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Caremar, la grave denuncia dei dipendenti

Di Laura Cipullo

 

ISCHIA – Ormai da mesi, gli equipaggi delle navi Caremar lamentano le condizioni di disagio in cui sono costretti a lavorare: turni massacranti, impossibilità di andare in pausa pranzo o di riposare in occasione dei turni che superano le otto ore. Una situazione che ha portato il sindacato OR.S.A. ad indire vari scioperi nel corso dell’ anno, l’ultimo dei quali è in corso proprio nella giornata di oggi e durerà 24 ore.

Come già accaduto in passato, anche sta volta alcuni lavoratori della Caremar si sono rivolti a Il Golfo per denunciare l’ennesimo episodio legato alla cattiva gestione dei turni di lavoro, a causa del quale ben due equipaggi hanno dovuto restare a bordo ben oltre l’orario previsto.

«Ieri sera, l’aliscafo Aldebaran avrebbe dovuto procedere come sempre alla manovra di spostamento  per permettere all’aliscafo Achernar di ormeggiare  a Procida- ci ha raccontato un membro dell’equipaggio- Ieri sera però, a causa di un’avaria la motore dell’Achernar, che quindi non poteva muoversi dalla banchina, l’equipaggio dell’Aldebaran ha dovuto aspettare quasi due ore fuori al porto di Procida, restando a bordo fino alle 22-22.30, sebbene alcuni membri dell’equipaggio avrebbero dovuto prendere nuovamente servizio proprio sull’Achernar la mattina successiva, alle ore 6. L’equipaggio dell’Achernar, dal canto suo – ha continuato- è rimasto in servizio circa 24 ore: dalla mattina alle 6, fino a ieri sera alle 22.30, orario in cui da Procida l’aliscafo è ripartito alla volta di Napoli, con un’autorizzazione del comandante Fusco, ad un solo motore, con l’equipaggio che aveva già sulle spalle oltre 14 ore di lavoro e che ha quindi lavorato l’intera notte. La mattina seguente il medesimo aliscafo è ripartito, con lo stesso equipaggio, arrivando alle 10.00 ad Ischia. Ricapitolando: l’equipaggio dell’Aldebaran, che avrebbe dovuto smontare alle 19, è rimasto a bordo fino alle ore 23, facendo 18 ore di lavoro, senza pranzare né cenare; per l’equipaggio dell’Achernar, invece, le ore di lavoro sono state addirittura 24 ed il direttore Pietro Buono è rimasto a bordo anche nel corso della giornata di domenica, 36 ore di lavoro no stop. Sono queste le condizioni in cui siamo costretti a lavorare, e questa la chiamano sicurezza durante la navigazione» ha sottolineato il lavoratore del quale preferiamo non citare il nome.

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Le denunce dei lavoratori in merito alle scelte in termini contrattuali della nuova amministrazione della Caremar si susseguono ormai da mesi, da quando, cioè, si è concluso il processo di privatizzazione dell’azienda. In effetti, le maggiori problematiche riscontrate dai lavoratori sembrerebbero essere proprio legate ai turni di lavoro, modificati dalla nuova guardia della Caremar, nonché alla difficoltà, se non all’impossibilità, di pranzare e/o cenare mentre si è a bordo e di riposarsi nel caso di turni che eccedano le otto ore. Una situazione che i lavoratori continuano a denunciare, non solo perché l’eccessivo carico di lavoro non gli permette di lavorare serenamente, ma anche perché potrebbe mettere in pericolo la sicurezza di chi viaggia.

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«Gli equipaggi hanno un contratto di 8 ore lavorative al giorno, ma questo contratto non viene per niente applicato- ci ha spiegato ancora la nostra fonte- Per legge, noi dovremmo lavorare 8 al giorno, perché diventano sempre automaticamente oltre 14, senza mangiare, né riposare? A bordo degli aliscafi non c’è uno spogliatoio dove cambiarsi, un posto dove acquistare o consumare il pasto, ci troviamo in una condizione estremamente disagiata. Perché anche noi, come tutti i lavoratori dipendenti, non possiamo lavorare 8 ore al giorno? Per contratto dovremmo iniziare a lavorare alle 6 e smontare alle 14, venendo sostituiti da un altro equipaggio, invece, questa cosa non viene mai applicata. Noi ci stiamo battendo per la giornata lavorativa di 8 ore, è questo quello che vogliamo e lo ribadiremo lunedì, durante lo sciopero di 24 ore indetto dalla OR.S.A- ha concluso».

Insomma, la bufera intorno alla compagnia di navigazione, tra i continui disagi causati all’utenza e le incessanti proteste e denunce dei lavoratori,  non sembra destinata a calmarsi, almeno nel breve periodo. Come è stato detto altre volte, di certo i nuovi vertici della Caremar non hanno ereditato una situazione semplice, trovandosi davanti un’azienda sull’orlo del fallimento, ma c’è anche da dire che una società del genere, che continua a percepire un contributo Regionale pari a 11 milioni di euro l’anno, avrebbe il dovere, da un lato, di aprire un tavolo di discussione con i lavoratori e, dell’altro, di informare l’utenza, in modo trasparente, su come pensa di migliorare il servizio offerto. Per il momento, i lavoratori continuano a scioperare e l’utenza a denunciare i disservizi. Non ci resta che aspettare la prossima mossa della Caremar.

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