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Molinaro: «Il Ddl Falanga non vanifica la legge sull’azzeramento del consumo di suolo»

Il Ddl Falanga,  contrariamente a quanto sostenuto da qualche parlamentare sprovveduto o accecato da furore ideologico, non vanifica affatto, né ridimensiona in qualche modo gli effetti dell’ottima proposta di legge volta all’azzeramento del consumo del suolo entro il 2050, già approvata alla Camera. Quest’ultima, infatti, prevede, a grandi linee, incentivi alla rigenerazione urbana ed il riuso degli edifici sfitti e delle aree dismesse, occupandosi, altresì, della riqualificazione energetica e della demolizione e ricostruzione degli edifici energivori. Si tratta, quindi, di una “legge” che va ad incidere sul patrimonio edilizio esistente ma – beninteso – solo su quello legittimo, non anche su quello abusivo, oggetto di sentenze irrevocabili. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti, in quanto il patrimonio edilizio abusivo non può nemmeno formare oggetto di interventi di manutenzione, essendo inevitabilmente destinato alla demolizione. Rigenerazione, riuso e riqualificazione sono, per forza di cose, termini assolutamente incompatibili con la gestione delle opere abusive la cui unica sorte – lo si ripete – è soltanto quella di essere eliminate prima o poi. Il DDL Falanga si limita a graduare l’esecuzione degli ordini giudiziali di demolizione ed introduce norme capestro soprattutto per gli ecomostri, gli scheletri edilizi e gli abusi a carattere speculativo. Nel contempo, rafforza, sul piano amministrativo, i poteri del Prefetto, come mai nessuna legge ha fatto in passato. Abilita i comuni a fare ricorso al Genio Militare per gli abbattimenti ed istituisce, altresì, la banca dati dell’abusivismo edilizio. Assicura, infine, nuove provviste finanziarie per le demolizioni, in aggiunta al fondo di rotazione di 50.000.000 di euro  di cui all’art. 32 del D.L. n. 269 del 2003. Un  DDL – quello di Falanga – costituzionalmente orientato ed in linea anche con quanto previsto dall’art. 8 della Convenzione Europea sul diritto alla inviolabilità del domicilio. Il Parlamento faccia la sua parte!

Avv. Bruno Molinaro

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