CRONACAPRIMO PIANO

Le ruspe son tornate

Ieri mattina forze dell’ordine in via Vicinale Cretaio a Barano per vigilare sulll’abbattimento di un immobile: lo stop è soltanto temporaneo, la Procura dovrà decidere sulla richiesta di autodemolizione chiesta dal proprietario. E sabato si “replica” in via Antonio De Luca a Ischia: e così torna la psicosi

E’ soltanto una questione di dettagli, nel senso che resta da capire se a procedere all’abbattimento di un immobile dovrà essere la ditta incaricata dall’autorità giudiziaria o se il titolare intende procedere alla cosiddetta autodemolizione. Ma per il resto il destino di un’abitazione ubicata nel Comune di Barano in via Vicinale Cretaio è purtroppo segnata: al pari di quanto successo ad altri immobili ubicati sul territorio isolana sarà completamente “cancellata” dalle ruspe di Stato. L’ultima speranza era crollata – e scusateci il poco opportuno gioco di parole – a seguito di una decisione dei giudici della Terza Sezione della Cassazione Penale, che ha ritenuto infondato il ricorso presentato dal proprietario dell’abitazione che rappresentava l’ultima spiaggia per evitare l’epilogo drammatico.

Ieri mattina sul luogo del misfatto si sono recati come da copione i carabinieri della Compagnia di Ischia e gli agenti del commissariato di polizia, rispettivamente guidati dal capitano Tiziano Laganà e dal vicequestore Ciro Re. Sono inizialmente iniziate le operazioni di sgombero dell’abitazione, che doveva evidentemente essere liberata da mobili, suppellettili e ogni altro oggetto che potesse essere risparmiato dalla furia delle ruspe, tra cui gli immancabili ricordi di chi in una casa ci ha vissuto e pure a lungo. Non si è materialmente proceduto all’abbattimento sol perché il proprietario ha chiesto alla Procura di poter procedere all’autodemolizione e si è in attesa di una risposta che nel momento in cui scriviamo non è ancora arrivata ma che – lo ripetiamo – potrà cambiare la forma e la modalità degli eventi ma purtroppo non la sostanza e il finale. L’istanza in questione, avente ad oggetto “istanza di proroga del termine delle operazioni di demolizione (data fissata per il giorno 4 ottobre 2022)” e redatta per conto di Roberto Palamaro e Umberto Palamaro rimarca quanto segue: “Premesso che in data 26 maggio 2022 è stata autorizzata l’autodemolizione delle opere di cui alla emarginata RE.S.A.; ha da tempo sgomberato l’immobile e demolito gran parte delle opere sanzionate, come comprovato dagli allegati rilievi fotografici; non avendo le maestranze incaricate prestato la propria attività lavorativa nello scorso mese di agosto a causa delle temperature proibitive, ha interesse a chiedere una breve proroga di almeno quindici giorni al fine di completare in sicurezza le operazioni di demolizione nel rispetto degli adempimenti di cui al crono programma depositato”.

Insomma, le ruspe sono tornate con le demolizioni che in teoria dovrebbero essere messe in atto sulla nostra isola è chiaro che l’allarme e la preoccupazione crescano in tantissimi nuclei familiari che vivono con la spada di Damocle dell’abbattimento per quello che peraltro nella stragrande maggioranza dei casi rappresenta l’unico tetto sulla testa. Un timore rappresentato non soltanto dal numero di RE.S.A. come fantasmi aleggiano sul territorio nostrano, ma anche dal fatto che la fine dello stato di emergenza dettato dalla pandemia e dal covid può rimettere in moto un “ingranaggio” che se non altro – sia pure per circostanze imprevedibili e straordinarie – aveva subito una inevitabile e lunga frenata. E non è un caso che da fonti bene informate proprio nel pomeriggio di ieri abbiamo appreso che un altro intervento di carattere demolitorio è in programma nella mattinata di sabato in una location abbastanza centrale come via Antonio De Luca a Ischia. Insomma, la paura dell’onda lunga c’è eccome. E aleggia come uno spettro, difficile – se non impossibile – da scacciare.

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