Tentato omicidio, condannato Fioretti

Si è concluso con una condanna il processo di primo grado nei confronti di Noè Fioretti. Il 25enne, difeso dall’avvocato Michele Calise, era accusato di tentato omicidio nei confronti del cugino, perché, come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, “sferrando un fendente con un coltello con lama di cm10x2 nell’addome del cugino C.D., con veemenza tale da perforare il sottostante colon e indirizzando la lama verso l’alto così lacerando la sovrastante cupola diaframmatica e la pleura, provocava al predetto ferita da punta e taglio alla base dell’emicostato sinistro con fuoriuscita delle anse intestinali, ferite che richiedevano un intervento chirurgico di urgenza di laparotomia esplorativa e di drenaggio toracico sinistro presso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, così attingendo parti vitali del corpo e, quindi, compiendo atti idonei, diretti in modo non equivoco a cagionare la morte del cugino, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà, segnatamente [..] per la tempestività delle cure prestategli dai sanitari dell’ospedale di Lacco Ameno”. L’episodio risale allo scorso novembre, quando esplose un litigio tra il giovane e suo cugino, il 32enne D.C.: i due fino a quel momento erano molto legati, ma Fioretti era intenzionato ad allentare la frequentazione col parente, il quale non avrebbe condiviso questa volontà e, secondo l’imputato, avrebbe iniziato a lanciare ingiurie contro Fioretti, accusandolo di non avere “attributi”. Ingiurie sempre più pesanti tramutatesi poi in minacce, anche di morte: il duro confronto sarebbe poi sfociato in una aggressione fisica. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione senza l’applicazione delle attenuanti generiche. Il tribunale ha invece applicato le generiche, condannando Fioretti alla pena di cinque anni e quattro mesi di reclusione, disponendo anche una provvisionale di 50mila euro. Per il deposito della motivazione bisognerà attendere novanta giorni.