CULTURA & SOCIETA'

Alla Biblioteca Antoniana presentato “l’ira di Isacco” di Agostino Buono: per il golfo il commento della scrittrice Angela Procaccini

LA SCRITTRICE E DIRIGENTE SCOLASTICA AMICA DELLA NOSTRA ISOLA: “Colpisce questo romanzo, in toto. Per svariati motivi. In primo luogo, per l’età alquanto giovane,39 anni, e la serietà del suo Autore che avvalora i contenuti dell’opera.A mio avviso, siamo in presenza di una persona dall’animo nobile, profondo e attento studioso, diverso dalla generica superficialità che connota la nostra società. In secondo luogo, per la complessità e la ricchezza della scrittura, che riesce ad abbracciare con maestria e precisione un momento particolare, facendo nel contempo un affresco variegato e completo della vita di popolazioni lontane da noi nel tempo e nello spazio… Le descrizioni dei paesaggi, poi,sono incredibili, talvolta poetiche, e adeguate allo stato d’animo dei protagonisti. Alcune lasciano il segno/quasi commuovono”.

Quando Caterina Mazzella presentò il giovane scrittore ischitano Agostino Buono alla prof.ssa Angela Procaccini e il di lui libro dall’intrigante titolo “L’ Ira di Isacco”, l’esimia scrittrice napoletana amica e frequentatrice della nostra isola, sicuramente nel momento in cui il suo sguadro si posò sulla copertina, fu presa da un improvviso sussulto placatori all’istante subito dopo aver letto all’interno una delicata espressione di dedica: Ad Aurora, nipote dell’autore.

L’incontro come commenterà qui di seguito la stessa Procaccini, avvenne al Gambrinus di Napoli con la regia del’ottima Caterina. Ottenere, seduta stante, la disponibilità della Professoressa Procaccini a leggere il libro ed annoverarla fra i garanti dell’opera letteraria dell’esordiente Agostino Buono non è stata cosa da poco. Alla presentazione ufficiale del libro “L’ira di I”sacco” avvenuta alla Bib lioteca Comunale Antoniana di Ischia mercoledi scorso 14 dicembre nell’ambito delle iniziative culturali promosse dalla direttrice Lucia Annicelli, “Natale all’antoniana 2022”, la Procaccini e Lello Montuori alla presenza di un pubblico attento e qualiciato si sono prodotti in un vivo ed interessante dialogo a tre col giovane autore Agostino Buono dove il tema del libro è stato dibattuto e spiegato in tutti i suoi audaci risvolti. Il tutto è stato preceduto dai saluti della stessa Lucia Annicelli direttrice della Biblioteca e da Caterina Mazzella già presidente nazionale Fidapa ed attuale presidente del CT AIParC isola di Ischia.

Professoressa Procaccini ci spieghi come ha incontrato il giovane scrittore ischitano Agostino Buono ? -“In una serata “aristocratica”, ci svela la dirigente sacolastica professoressa Angela Procaccini, in un Caffè storico “aristocratico” di Napoli, il Gambrinus, mentre ero alle prese con il gotha della Napoli bene, ma non solo, una cara Amica ischitana, Caterina Mazzella, presente in sala, mi avvicinava per presentarmi un giovane silenzioso e discreto, che poi ho saputo essere uno scrittore alla sua prima prova letteraria. Insieme mi hanno chiesto di leggere il romanzo “L’ira di Isacco” (edito da Guida) per poi presentarlo in quel cenacolo di cultura e di eleganza che è la Biblioteca Antoniana. Non conoscevo l’Autore, né il romanzo, ma l’affettuosa amicizia di Caterina, e soprattutto l’amabilità discreta di Agostino Buono (questo il suo nome), mi hanno fatto dire subito di sì, nonostante sia oberata di impegni. Il titolo e la dedica “Non è decoroso né farsi coinvolgere dalla passione  né dall’odio, né tanto meno dall’ira.” Sallustio.

Così Sallustio, eppure qui, nel testo, contila Procaccini, sembra essere l’ira il tema dominante, il filo conduttore di ogni momento e fase della narrazione. Già il sintagma del titolo,L’ira di Isacco”, mette in evidenza non tanto il personaggio, ma il sentimento che lo connota e ne determina i comportamenti. Un po’ come accadde con Italo Svevo, che intitolò il suo famoso romanzo innovativo “La coscienza di Zeno”, a differenza de “I Malavoglia”, il cui titolo sottolineava i protagonisti, sic et simpliciter. Questo perché è proprio lo stato d’animo della rabbia e dell’ira a determinare a priori lo sviluppo della vicenda. E leggendolo, te ne rendi conto da subito.Tanta tenerezza, invece, per la dedica. Il romanzo è infatti dedicato alla nipote dell’Autore. Dall’ira del protagonista alla tenerezza della dedica ad Aurora, la nipote dell’Autore. Perché i sentimenti umani spaziano, e sono tutti da capire.

