CULTURA & SOCIETA'

Simone Costa, Da Ischia all’Ariston per Sanremo Rock

A tu per tu, con il giovane musicista isolano, selezionato per partecipare alla finale nazionale di San Remo Rock che si terrà il prossimo settembre

Da Ischia al prestigioso palco dell’Ariston. Continua la scalata nel mondo della musica di Simone Costa, l’artista isolano, classe 1987, che lo scorso Giovedì, è approdato sul palco de “Il Gulliver” di Cercola, nell’ambito delle finali regionali della 33esima edizione di San Remo Rock, festival che ha come scopo quello di far emergere nuovi artisti e band rock sulla scena musicale nazionale ed internazionale. E a casa, questa volta, nonostante alcuni intoppi, Costa è riuscito a portarsi, con una canzone dal titolo “Julien”, un altro importante traguardo: la partecipazione, alle finale nazionale dell’ambito festival musicale che si terrà dal 6 al 12 settembre prossimo e che lo vedrà, quindi, gareggiare, sul palco dell’Ariston con altri artisti emergenti. Di questo ultimo successo e del suo percorso musicale, ne abbiamo parlato proprio con lui.

Come ti senti in merito a questo traguardo raggiunto?

«Sapere di andare sul palco dell’Ariston è sicuramente una bella botta di adrenalina. Grazie al Festival sono emerse band e solisti che hanno fatto la storia del Rock italiano, a partire dai Litfiba nel 1998 ed in seguito Morgan con i Bluvertigo, giusto per citarne qualcuno».

Sul palco hai portato una canzone dal titolo Julien…

«Julien è un brano che si ispira molto al personaggio di Ziggy Sturdust, l’alieno inventato da David Bowie. Il testo ruota attorno alle vicende personali di un’amica da cui ho tratto ispirazione per inventare il personaggio di Julien».

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Facciamo un passo indietro. Come è cominciata la tua avventura in San Remo Rock?

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«L’avventura a San Remo Rock è iniziata l’autunno scorso, quando ho visto su facebook l’annuncio dell’apertura dei casting. Avevo appena pubblicato su you-tube una mia canzone, così decisi di inviare qualche mio brano alla redazione. A Novembre sono stato poi contattato dal direttore artistico e a Dicembre è stata ufficializzata la mia partecipazione al Festival».

Cosa ha rappresentato per te l’esperienza al festival?

«É stata un’esperienza abbastanza intensa, perché innanzitutto mi sono messo in discussione come artista. Poco prima di San Remo Rock, infatti, una mia cover di una canzone dei Marlene Kunz era stata scelta per essere video-proiettata durante un loro concerto. Già quello era stato per me un traguardo molto importante. Poi è arrivato San Remo Rock che mi ha dato ancora di più l’occasione di poter capire se il mio progetto musicale poteva essere ulteriormente apprezzato oltre i confini isolani. Poi c’è da dire, comunque, che la partecipazione al festival è stata anche un’esperienza umanamente molto bella. C’è stato uno scambio culturale tra noi artisti. La finale regionale, poi, non è sembrata affatto una gara, ma un momento di gioia per poter suonare e stare insieme, dopo un periodo difficile come quello del Covid che ha messo in stand-by anche il mondo della musica dal vivo».

Sembra che, però, non sia filato tutto liscio, come hai anche comunicato suoi tuoi canali social…

«Si, purtroppo, tre giorni prima della finale regionale, senza valide motivazioni, prima il batterista e poi successivamente il bassista che dovevano suonare con me, sono venuti meno. Alle finali si poteva partecipare anche da soli, ma comunque avevo bisogno di una band di supporto. Alla fine ho chiesto aiuto a Marisa Cuomo, pianista ischitana, per creare insieme un arrangiamento di voce e chitarra acustica del pezzo. Ad essere onesti è stato un po’ un azzardato portare alla finale questo tipo di arrangiamento, perché il festival è prevalentemente di musica grunge, metal, rock, punk e noi eravamo, quindi, un po’ come dei pesci fuor d’acqua, andando in veste più canta-autoriale. Fortunatamente, però, il mio lavoro è piaciuto ugualmente alla giuria. Sicuramente, date tutte le vicissitudini, non mi aspettavo di arrivare anche alla finale nazionale».

