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«Terremoto e condoni, l’isola d’Ischia è diventata capro espiatorio»

Illustrissimo Direttore,

Leggo stupito gli attacchi che mi sembrano in parte ingiustificati, posti in essere alla mia isola, in merito alla questione attinente la ricostruzione post-terremoto. Sono di origini napoletane ma ischitano di adozione. Ebbene, sento il dovere morale ma anche professionale di fare alcune precisazioni al riguardo. Si è vero, il famigerato art.25 (prima stesura) del DL 109 il cd “decreto delle emergenze” o “decreto Genova” era molto confusionario e dava adito ai giusti attacchi da parte dell’opposizione ai quali si aggiungevano quelli provenienti dai vari movimenti ecologisti. Sono infatti dell’avviso però, che così come è stato approvato alla Camera la notte di Hallowen, il decreto in parola è diventato orripilante nella misura in cui si trasforma in una negazione perfino di un diritto sacrosanto e intrinseco sancito da una Legge dello Stato.

Cerco di spiegarmi meglio. Negare alle case terremotate il contributo alla parte ex-abusiva una volta diventata sanata dopo che la richiesta di sanatoria è stata approvata, significa considerare, per principio, l’immobile ancora non regolare. Viceversa è assolutamente comprovato come il rilascio di una concessione edilizia in sanatoria faccia diventare l’immobile integralmente regolare e posto in una condizione di assoluta legittimità. A mio avviso il criterio di negare il contributo alle volumetrie diventate legittime dopo il pagamento degli oneri di costruzione e di urbanizzazione solo perchè ex-abusive si configura addirittura incostituzionale, oltre a determinare la lesione di fondamentali diritti soggettivi.Peraltro con questo assurdo principio si rischia di creare, a mio avviso, un pericoloso precedente normativo. In pratica tende a delinearsi una situazione per cui nel prossimo futuro tutte le case italiane, e non sono poche, diventate legittime con regolari provvedimenti di concessione edilizia in sanatoria previo il pagamento di importi rilevanti, non avranno nulla a che pretendere per la parte sanata, ove avessero a determinarsi calamità naturali. E questo malgrado che per lo Stato, dal punto di vista fiscale, sono a questo punto totalmente conformi alla Legge! Va inoltre considerato che oltre le tre Leggi direttamente concernenti i condoni che piaccia o meno ormai fanno parte del panorama legislativo italiano, vi sono altre norme, alcune approvate; la materia del resto è in fase di costante aggiornamento, per cui permangono numerose proposte intese a regolare situazioni estremamente difformi. La storia italiana ne è piena. Dal loro esame, si evince l’enorme confusione che regna in materia, ma anche la pigrizia nel combattere l’irregolarità diffusa nel cementificare. Perciò nulla toglie che concordo pienamente sull’inopportunità di legiferare nuovi condoni, che alimenterebbero in ogni caso la spirale dell’illegalità e delle aspettative indebite ad essa collegate.

Ma allo stesso tempo però, è anche corretto verso i cittadini isolani avere il coraggio nel dare una risposta alle pratiche di richiesta di condono ancora in essere. È noto infatti che, su tutta l’isola d’Ischia giacciono nei cassetti comunali circa 27mila pratiche non esaminate, di cui moltissime riguardano ormai immobili con abusi vecchi di molti decenni, ereditati e anche alienati. Ma è anche vero che già da un bel po’ di anni i comuni isolani si sono reiteratamente attivati a rilasciare le concessioni in sanatoria a chi ne ha fatto richiesta. In pratica una situazione estremamente contraddittoria che avrebbe dovuto probabilmente suggerire di introdurre nell’art.25 del decreto Genova per la definizione delle istanze dei tre condoni pendenti sulle case terremotate, che la procedura d’istruttoria faccia riferimento alle limitazioni di condonabilità delle prescrizioni legislative vigenti al momento temporale di presentazione delle stesse istanze. Cioè in parole povere, tutte le istanze presentate a suo tempo con Legge 47/85, devono seguire l’iter e le prescrizioni della stessa Legge, e così via a seguire con le istanze presentate con le altre due Leggi del condono. Se poi la richiesta di sanatoria viene approvata, è giusto che il contributo venga dato a tutta la casa, diventata oramai totalmente legale di fronte alla Legge. Questo lo stato delle cose. A questo punto chi “soggetto” assumerà l’iniziativa di far chiarezza e di informare i terremotati ischitani dei termini effettivi dell’intera vicenda e del carattere estremamente iniquo delle norme approvate di recente alla camera? Personalmente rimango dell’avviso che anche per Ischia, sarebbe stato meglio applicare quanto previsto nel decreto terremoto per l’Italia centrale (decreto-legge n.55/2018, convertito in Legge n.89/2018) magari con gli opportuni adattamenti del caso, vista la particolarità e criticità dell’edificato ischitano, piuttosto che procedere ad una regolamentazione farraginosa che lede la posizione di quanti la sera del 21/08/2017 hanno perso praticamente ogni avere.

L’area terremotata ischitana, se paragonata a quella dell’Italia centrale, rappresenta un piccolo “fazzoletto” di territorio e pertanto, a mio modo di pensare, poteva essere gestito e controllato meglio. Cioè analogamente a quanto normato per le regolamentazioni dei terremotati dell’Italia centrale. Anche per non creare inammissibili disuguaglianze tra “terremotati”. Ma di fatto, ora sembra che solo i Terremotati ischitani sono diventati il capro espiatorio di tutte le manchevolezze della politica del passato ma anche di quella più recente che hanno contribuito alla distruzione della nostra Italia, con cementificazioni selvagge, condonando di tutto e favorendo il dissesto idrogeologico, che fa franare il Paese e uccide dal Veneto alla Sicilia. 

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arch. Luca Imparato

 

 

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