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«Se mi tradisci ti uccido», il marito “allontanato” dalla moglie

Il giudice per le indagini preliminari Luca Della Ragione ha convalidato la misura di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare che era stata applicata dai carabinieri della Stazione di Ischia, guidati dal capitano Angelo Pio Mitrione e coordinati dal luogotenente Michele Cimmino, a carico di un ischitano ritenuto responsabile di gravi minacce nei confronti della sua convivente. Tutto aveva avuto inizio sabato notte quando, secondo quanto sostiene il magistrato, l’uomo era letteralmente fuori di senno perché la consorte era rincasata tardi. Costui, temendo che la potesse tradire le avrebbe puntato addirittura un coltello a due centimetri dalla gola minacciandola di morte ed inducendola così ad allontanarsi dalle mura domestiche prima di incrociare per strada una gazzella dell’Arma. Il magistrato non ha dubbi e ritiene che quello dello scorso fine settimana rappresenti una sorta di punta dell’iceberg, l’ennesimo episodio di una collezione che avrebbe visto il marito – accecato dalla gelosia – rendersi artefice di comportamenti al limite del maniacale, pedinando continuamente la moglie per capire dove si recasse e se incontrasse qualcuno, clonando le sue conversazioni sui social network e sulle chat come whatsapp ma anche vietandole di uscire e mettendo in atto una serie di comportamenti lesivi della dignità della donna e che ne limitavano la libertà sotto tutti i punti di vista.

Ad aggravare ulteriormente la posizione dell’indagato, va rimarcato come a complicare ulteriormente la sua situazione abbia contribuito non poco anche il cognato: il fratello della moglie, infatti, è stato sentito dai carabinieri di Ischia e agli inquirenti ha confermato che egli stesso avrebbe sentito dire dall’uomo che avrebbe ucciso la sua consorte se avesse scoperto un tradimento. Ma su questo la difesa di S.M., rappresentata dall’avvocato Cristiano Rossetti, non ci sta e rimarca un paio di particolari tutt’altro che irrilevanti. Partendo dal presupposto che la presunta vittima non abbia sporto regolare denuncia contro il marito. Ma questo è un elemento che dal gip è stato ritenuto irrilevante dal momento che dal racconto emergono particolari – quali la minaccia con un arma – che costituiscono reati per i quali si può procedere d’ufficio e dunque anche se venga sporta una querela. Insomma, secondo quanto sostiene il gip gli atti vessatori restano e con esse le misure cautelari applicate a carico dell’ischitano, soprattutto perché lo stesso potrebbe reiterate le sue condotte criminose. Il pensiero del giudice è facilmente riassumibile: esiste un pericolo concreto che l’indagato, senza l’adozione di particolari provvedimenti, possa nuovamente macchiarsi di condotte violente e minatorie nei confronti della moglie, essendo la sua gelosia a tratti assolutamente incontrollabile. Considerazioni più o meno condivisibili, che hanno indotto il dott. Della Ragione a confermare la misura dell’allontanamento dalla casa familiare rafforzata dal diritto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, e questo anche con l’intento di salvaguardare l’incolumità dei figli che vivono con la madre. Ma non è tutto, S.M. non potrà avvicinarsi nemmeno ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna quale l’eventuale luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine e dei prossimi congiunti. Ovviamente è stato confermato anche il sequestro dei fucili e della pistola manomessa che erano stati rinvenuti dai carabinieri sempre nella notte di sabato una volta che gli stessi si erano recati presso l’abitazione che sarebbe stata teatro dei fatti contestati.

Una cosa è certa, la difesa adotterà le opportune contromisure per ribaltare una misura che viene ritenuta assolutamente sproporzionata, come già accennato in precedenza. A sostegno di questa tesi, il fatto che l’indagato abbia risposto all’interrogatorio senza sottrarsi ad alcun quesito ed abbia precisato agli investigatori di aver avuto solo una discussione con la moglie negando di aver avuto mai comportamenti aggressivi nei suoi confronti. Da qui, l’assoluta convinzione da parte dell’avv. Cristiano Rossetti che non si possa assolutamente configurare il reato di maltrattamenti in famiglia.

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