In medias res “Facili all’ira sopra la terra siamo noi stirpi umane.” Omero. In primo luogo, poche parole per uno dei grandi patriarchi di cui si narra nella Bibbia, Isacco, protagonista del nostro romanzo: è il figlio di Abramo e Sara. La sua vita è narrata nel libro della Genesi. Nell’Islam è chiamato Ishāq, e la sua vita è narrata nel Corano. Il suo nome (“egli riderà” o “egli ha riso”), proviene dalla reazione di sua madre Sara all’udire la profezia della sua nascita, perché era abbastanza anziana e sterile. È venerato come santo da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi, ed è molto venerato anche nella religione ebraica e in quella islamica”. Come le è sembrato il libro del giovane Buono ? Che lettura gli ha dato ? “Il romanzo, afferma la Procaccini, parte dalla narrazione di quello che doveva essere il sacrificio di Isacco ad opera di Abramo e per volere di Elì. Ma che poi non accadde.

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L’opera è divisa in tre parti: 1. Il motivo della rivolta, 2. La rivolta, 3. L’inganno Colpisce questo romanzo, in toto. Per svariati motivi. In primo luogo, per l’età alquanto giovane,39 anni, e la serietà del suo Autore che avvalora i contenuti dell’opera.A mio avviso, siamo in presenza di una persona dall’animo nobile, profondo e attento studioso, diverso dalla generica superficialità che connota la nostra società. In secondo luogo, per la complessità e la ricchezza della scrittura, che riesce ad abbracciare con maestria e precisione un momento particolare, facendo nel contempo un affresco variegato e completo della vita di popolazioni lontane da noi nel tempo e nello spazio. Non è facile scoprire, oggi, un così ampio e dettagliato resoconto di vicende delicate e complesse di un periodo non sempre chiaro. Necessaria anche una considerazione sulla forma.

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Perché qui – bisogna riconoscerlo- non è solo il contenuto, ma anche la forma che colpisce: ben articolata, variegata, direi colorita, e arricchita da sintagmi antichi e moderni, con periodi ricchi di descrizioni paesaggistiche e umane. Insomma, discreta e ricca al tempo stesso, chiara e appropriata ma evocativa. Le descrizioni dei paesaggi, poi,sono incredibili, talvolta poetiche, e adeguate allo stato d’animo dei protagonisti. Alcune lasciano il segno/quasi commuovono. Penso al cielo (pag. 79) dopo il tradimento di Elì e il desiderio di vendetta di Isacco: un cielo che è “un manto infinito disteso sopra di lui e trapuntato di bagliori, che forse erano gli infiniti occhi di Elì…”. O ancora la splendida descrizione del “chiarore latteo dell’alba, che gradatamente si fondeva con l’oscurità, sfumandola in un intenso turchino dopo la notte tormentata”,forme labili e concrete insieme. Come nelle similitudini, tutte particolari, di forte originalità. Suggestiva quella del sole, “amante volubile” che lascia la notte l’amata, e torna al mattino per chiedere perdono all’acqua. Similitudine che intende rappresentare luce e acqua mescolati insieme, come in un abbraccio, nei panni immersi nei secchi.

ANGELA PROCACCINI CON AGOSTINO BUONO

Un carattere del testo che colpisce è la terrenità, l’attenzione per quanto si nasconde o si muove in terra: passioni, rancori, violenze e rabbia. Questa è una caratteristica importante che mi ha fatto pensare ad un altro autorevole testo che ho avuto il privilegio di commentare: “La dannazione di Giuda (Rogiosi ed.) del prof. Bruno Lucrezi. Anche lì, come titolo, un sintagma significativo, anche lì uno studio del testo, però del Nuovo Testamento, anche lì unareinterpretazione originale del momento storico/religioso. Non sono un’esperta dei Sacri testi, in particolare della Bibbia, l’opera straordinaria che abbraccia tempi, sentimenti e abitudini di antiche popolazioni. Ma gli studi in tale direzione mi hanno sempre affascinato. Perché mi proiettano in civiltà lontane che mi piacerebbe approfondire. Entrare nel mistero diciviltà che hanno determinato la nostra, soprattutto in campo religioso, e che si confondono con il misterodell’umanità, è per me un dono.

