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Nuove accuse a Scafarto: falso e rivelazione di segreto

Nuove accuse dalla Procura di Roma contro il capitano del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, Gian Paolo Scafarto. Colui che condusse le indagini e le intercettazioni che portano alle accuse contro l’ex sindaco di Ischia Giosi Ferrandino nel processo Cpl Concordia, è ora nell’occhio del ciclone nell’ambito dell’inchiesta Consip. Ieri Scafarto è stato nuovamente interrogato dai magistrati romani, che muovono nuove ipotesi di accusa, quali quelle di falso e di rivelazione del segreto che si aggiungono alla prima, sempre di falso, per l’attribuzione all’imprenditore napoletano Alfredo Romeo di una frase pronunciata in realtà da Italo Bocchino e riferita a Tiziano Renzi. Le nuove contestazioni vertono su un riferimento al generale Fabrizio Farragina, relativamente alla vicenda della presunta presenza di esponenti dei servizi durante le indagini svolte da Scafarto su Consip, e su presunte rivelazioni sull’andamento delle indagini  ad ex colleghi del Noe passati poi all’Aisi. Gli avvocati di Scafarto hanno depositato un’istanza per chiedere la trasmissione degli atti riguardanti il loro assistito alla procura di Napol, o a quella di Firenze, dove ha prestato servizio per un certo periodo di tempo.

In attesa della risposta, Scafarto si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sabato scorso anche l’ex presidente di Consip Luigi Ferrara è  stato interrogato, questa volta come indagato di false dichiarazioni al pm, sempre nell’ambito dell’ inchiesta Consip. A determinare l’iscrizione di Ferrara nel registro degli indagati era stato il ridimensionamento della attribuzione al Comandante Generale dei carabinieri Tullio Del Sette della presunta violazione del segreto in merito alle indagini della procura di Napoli sulla Consip. Intanto, l’avvocato Gianluigi Pellegrino, ha evidenziato «l’inammissibile accorpamento da parte di Consip di prestazioni del tutto diverse tra loro e la violazione della concorrenza dovuta agli esosi requisiti che » avevano fatto sì che partecipassero soltanto tre concorrenti con soli tre studi legali. Pellegrino ha anche affermato che «con la sentenza pubblicata questa mattina il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso contro il maxi bando con cui Consip aveva ritenuto di ipotecare per tre anni e per oltre 23 milioni di euro tutti gli affidamenti dei servizi legali e di consulenza cosiddetta strategica affidandoli a Ernest Young e ad un unico studio legale scelto dalla stessa società multinazionale». Il paradosso è che proprio la società pubblica, Consip, che dovrebbe avere cura della maggiore concorrenza negli appalti e negli affidamenti in tutto il paese, aveva essa stessa posto in essere una condotta così gravemente discriminatoria anticoncorrenziale e quindi anche contraria alla ricerca della migliore qualità delle prestazioni; in tal modo tradendo frontalmente la missione per cui Consip sarebbe nata».

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