Come è nata la tua passione per la musica?

«La mia passione per la musica nasce a dieci anni. É la classica storia rock’n roll. Mio zio materno, infatti, mi regalò una chitarra classica e mi fece ascoltare i Litfiba. Da quel momento mi innamorai della musica rock. Iniziai dunque ad ascoltare gruppi come Nirvana, Marlene Kunz, Verdena, David Bowie. Quando andavo al liceo, ho iniziato a suonare in varie piccole band, poi dal 2006 al 2010 c’è stato il mio primo progetto importante: i Veronal, band con cui ho suonato in diversi club della Campania. Venimmo anche recensiti da rockerilla, un giornale di musica indipendente in Italia. Avemmo due proposte di contratto discografico che, però, per un serie di cose non firmammo. Poi, come spesso capita alle band, per una serie di motivi, ci siamo sciolti».

Prima di San Remo Rock hai vinto un contest dei Marlene Kunz. Cosa ha rappresentato per te, essere apprezzato da un gruppo affermato come loro?
«Suonare con i Marlene è stata per me una grande emozione, molto più di San Remo Rock. Marlene Kunz, infatti, è una della band che da adolescente mi ha più influenzato. Essere scelto da loro è stata una bella emozione. Più di cinquecento persone mi hanno visto proiettato sul loro palco. Inoltre mi hanno incoraggiato tantissimo a proseguire con la musica».

Non è facile sfondare nel mondo della musica. Tu hai mai avuto qualche momento di incertezza o di crisi?

«Si, dopo i Veronal, ho avuto una pausa di sette, otto anni dalla musica. La presenza artistica c’è sempre stata in me, quindi quando ho smesso di suonare, ho sfogato la mia arte, dipingendo. Sentivo dentro di me, però, che la musica prima o poi sarebbe tornata, essendo da sempre la mia più grande passione».

Come sei tornato,quindi, sul percorso musicale?

«Devi sapere che io sono sempre stato un chitarrista elettrico. Agli inizi dello scorso anno ho, però, deciso di acquistare la mia prima chitarra acustica con l’idea di fare cover da mettere su youtube. Poi mi sono ritrovato a scrivere, comunque, le mie canzoni e da lì è arrivato San Remo Rock e tutto il resto».

Approdare in contest musicali importanti, specialmente per chi viene da un’ isola piccola come Ischia non è facile. Alla luce dei tuoi recenti traguardi, c’è qualcosa che vorresti dire ai musicisti isolani come te?

«Penso che la cosa fondamentale sia credere in quello che si sta facendo. Credere nel proprio valore e nel messaggio che si vuole comunicare. Purtroppo, qui, sull’isola ho notato che c’è la tendenza a restare chiusi nel proprio guscio. Invece, bisogna impegnarsi a mettersi in discussione. Se sei davvero bravo e se hai qualcosa da dire, e ti fai notare dalle persone giuste i risultati prima o poi arrivano. Poi se non arrivano, pazienza, ma l’importante è provarci».

Come definisci quindi il tuo genere musicale?

«É un po’ difficile dare una definizione precisa, perché a volte mi lascio guidare molto dall’istinto. Diciamo, però, che in generale direi che è un canta-autorato indie, con qualche venatura, a volte, un po’ dark».

A parte San Remo Rock, hai altri progetti in programma per il futuro?

«Attualmente sto scrivendo il mio primo disco che teoricamente dovrebbe essere in auto- produzione. Mi sto anche dedicando ad un progetto “teatrale”: sto sonorizzando delle poesie di Baudlaire, tra cui – La morte degli amanti e il sogno di un curioso. Ho intenzione di creare un ep concettuale su Baudlaire, da proporre eventualmente al mercato teatrale».

C’è qualcosa altro che vorresti dire a chi ti ha supporto in questa avventura di San Remo Rock?

«San remo rock è stato un esperienza fantastica. Ringrazio Maria Cuomo che mi ha accompagnato al pianoforte e la direzione artistica che mi ha aperto delle strade. Ci vediamo a settembre, alla finale dell’Ariston».

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