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Si nasce sempre meno, ma l’isola “regge”

I dati diffusi dall’ISTAT indicano che su scala nazionale la natalità è calata dell’1.1% nel 2021 rispetto al 2020. Ma nei sei Comuni ischitani il dato è sia pure leggermente in controtendenza e si chiude sempre in attivo. Il saldo naturale tra nuovi nati è decessi è invece sempre negativo, riscontri diversi e variegati sulla variazione della popolazione residente

Le isole non smentiscono quella che è la media nazionale, per quanto dalle nostre parti spesso abbiamo un’impressione diversa. Il rapporto ISTAT 2022 sulla natalità in Italia conferma che il nostro è un paese sempre più vecchio. Il dato è abbastanza eloquente, iniziando ad analizzarlo su scala nazionale: nel 2021 le nascite sono state complessivamente 400.249, circa 4.500 in meno rispetto al 2020 (-1.1%). Un saldo ancora più drammatico se viene rapportato a quanto successo dal 2008: in 14 anni le nascite sono diminuite di 176.410 unita (-30.6%). Intanto però passiamo ad analizzare il dato relativo all’isola d’Ischia, Comune per Comune. Nel 2020 le nascite erano state 148, nel 2021 sono scese a 129 con un saldo negativo di 29 unità. Complessivamente, a fronte di 129 nascite, si sono registrati 203 decessi con un eloquente -74. Cala la popolazione stanziale di 60 unità, passando dai 19.602 del 2020 ai 19.542 del 2021. E’ parzialmente diversa la situazione a Casamicciola Terme, dove il 2021 invece fa registrare il segno più, sia pure in maniera pressoché insignificante: nel 2020 le nascite erano state 46, nel 2021 si sono attestate a 50 con un +4. Ma a fronte dei 50 nuovi nati ci sono 64 decessi con un saldo che rimane in rosso (-14). Complessivamente la popolazione residente perde 87 unità da un anno all’altro (7.715 unità del 2021 a fronte delle 7.802 del 2020). Sembrano invece provenire da un’altra dimensione i dati che riguardano Barano, che registra solo segni positivi. Nel 2021 sono venute al mondo 81 persone a fronte delle 74 del 2020 e non è tutto: la popolazione residente è passata dalle 9.845 unità del 2020 alle 9.975 del 2021, addirittura 130 in più, davvero sorprendente. Unico dato inevitabilmente scontato sono gli 88 decessi che rappresentano un -7 rispetto ai benvenuti al mondo.

Tiene botta anche Forio dove le nascite nei due anni oggetto di comparazione fanno registrare un incoraggiante + 5: 143 del 2021 rispetto alle 138 del 2020 rappresentano comunque un dato che è rilevante se rapportato a quello nazionale. All’ombra del Torrione, poi, aumenta anche la popolazione residente che passa da 17.410 a 17.456 (saldo + 46). Il saldo naturale tra nascite e decessi è di -18 (143 i nati, 161 i deceduti). Anche Lacco Ameno si difende egregiamente, nel Comune del Fungo le nascite segnano nel 2021 un +6 rispetto al 2020 (27 a fronte delle 21), mentre per quanto riguarda la popolazione residente di fatto non si muove nulla: appena un +1 con 4.642 persone a fronte di 4.641. -24 il dato tra decessi (51) e nascite (27). Davvero curioso e probabilmente difficile da emulare il dato statistico di Serrara Fontana, che chiude a saldo zero: 16 erano state le nascite nel 2020, 16 nel 2021, davvero una coincidenza più unica che rara. Ma anche alle pendici del Monte Epomeo cresce la popolazione stanziale (+21) che passa dalle 3.023 unità a 3.044. In 15 sono nati, in 33 sono morti e il saldo naturale purtroppo è negativo anche qui. E chiudiamo con il dato che arriva dalla vicina isola di Procida. Qui le nascite sono in calo di 19 unità, essendo passate dalle 65 del 2020 alle 46 del 2021. Scende di 23 unità la popolazione residente sull’isola di Arturo (10.160 a fronte dei 10.183 del 2020), il saldo naturale non fa eccezione: 131 decessi e 46 nascite per un eloquente -85.

Qualche altra indicazione, adesso, relativa al dato su scala nazionale. La forte diminuzione è attribuibile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, quasi 166 mila in meno rispetto al 2008). Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative

modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione le donne italiane sono sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) sono quasi del tutto uscite dalla fase riproduttiva; dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995. A partire dagli anni duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane – spesso derivante dei ricongiungimenti familiari favoriti dalle massicce regolarizzazioni – ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust. Ma l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. Nel complesso, a diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 240.428, quasi 20 mila in meno rispetto al 2020 e 223 mila in meno nel confronto con il 2008 (-48,2%). Ciò è dovuto innanzitutto al forte calo dei matrimoni, che si è protratto fino al 2014 (con 189.765 eventi a fronte dei 246.613 del 2008) per poi proseguire con un andamento altalenante. A ciò va aggiunto che nel 2020 la pandemia ha indotto molte persone a rinviare o a rinunciare alle nozze al punto da sì che il numero dei matrimoni si sia pressoché dimezzato (-47,4%),

La denatalità sembra destinata a proseguire nel 2022. Secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-settembre, le nascite sono diminuite di 6 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2021, poco più della metà di quanto osservato nei mesi gennaio-settembre del 2021 nel confronto con gli stressi nove mesi del 2020 allorché i concepimenti si sono significativamente ridotti a causa degli effetti delle ondate pandemiche. Una curiosità sul nome prescelto per i nascituri vede Leonardo al primo posto in tutte le regioni del Centro-nord (a eccezione della Provincia autonoma di Bolzano dove primeggia il nome Noah); nel Mezzogiorno prevale in Abruzzo, Sardegna e per la prima volta anche in Sicilia, scalzando lo storico primato di Giuseppe. In Campania Antonio è al primo posto. Per quanto riguarda le bambine, il nome Sofia primeggia in tutte le regioni del Centro-nord (a eccezione della Provincia autonoma di Bolzano dove si conferma Emma, e di Liguria e Umbria in cui domina Aurora) e in Abruzzo, Basilicata e Calabria. Giulia, scesa al terzo posto in classifica nazionale rispetto allo scorso anno, mantiene la prima posizione in Molise, Puglia e Sicilia. Aurora è sul gradino più alto del podio in Campania e Sardegna.

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