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PENSIERI IN LIBERTA’

di GAETANO FERRANDINO

Ho letto con una certa curiosità (avrei voglia di dire stupore ma ho timore di essere “aggredito” dai nostri lettori), delle vicissitudini che potrebbe patire presto il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che rischia di essere accusato di voto di scambio. La vicenda è quella ormai nota della campagna elettorale per il referendum, nella quale lo “sceriffo” salernitano avrebbe alzato il telefono ed “esortato” i sindaci a darsi da fare per perorare la causa del “sì” in occasione della consultazione referendaria dello scorso 4 dicembre. A riguardo, a De Luca viene contestato il fatto di aver chiesto ai suoi interlocutori di utilizzare ogni mezzo possibile e immaginabile per arrivare allo scopo, anche quello di organizzare qualche frittura di pesce. Il motivo? Renzi doveva uscire vincitore dalla contesa, per poter così portare tanti soldi ai Comuni del Mezzogiorno d’Italia. Quella domenica, purtroppo per l’ex premier e per il governatore, le cose sono andate diversamente. Ma non è questo il punto, o almeno non è quanto ci interessa in questo momento.

Il problema del Belpaese rimane sempre lo stesso, troppo spesso infatti non si capisce quale sia la linea di confine e demarcazione tra il cosiddetto codice etico e lo sfociare nell’illegalità. Provo a spiegarmi meglio: qui c’è mezza Italia che sta facendo un bordello per una frittura di pesce e perché un esponente politico si sia preoccupato – forse in maniera troppo esuberante – di portare l’acqua al suo mulino. E’ voto di scambio, e se non lo è ancora di fatto per la magistratura (che certe cose deve verificarle appieno) già lo è per l’opinione pubblica. E’ viceversa tutto limpido e cristallino quanto sta accadendo ad Ischia, dove invece certe operazioni evidentemente non hanno alcuna natura o valenza clientelare, visto che di sdegno popolare non se ne vede e di occhi puntati delle autorità competenti nemmeno. Improvvisamente, sei mesi prima che si vada a votare, ne succedono di tutti i colori: vengono firmati decreti con la pala per assumere questo e quello – a spese dell’ormai “caprone” cittadino contribuente, che riceve supposte nel deretano ormai quotidianamente da questi soggetti, ma senza avvertirne più fastidio – al punto tale che ormai quasi c’è più gente nel palazzo municipale di via Iasolino che non in mezzo alla strada. Arriva un concorso con il quale bisogna assumere venti, trenta, forse cinquanta vigili, e poi ancora si mette mano ad una rivoluzione delle strisce blu con una gara d’appalto che metterà in condizione chi succederà il prossimo anno a Giosi Ferrandino di doversi sorbire una decisione assunta da chi stava per andare a casa. Per non parlare del dirigente dell’ufficio finanziario che di punto in bianco viene assunto a tempo indeterminato, dei permessi a costruire che piovono come i fiocchi di neve a Roccaraso e delle promesse fatte a destra ed a manca. E tutto questo, naturalmente, dimenticandoci quello che è accaduto in un recente passato perché oggi, giacché di scribacchini ce ne sono in quantità industriale, bisogna pure ingannare il tempo in una maniera e quale modo migliore se non quello di raccontare alla gente (sperando che ci creda) delle epiche ed eroiche gesta compiute nell’amministrare il paese?

Ecco, potremmo continuare all’infinito, ma di quella che è diventata una vera e propria “cupola” vorremmo fare a meno di parlare ancora. Nel frattempo, però, ci guardiamo attorno ed in un quadro di autentica desolazione e osservando compiaciuti di come anche i moralisti della prima ora possano vendersi la dignità per pochi spiccioli (e quel che è peggio per pochi mesi…) non ci resta che un’ultima, amara, considerazione: dieci, cento, mille volte meglio una frittura di pesce. Almeno quella è offerta a tutti, senza distinzione alcuna.

gaetanoferrandino@gmail.com

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