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Luca Montagna spara sul Pd: «Scemo chi lo vota»

ISCHIA. “L’ischitano che vota Pd alle Europee è scemo”. Luca Montagna, il consigliere comunale di maggioranza noto per le sue sorprendenti uscite sui social network, stavolta lancia un monito che è anche una sorta di suggerimento elettorale. L’esponente della maggioranza di via Iasolino, dunque della compagine che fa capo al sindaco Enzo Ferrandino, iscritto al partito Democratico come anche il suo predecessore, l’europarlamentare Giosi Ferrandino, ha postato sul suo profilo social un’immagine esplicativa che si riferisce alle innumerevoli polemiche di questi giorni sul decreto Ischia. In sostanza, nell’immagine, smentendo quanto afferma il Governo che esclude ogni ipotesi di condono, veniva spiegato che il provvedimento che è stato appena approvato dalla Camera per poi passare al vaglio del Parlamento è appunto in pratica un condono  perché “tutte le istanze di condono verranno esaminate sulla base della legge più vecchia, quella del 1985 (governo Craxi) e non sulla base delle leggi successive, molto più restrittive. In questo modo si rendono sanabili migliaia di abusi che non sarebbero sanabili se si applicassero le leggi del 1994 e del 2003”. Insomma, si tratta della versione sostenuta dalle forze politiche che si oppongono all’approvazione del  provvedimento: tra queste, proprio il Partito Democratico. In sostanza, l’attacco di Luca Montagna prende di mira la principale forza d’opposizione parlamentare che addita il decreto Ischia come una legge-truffa ordita per favorire l’illegalità. Al di là delle implicazioni che una tale presa di posizione potrebbe avere nella maggioranza ischitana, la posizione del consigliere comunale rispecchia ciò che molti isolani pensano: il Pd è lontano dalle istanze del territorio di Ischia, e dunque gli ischitani che alle prossime elezioni europee dovessero votare tale partito, andrebbero contro i propri interessi. Anzi, sarebbe proprio “scemo”, secondo Montagna. A prescindere dalle idee politiche personali, è evidente che nel Pd isolano e nei suoi esponenti l’affaire-decreto si è trasformato in una gatta da pelare ancor più complicata di quanto non fosse già di suo, fino a diventare un pericoloso boomerang che rischia di falcidiare a livelli di minimo storico il consenso del partito erede delle due maggiori tradizioni politiche della Prima Repubblica.

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