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Uccisero un coniglio lanciandolo contro il muro, due anziani a giudizio

ISCHIA. Ci sono tanti modi per finire davanti a un giudice ed affrontare un processo. Ebbene tre cittadini ischitani, bisogna riconoscerlo, ne hanno scelto uno decisamente originale e francamente anche inumano. Una coppia di 78 e 75 anni, B.A. e la moglie B.M., e S.L. di 43 anni, sono stati infatti rinviati a giudizio con citazione diretta del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Napoli. L’accusa è francamente agghiacciante, gli imputati sono ritenuti responsabili di avere ucciso un coniglio lanciandolo contro un muro. L’unica colpa dell’animale, per la cronaca, era quella di essere diventato troppo anziano e dunque non era più utile né ai fini riproduttivi né per finire in pentola per essere cucinato con la classica ricetta all’ischitana. Marito e moglie quindi rispondono del reato di uccisione di animali mentre S.L. ha visto stralciata la sua posizione ed è accusato di lesioni personali. Ieri si è celebrata la prima udienza di un processo francamente sui generisi, con l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Civile) che si è costituito parte civile.

La vicenda giudiziaria ha origine nell’estate del 2015, in un caldo mese di agosto. Secondo la ricostruzione del teorema accusatorio, infatti, B.A. e B.M. vengono sorpresi da due vicini mentre erano intenti a chiudere il coniglio in un secchio per poi appenderlo a un albero: una macabra operazione finalizzata a causare il decesso dell’animale. I testimoni di questa scena, ovviamente, intervennero per salvare il coniglio e riuscirono anche a strapparlo dalle mani della coppia. Soltanto per un istante, però, perché la donna riuscì a riprenderlo e lanciarlo al marito che a quel punto – in un raptus di follia – lo lanciò contro il muro causandone la morte sul colpo. Ed è proprio in questo contesto che entra in gioco anche S.L. il quale avrebbe aggredito uno dei due soccorritori del coniglio, che fu costretto a ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, che gli diagnosticarono ferite guaribili in tre giorni. Ora, adesso che il processo ha avuto inizio (la prossima udienza è fissata a febbraio 2019), è chiaro che l’ENPA che si è costituita parte civile si augura che non venga applicato l’istituto della cosiddetta particolare tenuità del fatto che consentirebbe ai due anziani imputati di evitarsi una condanna penale.

Gaetano Ferrandino

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