CRONACA

Schettino e quella condanna senza appello

A dieci anni dal disastro della Costa Concordia si ripropone l’attenta lettura del libro di Gino Barbieri “Concordia, cronaca di una tragedia annunciata” – In arrivo la seconda parte della pubblicazione: LA TRAGEDIA DELLA CONCORDIA, il naufragio – Le dinamiche – La resa dei conti

Sono trascorsi dieci anni esatti dal naufragio della Costa Concordia, che costò la vita a trentadue passeggeri imbarcati il 12 gennaio del 2012 nel porto di Savona per compiere una crociera nel Mediterraneo. Di acqua ne è passata sotto i ponti –è il caso di sottolinearlo in aderenza al tema trattato- con tutto il corollario dei processi, delle condanne, dei risarcimenti danni, dell’accertamento delle responsabilità e, infine, del recupero straordinario del relitto della mastodontica unità navale, vanto della marineria italiana e della società Costa. Una tragedia del mare che richiama subito l’analogo naufragio del Titanic, finito contro un iceberg nel 1912 per l’imperizia di un timoniere lasciato solo al governo del transatlantico inglese in una notte di tregenda! Ma nel caso della Concordia, al momento dell’impatto contro gli scogli delle Scole, all’isola del Giglio, c’era sul ponte di comando il capitano in persona Francesco Schettino di Meta di Sorrento, un “lupo di mare” ben addestrato e preparato, perfetto conoscitore della località marittima attraversata, ma quella notte inspiegabilmente frastornato nell’operare una vertiginosa accostata all’isola (il cosiddetto “inchino”) per salutare i residenti (peraltro a quell’ora già nelle braccia di Morfeo!) e fare pubblicità alla società Costa Crociere come avveniva da anni.

Fra i cinque libri pubblicati sul naufragio, c’è la pubblicazione “CONCORDIA, cronaca di una tragedia annunciata” di Gino Barbieri edita dopo sessanta giorni dal disastro, quando le indagini erano ancora in pieno svolgimento e già ci si apprestava a “dare una mano” a Schettino da alcuni suoi subalterni, da buona parte della popolazione di Meta e da diversi marittimi scesi in campo per solidarietà di categoria. La nota dominante del libro è quella di un’analisi approfondita e scrupolosa dei fatti accaduti che portavano – fin dalle prime battute – ad una severa censura dell’operato del comandante della nave finita sugli scogli e semiaffondata a breve distanza dal porto del Giglio. Non si tratta ovviamente di un’anticipazione arbitraria dell’Autore sull’esito del processo che sarà imbastito a carico di Schettino dal Tribunale di Grosseto nel 2015 (che lo condannerà a sedici anni di reclusione in disaccordo con la pubblica accusa che aveva richiesto 20 anni), bensì di una “presa d’atto” scontata a ben guardare le modalità di una manovra criminale che nessun capitano serio e rispettoso delle regole navali avrebbe giammai eseguita, pena il disastro, le vittime innocenti e una carriera distrutta per sempre.

La condanna di Schettino in fin dei conti è sembrata anche fin troppo blanda, perchè considerati i quattro anni di reclusione per “disastro navale”, e un anno per “abbandono nave”, resta la pena principale di “omicidio colposo” di 32 persone (11 anni) che equivale a tre mesi di galera per ogni morto ammazzato. Sul libro di Gino Barbieri abbiamo rivolto alcune domande a bruciapelo proprio all’autore.

Cosa significano questi calcoli aritmetici al cospetto di una vera e propria ecatombe umana?

«Il nostro codice penale è stato in parte “aggiornato” in senso buonista ed esageratamente garantista. Le condanne severe del codice Rocco sono un lontano ricordo del passato e un vero e proprio incubo per i “tifosi” del crimine. Trentadue innocenti fatti fuori in pochi minuti da uno spavaldo e irresponsabile capitano, preposto per legge alla sicurezza e incolumità dei “suoi” passeggeri, meritavano ben altra considerazione e pietà. E’ stata smarrita la coscienza, l’etica e la morale. Schettino sta per “uscire” dal carcere alla faccia delle vittime finite nelle gelide acque del Giglio. E ci sono persone che – ancora oggi – solidarizzano per un individuo che non si è mai pentito, ne ha ammesso le proprie gravissime colpe».

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Le nostre leggi prevedono la rieducazione del condannato. E’ probabile un futuro impiego di Schettino in una compagnia navale?

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«A Schettino sono state ritirate la patente e il libretto di navigazione, che potranno essere utilizzati a tempo debito per il collocamento in pensione. Per il resto si dovrà tenere conto delle pene accessorie, fra cui quelle che proibiscono l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Se Costa lo vuole ancora, padrona di farlo. Non le sono bastati miliardi di danni morali e materiali?».

E’ prevista la pubblicazione a breve della seconda parte della Tragedia della Concordia”?

«E’ quasi ultimato il “finale di partita” di questo sconvolgente disastro navale che ha fatto guadagnare alla nostra Nazione una universale condanna, in parte immeritata per la perizia dei nostri marinai dimostrata in secoli di storia della navigazione. Quello che ha maggiormente scatenato la riprovazione popolare è l’episodio legato all’abbandono del comandante Schettino e suoi ufficiali dalla nave morente, mentre a bordo qualche migliaio di passeggeri terrorizzati cercavano una via di fuga. Resta nella pellicola riavvolta più volte il famoso ordine di De Falco ineseguito: ”Vada a bordo, cazzo!”».

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