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«Siamo isolani isolati», la denuncia di cento procidani contro il green pass 

Dopo l’istanza presentata il sindaco Dino Ambrosino si è fatto promotore di rappresentare al presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca la richiesta proveniente dalla Capitale della Cultura 

Sono oltre cento i cittadini di Procida che hanno sottoscritto una nota indirizzata al sindaco Dino Ambrosino ed i componenti del Consiglio Comunale del Comune isolano. All’ordine del giorno la tutela della minoranza cittadina in riferimento al DL 30 dicembre 2021, n. 229, con decorrenza 10 gennaio 2022 e relativa deroga al 10 febbraio 2022 per “studio e salute”, disposta con Ordinanza del Ministro della Salute in data 9 gennaio 2022. Cioè che alcuni isolani contestano è l’obbligo del Green pass per viaggiare sui traghetti ed aliscafi. «Abbiamo scelto – ci spiegano di esercitare legittimamente il diritto all’autodeterminazione e che in seguito alle gravissime disposizioni indicate nel DL 30 dicembre 2021, n. 229, con decorrenza 10 gennaio 2022 e relativa deroga al 10 febbraio 2022 per “studio e salute”, disposta con Ordinanza del Ministro della Salute in data 9 gennaio 2022, vedono lesi diritti individuali fondamentali e inviolabili». E spiegano: «Nello specifico ci riferiamo al diritto alla pari dignità sociale e all’eguaglianza, tutelato dall’art. 3 Costituzione; al diritto alla salute, tutelato dall’art. 32 Costituzione, al diritto allo studio (gli studenti universitari non possono viaggiare neanche in seguito alla deroga del 10/02), tutelato dall’art. 34 Costituzione, al diritto alla continuità territoriale, art.16 della Costituzione».

«La deroga fino al 10 febbraio 2022, che permetterà di utilizzare i trasporti marittimi con il green pass base per motivi di salute o studio,  sembra tutelare questi diritti, ma di fatto non è cosi, in quanto essa riguarda solo gli studenti fino alla scuola secondaria di secondo grado, escludendo gli studenti universitari, mentre, da un punto di vista sanitario, continua a limitare la libertà di movimento di persone che, improvvisamente, potrebbero avere necessità di una visita medica specialistica sulla terraferma e non potrebbero comunque effettuarla perché impediti dall’impossibilità di fare il tampone se fuori orario rispetto all’apertura delle farmacie presenti sull’isola. Ad ogni modo, il diritto alla continuità territoriale è sancito dalla nostra Costituzione in modo pieno e inviolabile e non ammette alcun tipo di limitazione», ci spiega Antonella Cafasso. La donna ci racconta anche come il sindaco di Procida si sia «fatto carico della nostra istanza che porterà al vaglio del presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca». L’auspicio è quello che «come fatto in Sicilia anche nella nostra Regione ci sia una deroga». I procidani promotori di questa iniziativa si sono sentiti abbandonati dalle Istituzioni ed in particolare dal sindaco di Procida. «Il nostro primo cittadino, quale garante del patto democratico sancito, cristallizzato e protetto dal nostro ordine costituzionale, e quindi quale rappresentante imparziale di tutti i cittadini, è stato prontamente informato del discutibile provvedimento, ma oltre a fornire pareri personali sulla non condivisione di determinate scelte e di avere le mani legate da un punto di vista normativo, non è riuscito a fare altro. Siamo consapevoli dell’impossibilità, da parte dell’amministrazione comunale, di modificare le normative, ma confidavamo nell’assunzione, concreta e determinata, di una posizione politica a sostegno delle minoranze e a supporto di una coerenza amministrativa, al fine di non sconfessare la politica di inclusione paventata, soprattutto negli ultimi anni dai nostri politici isolani». I procidani menzionano «con soddisfazione, la vera e propria battaglia di inclusione e di civiltà che l’Amministrazione procidana ha combattuto e vinto in merito al progetto S.P.A.R., con l’inserimento di un gruppo di famiglie migranti nel tessuto isolano. Diritti di base dell’essere umano, fondamento di qualsiasi paese civile, sono stati riconosciuti a migranti africani, e ora vengono clamorosamente negati a una minoranza di procidani radicati sul proprio territorio, a causa di una scelta individuale del tutto legittima». Antonella Cafasso, che ci ha parlato a nome di una rappresentanza di procidani, ha, poi, sollevato un paradosso. «L’isola di Procida è Capitale della Cultura 2022, il cui slogan è: “La cultura non isola”, ma in questo caso l’isola isola e dove vi è discriminazione non si può parlare di cultura». 

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Brigida

Fatevi vaccinare e smettetela con le paturnie campate in aria (esclusi quelli che davvero non possono!!!). Tutto il resto sono arrampicate sugli specchi ed egoismo, nonchè disprezzo della salute altrui.

Rossy

Capitale della cultura, io ci andrei piano con delle affermazioni. Ma quale cultura, una cultura che non capisce nulla. Una capitale di cultura capirebbe che non deve mettersi a dispetto della vita. Proprio non lo si vuole capire che per andare avanti bisogna stare a delle regole. Altrimenti facciamo una cosa, torniamo indietro al tempo del dittatore quando tutti con la testa calata obbedivano senza fiatare. La paura di morire ci faceva stare zitti e muti. Ora invece che si fa? La paura di morire c’è sempre ma l’essere umano di oggi che fa? Se ne fotte delle regole e agisce di testa sua. Ma è giusto poi che per colpa di uno ci vanno per sotto altri? Non è meglio che ci prendiamo tutti per mano e camminiamo verso la salvezza? È chiedere troppo?

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