CRONACA

Porto di Lacco Ameno, tempo scaduto: anzi no

Il 30 giugno è terminata la proroga-covid per il concessionario del molo turistico, ma il Comune finora non ha provato a rientrare in possesso della struttura. Occhi puntati all’udienza di merito al Tar, in programma il 12 luglio

La data fatidica è stata appena superata. Il 30 giugno è definitivamente scaduta l’ennesima proroga-covid a favore della società Marina del Capitello Scarl, relativamente alla concessione sul porto turistico di Lacco Ameno. Eppure regna ancora la calma presso il molo in questione: a quanto sembra, non c’è stato nessuno sgombero, spontaneo o forzato, da parte della società sull’importante infrastruttura. L’attesa è tutta concentrata sul prossimo 12 luglio, data in cui il Tar ha fissato l’udienza di merito per discutere l’ennesimo ricorso del concessionario che, pur non pagando al Comune il canone annuale da alcune stagioni, ritiene anzi di dover essere risarcito dall’ente per alcuni specchi acquei non entrati nella sua disponibilità oltre che per una serie di opere eseguite al di fuori della convenzione stipulata. Con l’ultimo ricorso al Tar il privato chiedeva l’annullamento in via cautelare delle varie delibere di giunta siglate tra aprile e maggio con cui il Comune aveva confermato le tariffe dei posti d’ormeggio dell’approdo e varato la procedura per l’affidamento di alcuni servizi di supporto nella gestione del porto turistico, gestione che appunto dal 1° luglio sarebbe dovuta passare al Comune. Non solo: la società richiedeva anche il riconoscimento di una nuova proroga fino al 31 dicembre 2023. Tuttavia, la Settima Sezione ha respinto clamorosamente la richiesta di sospensiva cautelare, rinviando le parti alla trattazione di merito in camera di consiglio tra dieci giorni.

In molti si sono chiesti cosa sarebbe successo allo scadere della concessione: per ora, tutto sembra tranquillo. Il Comune non ha proceduto a chiedere lo sgombero, come invece alcuni si attendevano, pensando che nella mattina di venerdì l’ente di piazza Santa Restituta avrebbe tentato la “prova di forza”. Al municipio le bocche sono cucite, ma verosimilmente sono state studiate varie ipotesi, non esclusi possibili profili penali per la persistente occupazione del porto. Tuttavia al momento nessuna di esse si è effettivamente materializzata.

Intanto è in corso l’aggiudicazione della gara per i citati servizi ausiliari di gestione, gara che come alcuni lettori ricorderanno è stata oggetto di una ulteriore controversia tra Comune e concessionario, con quest’ultimo che era stato escluso dalla procedura in virtù del principio di rotazione: la società ha contestato l’esclusione con il consueto ricorso al Tar, e i giudici hanno quindi stabilito che il comune dovesse riaprire i termini per consentire la partecipazione della Marina di Capitello, cosa che il Comune ha prontamente eseguito.

Contemporaneamente è arrivato all’epilogo anche il lodo arbitrale che doveva decidere su una serie di reciproche richieste economiche. Il collegio ha solo parzialmente accolto la prima domanda formula dalla Marina di Capitello, disponendo la riduzione del canone stabilito dal contratto di concessione relativo all’anno 2019, per un 60% del totale.

Inoltre, è stato accertato l’obbligo del Comune di pagare i lavori eseguiti dalla società per la riparazione dei danni provocato dalla mareggiata del febbraio 2019: la furia degli elementi distrusse alcuni pontili e impianti dopo il rifacimento della scogliera senza il preventivo apprestamento delle opere di contenimento. In relazione a tale punto, il Comune pagherà circa 173mila euro alla società. Per il resto, il collegio arbitrale ha rigettato tutte le altre pretese, compresa la richiesta della società di vedersi prorogata la concessione addirittura fino al 2025, che è stata ritenuta infondata.

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Dunque, lo “scontro” forse risolutivo sarà quello innanzi al Tar, dove la società invoca l’applicazione della proroga fino al 31 dicembre 2023 della concessione concordata col citato project financing, in virtù di quanto previsto dalla legge 145/2018, e dal combinato disposto tra il decreto-rilancio del 2020 e la famosa pronuncia dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato dell’autunno scorso sulla questione delle proroghe delle concessioni balneari (che riteneva invalide le estensioni delle concessioni al 2033 che contrastavano con la famigerata direttiva Bolkestein dell’Unione Europea).

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Da parte sua, il Comune ritiene ormai risolto il rapporto, visto il persistente mancato pagamento dei canoni dal 2019, la scadenza del project financing nel 2021 e la conclusione delle trimestrali proroghe-covid. Una decina di giorni e, forse, la telenovela potrebbe terminare.

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