LA, DIRIGENTE SCOLASTICA PROF.SSA E SCRITTRICE ANGELA PROCACCINI

Di cui ringrazio Agostino Buono, storico e cultore di un periodo affascinante della civiltà umana, denso di storia e di digressioni, quanto studio ci fosse dietro una scrittura così impegnata ed impegnativa. I protagonisti – La figura di Isacco che viene fuori dal romanzo è diversa da quella descritta nella tradizione doveera meno problematica di quella di suo padre Abramo. La sua pacatezza e la sua fede nella guida di Dio lo resero un degno erede delle gloriose promesse fatte ad Abramo. Fu essenzialmente un uomo di pace. Qui invece, il nostro protagonista, attraversa anni, amicizie, situazioni, civiltà, amori diversi, ma sempre strettamente radicato nel sentimento di rancore potente, che lo accompagnerà come una seconda pelle. Lo vediamo, questo Isacco, così amareggiato e incupito da quello che sente un tradimento del padre Abramo e del dio Elì, un“uomo di pena”, lo si potrebbe definire. Perché l’odio ed il rancore, che sfociano in rabbia virulenta, sono una vera pena, una dannazione, come quella che caratterizzò Giuda nel romanzo di Lucrezi,o nel Giuda Iscariota” di Lanza del Vasto, anch’egli attratto da un nuovo vissuto di Giuda. Tutto, da quel giorno del sacrificio sventato, quando, scrive l’autore, “morì l’Isacco che ero, morì il bambino che era in me, e fu abortito l’uomo che avrei potuto essere.”

CIRO CENATIEMPO E ELIO VALENTINO

E questo stato di tensione continua, tra amarezze e brutalità, amori violenti e amori traditi, vendette e mortificazioni, farà di Isacco quasi un genio del male, perché egli ne ha scoperto la bellezza: addirittura produrre il male significa per lui mettersi al livello del dio, “perché lui Isacco, quando compiva il male, si sentiva creatore”. Immagine positiva, di contro, quella di Baruch, suo amico e figlio di Elezier, fidato servo di Abramo. Un giovane rispettoso e serio che morirà al posto di chi lo ha mortificato.Sono proprio le parole di Baruch che danno insegnamenti di Bene, quasi un deuteragonista, portatore di messaggi positivi “ Non odiare ma impara il perdono, perché solo chi sa perdonare trova la pace… La violenza nasce dalla debolezza…” Libro complesso questo di Agostino. Ci sarebbero da scrivere pagine e pagine. Ma questo non è certo possibile, stasera.

LA DOTT.SSA LUCIA ANNICELLI DIRETTRICE DELLA BIBLIOTECA COMUNALE ANTONIANA

Comunque, prima di concludere, mi piace dire qualcosa sulle donne del libro. La mia attenzione è sempre portata a considerare la figura femminile, ancor più in questo contesto particolare e antico. Mi piace dire qualcosa sulla figura di Astarte, figlia del re Rid Abba, una donna dimidiata, crudele e violenta che, come avverte la forza della vendetta, avverte la forza ammaliante dell’amore. Un amore istantaneo, impetuoso che non dà tregua. Un amore che si colorerà anche di dolcezza in alcuni momenti. Strano per entrambi, per Isacco e per Astarte. Ma quella che mi colpisce particolarmente è Sara, moglie di Abramo e madre di Isacco: una creatura mite e silenziosa che, pur nelle difficoltà di un ambiente ostico, riesce a trasmettere il Bene. Lo fa quando deve trattenere le lacrime e il suo impulso affettivo, pur sapendo di mandare Isacco al sacrificio, lo fa per impietosire Abramo nei castighi al figlio, lo fa nella tenerezza verso quel figlio che bacia non potendolo difendere dalle vendette. Sara: esempio di madre coraggiosa nel silenzio, tenace nel pianto e nella difesa. Solo una madre può tutto questo. E solo sulla sua tomba di pietra fredda, Isacco può trovare requie. Ma lo spiraglio di Amore è quello con cui si conclude il libro e la vita di Isacco, quando Isacco deve ammettere: “Ho conosciuto l’amore, e ho amato l’amore…negli abbracci della madre, in Astarte, nell’abbraccio del diletto Esaù…” Le ultime sue parole sono: “Ho amato! Io ho amato!” È questa la riconferma che solo l’Amore è vincente…una forza comunicante e comunitaria, quasi religiosa (da re-ligio, legare insieme). Ed è solo con l’Amore che si può continuare a sperare. Anche oggi, in questo periodo di tenebre in cui stiamo vivendo”. Fin qui il pensiero illuminante della Professoressa Angela Prepoccacini che ringraziamo di cuore.

Speciale Reportage Fotografico Di Giovan Giuseppe Lubrano

Collaborazione: Prof.ssa Angela Procacccini

antoniolubrano1941@gmail.com

info@ischiamnondoblog.com

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