogo di rispetto. Lo spazio comunque consentiva la sosta. Ancora commenti negativi di altri “esperti” e contro l’installazione del verde; avrei – a detta loro – nascosto la chiesa con la piantumazione di una bella magnolia, offendendo il parroco. Adesso che è stata tagliata, questi critici saranno contenti, o no? In fondo la scelta di non realizzare un’area pensata per le auto era anche motivata dalla realizzazione, in prospettiva, di un vicino parcheggio. Insomma, gli illustri avvocati sostenevano che il vero desiderio dei locali fosse il parcheggio, (fosse per favorire il vicino supermercato?). Altro che Pinocchio, il verde, lo spazio giochi per bambini, che io, architetto illuso, (rispondendo, tra l’altro, all’incarico del Sindaco Gaudioso per un progetto sociale) pensavo, di offrire, nel bene nel male, uno spazio per “umano”, non per i soli automobilisti. Adesso spero che tutti siano contenti di aver realizzato un’ampia piattaforma di copertura per un parcheggio sotterraneo con i famosi cubetti usati nel mio progetto,tanto criticati dagli avvocati. Altro che “geniusloci “, invocato da questi critici – un piazzale con tanto di scale e dislivelli – ma non dovevano sparire?

Ora la spesa pubblica non conta più? Ritengo che l’opera andava solo restaurata: lo spreco economico per la demolizione e la ricostruzione, questa volta non vale? Già perché è un parcheggio… Invece, per lo spazio di socialità non andava bene. Io avrò fatto pure degli errori, ma non mi sembra che siano scomparsi i dislivelli e le scale*, è scomparso solo quell’amore per la cultura materiale dell’isola, l’uso della parracina, del verde e della volta che avevo cercato di proporre. Per fortuna è rimasta almeno la volta dell’ufficio postale, anche se, parzialmente nascosta dalle massicce strutture di cemento armato del parcheggio che invade quel che resta dell’elegante vialetto, il quale accompagna, con le sue siepi, i cittadini alla Posta (l’unico verde che resta della vecchia opera ). Non mi resta che ringraziare il sensibile “progettista”, che non ha avuto neanche il buon gusto di avvisarmi di questa sua”creazione“a dimensione auto e cemento armato, altro che genius loci invocato dai miei critici!

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* Salvo davanti all’ufficio postale, dove si è applicato la legge 506 del 92 sulle barriere architettoniche, obbligo che nel 1985 non esisteva e, comunque, nell’area giardino e giochi, l’accesso ai disabili era previsto alle spalle della fontana.

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ALDO CAPASSO

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