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Rinascita e sostenibilità dell’Isola al Vinitaly 2017 

Vino, rinascita, sostenibilità e valore del territorio: tra meno confusione e più affari,ci si ritrova a fare bilanci e programmi, dopo l’edizione 50+1 del Vinitaly. Se è vero che è un successo per l’exportdel vino ischitano ed è riconferma anche sui mercati nazionali, è altrettanto vero (e urgente) che ora le promesse di salvaguardia dei vigneti siano mantenute, la salvaguardia di quello che c’è, di quello che rimane. Può far piacere sentir dire dalle aziende ischitane che il vino appena imbottigliato è già stato subito venduto;possono inorgoglire i premi e le menzioni ma non fa piacere sentire i numeri che Andrea D’Ambra, giustamente preoccupato, ha snocciolato a Verona durante l’interessante conferenzasul futuro e la salvaguardia dei vigneti dell’Isola, tenutasi nei giorni scorsi a Verona. Dati incredibili che mostrano, nel 1970, una superficie vitata di 2700 ettari,mentre ad oggi gli ettari sono circa 300 di cui “solo” 120 a produzione DOC. Basterebbe solo questo per correre ai ripari, intanto flavescenza e accartocciamento fogliare e, ancor di più il mal dell’esca, hanno ormai invaso Barano e parte di alcune zone alte dell’Isola; molti i conferitori che non si impegnano nella lotta alle malattiee moltii vigneti in stato di abbandono e in disuso,a serio rischio anche idrogeologico. Questi in breve i dati forniti dal dott Raffaele Griffo del Servizio Fitosanitario Regionale e questa in breve la situazione di un patrimonio vitivinicolo dal potenziale produttivo altissimo ma in pericolo: lode ai produttori delle aziende più importanti nella corsa al recupero dei vigneti abbandonati ma non basta, così come non bastano i soldi privati nella lotta alle virosi.

Al Vinitaly, presentato un progetto ambizioso, su iniziativa di Vito Iacono, presidente de La Strada del Vino di Ischia. Collaborazioni di importanza vitale, quella  con il prof Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano e massimo esperto di enologia, il dipartimento di Agraria dell’Università di Portici e l’intervento dei Vivai Cooperativi Rauscedo, azienda leader nel settore del vivaismo. Il mondo della ricerca che si unisce ai produttori locali può fare tanto, tantissimo, attraverso l’acquisizione dei fondi del Programma di Sviluppo Rurale messo a disposizione dalla Regione. Basterebbe mettersi insieme e iniziare a lavorare per il futuro. E i fondi si ottengono più facilmente. Un esempio? A Verona, le Marche facevano una comunicazione diretta e coinvolgente, attraverso Verdicchio e Rosso Conero, con 50 anni di Docalle spalle; l’Abruzzo, con il suo Consorzio Vini, ripartiva dal vino dopo la tragedia del terremoto. Così come il Consorzio di Montefalco con i suoi percorsi o, se proprio vogliamo paragonarci ai più piccoli, prendiamo il Consorzio di Pantelleria:appena 5 soci imbottigliatori eppure promuovono il loro prezioso vino sui traghetti per le isole.E invece a Ischia siamo ancora al consorzio sì, consorzio no. Tu sei grande e io son piccolo, io produco rosso e tu bianco, e mentre si litiga si perde tempo, soldi e…. terreno. Quando invece un consorzio può essere rappresentativo di tutto il tessuto legato alla vitivinicoltura dell’Isola d’Ischia, al servizio di grandi e piccole imprese ma anche dei piccoli e piccolissimi produttori; può fungere da istituzione di un centro di ricerche e di consulenze per i viticoltori stessi. E invece no, un Consorzio, Ischia non ce l’ha. Le aziende leader del vino erano tutte presenti e questo è già un segnale positivo, ma non basta.

Come affermato dal dott Eugenio Sartori, direttore generale dei Vivai Rauscedo, l’adozione di un portainnesto molto particolare potrebbe aiutare e, per il momento 10.000 talee sono pronte per fare delle barbatelle selvatiche sulle quali si sovrainnesteranno i vitigni sani. Ma è solo un primo passo e il percorso non sarà breve e di poco conto. Occorre quindi lo sforzo di tutti. Dopo mille riunioni dove si discute e ci si confronta, è giunto il tempo di progetti concreti anche sull’enoturismo e non di scampagnate turistiche, è tempo di adottare una strategia di comunicazione seria, professionale e non spicciola, è tempo di fermare le malattie e di ripopolare i vigneti, di incitare i conferitori nella lotta alle virosi aumentando il prezzo delle uve affinché sia da sprono a fare meglio, è tempo di ascoltare il territorio e di assecondare il consumatore che chiede vini di qualità. Il potenziale è altissimo, così come la richiesta di vino espesso il vino finisce, viva iddio, e questo significa che c’è mercato.

L’idea di Vito Iacono e della Strada del Vino di Ischia è vincente e potrebbe essere davvero l’ultima spiaggia per rilanciare un comparto importante. Come spiega il professor Scienza: «Ischia ha motivi storici ben più lontani di altre realtà e va aiutata, tutti noi abbiamo un dovere morale nei confronti dell’Isola, perché la nascita della viticoltura italiana coincide con quella ischitana. Dopo gli attacchi al suo territorio Ischia ha finalmente capito che il bene più prezioso, ovvero il suo territorio, va valorizzato». Bisogna invertire la rotta, insomma, bisogna crescere e accantonare risentimenti o invidie, il vino lo insegna. La bellezza e l’importanza dell’Isola lo pretende. Ed è un dovere etico, da parte di tutti.

Malinda Sassu

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