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Sisma e condoni, l’accusa di Sarro: «Ischia usata come merce di scambio»

Decreto, condoni o presunti tali e dintorni: l’impressione è che in questa vicenda in tanti ci abbiano capito ben poco. Insomma, poche idee e pure confuse…

«Sicuramente poche idee, ma anche poco coraggio. E’ vero, sono anche confuse, ma in maniera molto ipocrita si continua a non voler affrontare il problema e preferire le “non soluzioni” ad una regolamentazione definitiva del fenomeno che non può essere rappresentata da qualcosa di diverso rispetto al condono».

Che idea ha maturato in queste giornate? In tante dichiarazioni e frasi inopportune, crede che ci sia un pizzico di malafede o soltanto l’ignoranza della materia nell’accezione da vocabolario del termine?

«Credo che mai come nella circostanza le due cose si mescolino. Quando si agita lo spettro del condono, guarda caso si parla solo di Ischia. Forse non tutti sanno che lo stesso decreto contiene una norma, l’art. 39 ter, che introduce la sanatoria (quindi non il condono) e dunque gli abusi recenti e recentissimi per tutti i Comuni interessati dal terremoto dell’Italia centrale, anzi del resto d’Italia. Nella rubrica è indicato che quella disposizione vale “a favore dei territori delle popolazioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessate dagli eventi sismici verificatisi a partire dal 24 agosto 2016”. Quindi per tutti i terremoti dei Comuni che si trovano in queste regioni, si applica la sanatoria. Non per Ischia, per la quale si dibatte esclusivamente delle domande di condono e le più recenti naturalmente si riferiscono al 2003 e dunque parliamo di quindici anni fa. Se poi pensiamo alla 47/85, addirittura ci rendiamo conto che sono passati più di trent’anni. Però nessuno si scandalizza della sanatoria in Italia centrale, anche di abusi freschi, a Ischia invece per roba che si perde in tempo immemore si scatena il putiferio».

Una incongruenza non da poco, in effetti. Ha provato a darsi una risposta?

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«Ischia rappresenta un luogo simbolico, una parlamentare di sinistra che ha rivestito l’incarico di presidente di Legambiente si è divertita a sciorinare ancora una volta i soliti dati: 27.000 abusi edilizi, due terzi dell’isola fuorilegge, eccetera. Insomma, Ischia incarna una sorta di “icona” e dunque deve ricevere un trattamento differenziato. Se c’è una cosa incostituzionale è proprio il trattamento riservato all’isola: non esiste che ci possano essere territori danneggiati da un sisma che finiscano con l’essere privilegiati rispetto ad altri».

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Quale sarebbe la ricetta di Carlo Sarro?

«La ricetta è quella di sempre, che sosteniamo da oltre dieci anni, e cioè riaprire i termini del condono e sanare una volta per tutte anche nelle aree paesaggisticamente protette gli abusi edilizi. Naturalmente con dei limiti per quanto riguarda le aree di maggiore pregio ambientale: ma se bisogna essere realisti e guardare alla consistenza del fenomeno (che credo di ben conoscere) questa è l’unica strada seria che permette di fare emergere da una tale situazione di irregolarità centinaia e centinaia di abitazioni».

Sull’isola c’è molta preoccupazione proprio gli inevitabili emendamenti al cosiddetto Decreto Ischia. Che nella sua versione originaria magari non rappresentava l’optimum ma era comunque accettabile ma che rischia di essere inesorabilmente stravolto.

«Sono d’accordo e le dico anche quali sono i pericoli. Innanzitutto dobbiamo tenere presente che questi articoli che riguardano la disciplina del condono di Ischia stabiliscono che possono accedere al contributo solo quegli immobili che siano stati oggetto di richiesta di concessione in sanatoria mentre sono esclusi a priori quelli per i quali è stata emessa ordinanza di demolizione o dal giudice penale o dall’autorità amministrativa ossia il Comune. Allora io sfido chiunque, come ho già avuto modo di dire in Parlamento, a indicarmi un immobile abusivo che non abbia ricevuto l’ordine di abbattimento da parte dell’ente locale. Se esiste, beh pago io la ricostruzione di tasca mia. Questa è una sciocchezza colossale, è lapalissiano che tutti gli immobili sono stati colpiti da ordinanza di demolizione e scrivere questo senza aver detto almeno, come noi abbiamo suggerito negli emendamenti che saranno esaminati martedì (oggi per chi legge, ndr) che si deve trattare di ordini definitivi, significa che anche chi ha fatto ricorso al Tar contro il provvedimento demolitorio e magari si è visto concedere la sospensiva, non potrà comunque presentare la domanda per ottenere sanatoria e contributo».

Secondo lei come andrà a finire?

«Questa cosa va cambiata e non a caso noi abbiamo presentato un emendamento ad hoc. Ma c’è un’altra norma contenuta nel decreto, quella che stabilisce che gli incrementi di volumetria condonati non possono essere finanziati. Ma scusate, io mi chiedo: se sono condonati, significa che sono legittimi? Vuol dire che sono stati regolarizzati e allora io mi chiedo tra questi volumi e quelli ordinari che differenza passi. Non c’è alcuna diversità di status giuridico, io proprio stento a capire…».

Beh, in tutta onestà questa è sembrata una “papera” di quelle clamorose…

«L’ho detto in aula nel corso del mio intervento e non ho difficoltà a ripeterlo. La verità è che chi ha scritto queste norme non conosce assolutamente lo status dell’isola, qual è la dimensione e soprattutto quali sono le caratteristiche del fenomeno. Se uno lo conoscesse, d’altronde, non potrebbe mai scrivere che se c’è un’ordinanza di demolizione, anche non definitiva, non si può presentare la domanda: vuol dire scrivere che nessuno può presentare la domanda».

Ha destato più di qualche perplessità anche il repentino cambio di marcia del ministro Costa, che dapprima si è detto contrario ad ogni forma di condono e poi ha spiegato che gli ischitani hanno gli stessi diritti degli altri cittadini italiani. Il bianco e il nero a distanza di pochi giorni, insomma.

«Conosco il ministro Costa ed ho stima di lui, lo ritengo una persona seria. Il problema però è che sostenere che i cittadini di Ischia sono uguali agli altri, non sono figli di un Dio minore, è un qualcosa di ovvio almeno sulla carta: allora mi spieghi Costa (e con lui Toninelli, Di Maio, il presidente del Consiglio e tutti gli altri), se è così, perché la sanatoria si applica ai cittadini dell’Italia centrale e non ad Ischia. Mi facciano capire perché gli isolani non possono presentare la domanda se colpiti da ordinanza di demolizione mentre agli altri questo privilegio è concesso. Il problema è uno solo…».

Quale?

«Non c’è una spiegazione giuridica e politica. Il problema è che Ischia viene agitata come un totem e se vuole la mia valutazione, ha costituito null’altro che merce di scambio per far passare il decreto sul condono fiscale».

In conclusione?

«Daremo battaglia sugli articoli più significativi del decreto Ischia, con i nostri emendamenti vogliamo portare un minimo di ragionevolezza, spiegando che devono essere ordini di demolizione definitivi ad impedire di presentare la domanda, rimarcando che i cittadini isolani devono avere gli stessi diritti di quelli del Centro Italia e soprattutto facendo comprendere che anche gli aumenti di volumetria condonati devono poter essere ricostruiti col contributo dello Stato».

Gaetano Ferrandino

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