CRONACA

Piani urbanistici comunali, Sebastiano Conte: «Una grande occasione perduta»

La stragrande maggioranza dei Comuni campani è ancora lontana dal dotarsi del Piano urbanistico comunale. Soltanto 71 su 550 lo hanno infatti già approvato: parliamo dunque di una percentuale bassissima, pari al 13%. Fra l’altro, un Comune su tre non ha ancora avviato alcun procedimento. E sull’isola d’Ischia qual è lo stato dell’arte? Lo abbiamo chiesto al professor Sebastiano Conte, urbanista che ha prestato la propria opera in diversi Comuni d’Italia.

Professore, a che punto sono i Comuni dell’isola con l’approvazione dei Piani urbanistici comunali?

«La situazione non è affatto rassicurante, anzi direi che è sconfortante. Serrara Fontana è in condizioni di riuscire ad adottare il piano, dal momento che aveva già predisposto tutto per tempo. Forio è ormai in dirittura d’arrivo per giungere all’approvazione, Barano non ancora ma potrebbe farcela, perché almeno ha conferito l’incarico. Ma per gli altri tre comuni, Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno, si è ancora in alto mare, perché non hanno ancora nemmeno assegnato l’incarico per la redazione del piano. Mi chiedo come possano mai recuperare il tempo perso e rispettare le scadenze imposte dalla legge. Si rischia la nomina del Commissario».

Quindi crede che i citati Comuni non ce la faranno..

«Guardi, non voglio credere che prenderanno un foglio qualsiasi, ci metteranno qualche timbro e via così verso l’approvazione…».

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Lei nutre perplessità anche verso il Piano di Forio.

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«Sì, ho rappresentato i miei dubbi circa le possibili criticità del piano ad alcuni amministratori foriani. Naturalmente non posso fare altro che evidenziarli, poi loro faranno quello che ritengono più opportuno…».

Che tipo di criticità?

«Sono parecchi i punti critici, sia nel contenuto sia nel rispetto delle prescrizioni imposte dalla legge. Ad esempio, non si parla dei condoni. Invece la legge pone esplicitamente l’obbligo della individuazione delle pratiche di condono al fine di verificare se hanno determinato la realizzazione di interi quartieri che richiederebbero un piano di recupero urbanistico edilizio. Ma di questo obbligo non si fa alcuna parola nel piano di Forio».

Mancanze che prestano il fianco a profili di illegittimità e dunque aprono la porta ai ricorsi

«È evidente. Se un contenuto è obbligatorio per legge, non si può ignorarlo. Forio non è un territorio di sedicimila abitanti con qualche centinaio di pratiche di condono: no, nient’affatto. Per Forio parliamo di ottomilacinquecento pratiche. Si tratta di un fenomeno talmente “pesante”, che sicuramente condiziona l’urbanistica del territorio. Non ci si può limitare a prevedere una tabella col numero delle istanze. La legge chiede ben altro: appunto, l’individuazione specifica per verificare la formazione di agglomerati da assoggettare al citato piano di recupero per le opere di urbanizzazione. In quei casi la normativa vigente prevede che tali opere devono essere pagate dai responsabili, non dall’intera collettività. È assurdo che un cittadino che non ha compiuto alcun abuso debba contribuire a pagare per recuperare gli abusi altrui. Ma questo era già previsto dalla legge 47/1985 sul cosiddetto primo condono: gli articoli 29 e 30 stabilivano proprio questo..».

Bocciatura totale, dunque.

«Ci sono voluti quattro o cinque anni per arrivare a questo piano. Quindi potevamo discuterne già da tempo, invece di arrivare all’ultimo momento utile. Adesso tirano fuori il coniglio dal cilindro. Sono davvero molto deluso. Anche se in realtà dovrei esserlo fino a un certo punto, perché quasi nessuno tra la cittadinanza mostra interesse per tali questioni, che invece sono cruciali per il paese. Nessuno ci crede veramente. E allora sono deluso, ma non meravigliato. Resta la grande amarezza perché si tratta di una grande occasione perduta».

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