CRONACAPRIMO PIANO

Trovata positiva sullo yacht: «io, prigioniera in barca e a casa»

In attesa del secondo tampone negativo, è ad Ischia da oltre venti giorni e aspetta di poter tornare a Milano. A Il Golfo l’inedito racconto di un’impiegata di scuola: «Ho perso le due settimane di lavoro più importanti»

Colpevole di eccesso di senso civico, eppure finita alla gogna mediatica senza che nemmeno abbia capito ancora come. La vicenda è nota ai nostri concittadini e sull’intero territorio nazionale visto che – purtroppo per la vittima – si diffuse a macchia d’olio in un battibaleno, anche a causa della particolarità degli eventi che si verificarono. La storia che ci apprestiamo a raccontare, o meglio che racconterà la protagonista-vittima della stessa in esclusiva a Il Golfo, è quella che riguarda le quattro persone che vennero poste in isolamento su uno yacht a Lacco Ameno dopo che una di loro, una ragazza, risultò positiva al Covid. La ragazza, che chiameremo Lucia per tutelare l’anonimato che ha chiesto, sarebbe stata probabilmente contagiata durante una vacanza a Ponza e dopo essere stata avvisata della positività di una delle persone che aveva frequentato sull’isola, aveva deciso di sottoporsi al tampone risultato positivo.

Da quel momento è iniziato l’incubo di Lucia che si trovava in quei giorni di agosto sulla nostra isola in compagnia del fidanzato e dei genitori di lui, a bordo di una imbarcazione ormeggiata proprio nel porticciolo turistico di Lacco Ameno. Fu in quel momento che l’Asl dispone il tampone. Premesso che sono passati oltre venti giorni e Lucia è ancora prigioniera a Ischia, la sua testimonianza inizia in maniera visibilmente contrariata: “Non so chi abbia raccontato la mia storia né tantomeno come sia venuta fuori. Mi spiego, insieme al comandante ed al resto dell’equipaggio avevamo concordato di tenere la vicenda riservata per una serie di questioni tra cui anche la privacy. Io mi ero autosegnalata, insomma tutto era tranquillamente gestibile invece non so come mi sono ritrovata sotto i riflettori, tra l’altro con un riepilogo dei fatti pieno di falle e con poche verità. Ma la cosa che più mi è dispiaciuta è che una serie di dettagli hanno presumibilmente consentito a parecchi di riconoscere la mia persona e la mia identità”.

“Comunque, una volta effettuato il tampone e conosciuto l’esito – prosegue Lucia, residente a Milano dove è impiegata presso una scuola – sono stata giustamente posta in isolamento con l’Asl che mi ha imposto di rimanere a bordo della barca. E mentre ero lì, mi sono resa conto che l’Italia intera stava raccontando la mia storia. Credetemi, mi appariva tutto terribilmente surreale”. Ma quello era soltanto l’inizio di un calvario che ancora oggi deve terminare: “Incredibile ma vero, sono tre settimane che vivo in una condizione di isolamento, adesso mi trovo in una casa di Casamicciola. Dopo dieci giorni mi hanno consentito di lasciare la barca, ho dovuto utilizzare una macchina di nostra proprietà e sono stata scortata dalla polizia. Ho fatto il primo tampone, ho aspettato dieci giorni, poi è arrivato l’esito positivo anche se non ho mai avvertito alcun sintomo. Poi il lunedì successivo ho rifatto il tampone, ho atteso la bellezza di sei giorni e l’esito è stato negativo. Ora sono in attesa del responso del terzo tampone, che laddove dovesse essere nuovamente negativo finalmente mi renderà libera. E’ incredibile, io dovevo rientrare a lavorare due settimane fa…”.

Fortunatamente in questo periodo Lucia non è rimasta sola (“Ero col mio fidanzato poi ci hanno separati, comunque lui anche adesso che sono in isolamento continua ad assistermi, è rimasto sull’isola”), poi si abbandona a qualche amara considerazione e riflessione: “Ero arrivata a Ischia per trascorrere uno spensierato pensiero di vacanze di tre settimane, ho inteso denunciarmi a titolo precauzionale dopo aver appreso della positività di una persona con cui avevo avuto contatti ma mai avrei immaginato di vivere un’odissea del genere. Inizialmente mi avevano parlato di 48 ore per ottenere il risultato di un tampone, ho pensato che nella peggiore delle ipotesi avrei dovuto farlo tre volte e che dunque sarei rimasta bloccata per sei-sette giorni. Però i fatti dicono che non è trascorsa una settimana ma addirittura quasi un mese e intanto io ho perso le mie due settimane più importanti a livello lavorativo”. Poi la conclusione: “Potevo tornare a Milano in dieci giorni – si sfoga Lucia – e invece sono ancora qui. Per carità, non posso dire assolutamente nulla sul comportamento del personale dell’Asl, sono sempre stati carini e disponibili, ascoltando sempre tutte le mie doglianze e rispondendo alle mie cento telefonate. Però francamente è stata un’esperienza estenuante, non vedo l’ora di potermela mettere alle spalle”. Nella speranza che Lucia possa tornare anche l’anno prossimo in vacanza a Ischia, ma per godersela pienamente come purtroppo il fato avverso (o meglio, il coronavirus) non ha voluto.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

1 Comment
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Antonella Benigni

Di surreale in questa storia c’è solo la signora in questione. Sembra che non sapesse nulla del Covid ne le procedure in caso di contagio. Guardasse il lato positivo della faccenda; era asintomatica, ha trascorso 3 settimane su uno yacht in un isola anziché in una terapia intensiva.

Pulsante per tornare all'inizio
1
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex