Luongo insiste nel monito: «Non ricostruire nel cuore dei sisma del 2017»
«Allargare la zona rossa ad un’area di circa 25 chilometri quadrati è tanto». Per il professor Giuseppe Luongo «basterebbe solo pensare a non ricostruire dove c’è stato l’epicentro del terremoto lo scorso anno, che poi è lo stesso luogo dove si è verificato il sisma del 1883». Così Luongo, professore emerito di Geofisica della Terra solida all’Università Federico II di Napoli e a lungo direttore dell’Osservatorio Vesuviano, interviene in merito al dibattito che si è creato negli ultimi giorni sull’eventualità di allargare la zona rossa.
Professore, l’area a rischio sismico è più ampia dell’attuale zona rossa?
«Dobbiamo chiarire in prima battuta un concetto. Per zona rossa attualmente intendiamo la zona che ha subìto più danni dal terremoto che ha colpito Casamicciola lo scorso anno. Quella rappresenta la gran parte dell’area più pericolosa. Ma non è tutta. L’area più a rischio comprende piazza Bagni, piazza Maio, Purgatorio, Larita, Fango e Craveta. In pratica queste zone rappresentano il posto dove c’è una struttura che è un punto di debolezza dell’isola. Dal 1300 in poi in questi luoghi si sono sviluppati quasi tutti i terremoti che hanno colpito l’isola. Questa zona rappresenta la scia più sismica dell’isola di Ischia ed è la zona dove ritengo che si possano ripetere dei terremoti in futuro con gravi danni. Per questo a distanza maggiore da questi luoghi l’entità è minore».
Ma allora possono essere previsti i terremoti?
«Prevedere un terremoto è impensabile. Ma in termini di probabilità considerando che quell’area ha quella storia sismica e quelle caratteristiche geologiche, possiamo affermare che potrebbe ripetersi un terremoto. Ma non bisogna creare allarmismi. In fondo basta studiare un po’ di storia per capire. Negli ultimi otto secoli, e parliamo solo di questo dato temporale perché di ciò che è successo in precedenza non abbiamo tracce, sappiamo di vari terremoti che hanno colpito quella zona di Casamicciola. Ed il terremoto dello scorso anno non ha fatto altro che confermare quanto già sapevamo e che la comunità scientifica aveva già acclarato: quell’area è sismica. Gli ischitani probabilmente ignorano la storia o hanno dimenticato. Forse pensano che ciò che è accaduto non può succedere più. Pensano che il terremoto sia un mito, una leggenda. Pensano che il detto ‘è successo Casamicciola’ sia un detto e che non si ripeterà più. Ma è sbagliato».
Ed allora che cosa si dovrebbe fare?
«Credo che sia necessario non ricostruire nella zona più sismica dell’isola. Nel 1883 all’indomani del terremoto che causò oltre 2mila morti con oltre 1.300 edifici crollati in un’area di pochi chilometri quadrati, il Ministro dei lavori pubblici di allora e i suoi tecnici spostarono la città, negli interventi di ricostruzione, verso la Marina che è la parte più sicura. È indubbio che possiamo ricostruire negli stessi luoghi colpiti dal sisma lo scorso anno, ma per avere una sicurezza ragionevole bisogna ricostruire con grande impegno, dispendio di energia e con risultati non sempre soddisfacenti. Ciò che credo sia necessario è fare un passo in avanti nella ricerca scientifica nei terremoti come quello di Ischia. Com’è successo nel 1883 dopo il terribile terremoto di Casamicciola quando venne creato un osservatorio geofisico sperimentale. A quel tempo fu una vera risposta avanzata. In quella piccola zona tra piazza Maio e piazza Bagni, che sono pochi chilometri quadrati, dovrebbe nascere un parco scientifico. Una struttura di livello internazionale per studiare i terremoti. Questa sì che sarebbe una risposta avanzata e reale. Questa ipotesi rappresenterebbe una vera risposta ad un eventuale futuro terremoto».
Qual è il suo giudizio sulla legge per la ricostruzione nei comuni di Lacco Ameno, Casamicciola e Forio?
«Non so se ciò che è scritto in quel testo è realizzabile o meno. Personalmente sono contro un condono in un’area epicentrale. Opporsi al condono è moralmente e tecnicamente il primo passo per una soluzione compatibile con le esigenze della comunità dell’Isola d’Ischia e con le caratteristiche fisiche del territorio. Bisognerebbe ricostruire in sicurezza, cioè lontano dall’epicentro. Ma mi rendo contro che politicamente sarebbe una scelta che non creerebbe consenso. E per questo so che si ricostruirà (chissà tra quanto tempo) negli stessi luoghi».
Giovanna Ferrara