CRONACAPRIMO PIANO

Tensioni in maggioranza, salta il consiglio a Lacco Ameno

Anche la seconda convocazione è andata deserta a causa del nodo costituito dalla transazione con il fallimento della società Lacco Servizi: in ballo la responsabilità da danno erariale

Il consiglio comunale di Lacco Ameno, in programma per mercoledì scorso in prima convocazione e per ieri mattina in seconda, è stato completamente disertato dai consiglieri. Al presidente del consiglio Dante De Luise e al segretario comunale dottor Andrea Pettinato non è rimasto altro da fare che prendere atto della seduta deserta, per la seconda volta in tre giorni. La motivazione va ricercata essenzialmente in uno dei punti all’ordine del giorno, cioè nell’approvazione dello schema di transazione con il Fallimento della Lacco Ameno Servizi Srl, società partecipata in liquidazione.

Su tale schema si è innescato infatti un durissimo confronto in seno alla maggioranza guidata dal sindaco Pascale. Difficile illuminare tutti gli aspetti di una faccenda più che annosa, ma il fatto che anche in seconda convocazione nessuno abbia voluto affrontarla la dice lunga sulle tensioni che covano nella maggioranza, nella quale gran parte dei consiglieri ha opposto un deciso rifiuto all’ipotesi di votare una transazione che però potrebbe creare in futuro seri grattacapi dal punto di vista della giustizia contabile.

Le linee fondamentali della questione sono note: la Lacco Ameno Servizi era fallita nel 2016 dopo vari anni di “coma”, lasciando un “buco” di circa cinque milioni di euro da colmare. Il Comune e la curatela fallimentare sono quindi giunti a un accordo transattivo per chiudere una volta per tutte il travagliato capitolo della partecipata, accordandosi per una cifra pari a 260mila euro. È evidente che dal punto di vista strettamente contabile il Comune ha tutta la convenienza a chiudere l’accordo, tuttavia resta il nodo della responsabilità per danno erariale per la cattiva gestione della società.

Il dilemma sta nella formulazione dello schema di transazione: la prima possibilità, che era quella contemplata dalla proposta di delibera da portare nel consiglio andato poi deserto, sarebbe quella di includere nei 260mila euro anche la copertura della responsabilità dell’amministratore e del revisore dei conti, che eviterebbero quindi ogni conseguenza a livello contabile, ma questa ipotesi è decisamente respinta da nove consiglieri di maggioranza su dodici, che non sono affatto intenzionati a farsi carico delle conseguenze della cattiva gestione della società. Potrebbero infatti essere chiamati a rispondere davanti alla Corte dei Conti per quei 260mila euro che sono pur sempre denaro pubblico destinato a coprire i danni provocati da altri. La seconda possibilità, caldeggiata proprio dai consiglieri che si sono rifiutati di votare la “versione” ora descritta, è quella di inserire una clausola di salvaguardia che metta il Comune, e quindi i consiglieri votanti, al riparo da ogni azione di responsabilità contabile, che al massimo sarebbe diretta esclusivamente verso il liquidatore della società, il dottor Oscar Rumolo, e il revisore, il dottor Gianni Calise, fratello di Giacinto, assessore della giunta guidata da Giacomo Pascale.

Quest’ultimo finora non è riuscito a trovare una quadra che accontenti tutti, sia quelli che insieme a lui erano parte dell’amministrazione passata, sia i nuovi eletti. Ancora giovedì sera nei corridoi del municipio la tensione tra sindaco, assessori e consiglieri era palpabile, anzi “udibile”. Tuttavia il tempo stringe, e la transazione in qualche modo dovrà essere approvata entro la fine del mese: o si trova un accordo su una formulazione che sia votata da tutta la maggioranza in consiglio, oppure Pascale potrebbe tentare la strada, molto stretta, dell’approvazione in giunta, dove senza una clausola di salvaguardia per l’ente si andrebbe incontro a una spaccatura politica quasi certa.

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