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Un carico D’Amore: «L’impegno dei sanitari? Sia ricordato ad emergenza finita»

Lunga intervista de Il Golfo al general manager della Asl Na 2 Nord che rivendica la bontà dell’operato svolto e gli sforzi profusi per l’isola. Celebrando l’ospedale Rizzoli e soprattutto il suo personale

Salvo complicazioni siamo quasi alla fine della fase di emergenza del Covid-19. Posso chiederle cosa è stato fatto finora per Ischia e la sua comunità?

«Per l’isola è stato fatto davvero tanto e sono contento che certi sforzi finalmente vengano compresi e riconosciuti da gran parte dell’opinione pubblica, e per questo vi ringrazio. Voglio ricordare che su Ischia, oltre a pratiche mediche nei reparti Covid con tutte le terapie del caso, è stato istituito il casello tamponi. Non solo, l’ospedale Rizzoli ha aperto al territorio attraverso strumenti come la visita a domicilio ai pazienti. Abbiamo due ambulanze dedicate per i tamponi a casa, quattro posti in terapia intensiva nel nosocomio e dodici per quella sub intensiva. E, voglio sottolineare, senza ospitare alcun paziente proveniente dalla terraferma. Sì, posso dire che è stato compiuto un lavoro davvero egregio. E’ vero, ci sono state delle difficoltà nella fase iniziale per i tamponi, come ho già riconosciuto, ma direi che adesso sono problematiche superate. Ma capirete, eravamo tutti dinanzi ad una nuova macchina organizzativa che si stava allestendo e mettendo in atto dinanzi ad una inattesa emergenza e che andava rodata a dovere. Ricordo a chi ha la memoria corta quanto accaduto con i famosi turisti sbarcati sull’isola e poi riaccompagnati a casa, con una logistica capace di mettersi in moto ed ultimare tutte le operazioni nello spazio di ventiquattro ore».

«L’impegno e gli sforzi profusi da tante dovremmo ricordarli quando tutto sarà alle spalle, perché spesso si è oggetto di critiche e strumentalizzazioni. Io in un’altra vita facevo il medico, spero che alla sanità si restituisca quello che merita e che è dovuto»

Insomma, spesso al centro del mirino pare che stavolta l’ospedale Rizzoli abbia retto bene e superato l’esame alla grande.

«Mi sia consentito, ha retto benissimo, non bene. Tra l’altro, la struttura si è resa artefice di iniziative efficienti e all’avanguardia che lo hanno messo in vetrina in tutt’Italia con una serie di servizi giornalistici e televisivi per gli standard di eccellenza. Tra l’altro proprio oggi (ieri per chi legge, ndr), c’è la dimissione del primo guarito, un traguardo significativo e simbolico, in ogni caso beneaugurante. Ma c’è tanto altro in elenco..».

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Per esempio?

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«Ci sono una serie di ringraziamenti da fare. Penso all’albergo con cui abbiamo stilato un protocollo che consentirà ai pazienti guariti di attendere nella struttura ricettiva invece di tornare direttamente nelle proprie abitazioni. E poi credo sia doveroso citare anche la convenzione stipulata con l’albergo per il nostro personale, in modo da consentire allo stesso (volendo) di evitarsi sfiancanti traversate andata e ritorno da e per l’isola. L’ospedale Rizzoli, lasciatemelo ribadire, ha risposto bene, come era già accaduto in occasione del terremoto dell’agosto 2017 e come succede sempre».

In termini di numeri secondo lei la situazione è ancora sotto controllo?

«I test rapidi? In tempi di epidemia (e in cui il virus non è conosciuto totalmente) qualsiasi mezzo che può aiutare e supportare nell’attività diagnostica può essere utile. Ma quel mezzo, però, bisogna saperlo usare e soprattutto è necessario capire in quale contesto viene utilizzato»

«Questo è indubbiamente il mio e il nostro auspicio, è una speranza confortata dai dati. Ma attenzione, mai abbassare la guardia, non mi stancherò mai di ripeterlo: non sappiamo tutto del virus, ci sono persone ad esempio che si sono ammalate di nuovo dopo essere state dichiarate guarite. Quindi appare chiaro che ci sono immunità non ancora com0pletamente manifeste. Questo è solo uno dei motivi per il quale sarebbe deleterio dare il via al “libera tutti” e poi c’è un altro aspetto da sottolineare».

Prego.

«L’insidia, mi lasci dire, non è nei reparti Covid, ma nei normali reparti ospedalieri, dove possono arrivare persone asintomatiche che risultano negative a tutti i test e poi magari la malattia si manifesta comunque».

Quanto accaduto a Villa Mercede ha destato non poca preoccupazione. Ritiene che il focolaio possa definirsi ormai arginato e circoscritto?

«Su Villa Mercede c’è stata una risposta immediata. Appena saputo dei tamponi positivi, abbiamo immediatamente inviato sul posto un’ambulanza dall’ospedale Rizzoli. Stiamo monitorando la situazione e l’evolversi degli eventi costantemente, direi addirittura senza soste, nei giorni scorsi abbiamo attivato il protocollo dei test rapidi fatto a tutte le componenti della RSA, poi tamponi e sorveglianza attiva. Il Rizzoli e la sua equipe hanno risposto con una eccellente organizzazione, le persone sono attualmente tutte in buona salute, e i contagiati in particolare ogni mattina vengono visitati e monitorati. I percorsi sono stati separati rispettando tutti i parametri e criteri necessari. Non abbiamo lasciato nulla al caso, entro lunedì sottoporremo a secondo tampone tutti i pazienti proprio per tracciare ogni possibile sviluppo».

«Su Ischia è stato istituito il casello tamponi. Non solo, l’ospedale Rizzoli ha aperto al territorio attraverso strumenti come la visita a domicilio ai pazienti. Abbiamo due ambulanze dedicate per i tamponi a casa, quattro posti in terapia intensiva nel nosocomio e dodici per quella sub intensiva»

Si parla tanto di test rapidi: efficaci, poco efficaci, per nulla efficaci: qual è il D’Amore pensiero su questo specifico argomento?

«Voglio partire da un presupposto scontato, quello cioè che il D’Amore pensiero non fa certo scuola. Ciò detto, in tempi di epidemia (e in cui il virus non è conosciuto totalmente) qualsiasi mezzo che può aiutare e supportare nell’attività diagnostica può essere utile. Ma quel mezzo, però, bisogna saperlo usare e soprattutto è necessario capire in quale contesto viene utilizzato».

Ci spieghi meglio.

«Perché in Campania governatore e unità di crisi ne demandano l’utilizzo solo alle strutture sanitarie? Perché laddove ci sono falsi positivi bisogna subito fare il tampone, mentre il test può essere usato in dinamiche di guarigione, per verificare se ci sono anticorpi presenti e metterli a confronto col tampone. Insomma, parliamo di un aiuto anche se i test non sono ancora validati dal consiglio superiore di sanità, noi in Campania abbiamo comprato il modello più attendibile e abbiamo effettuato più di quattromila esami: alcuni di questi, detto per inciso, hanno rivelato positività poi smentite dal tampone peraltro fatto nell’immediatezza. Chiudo con l’inevitabile sintesi, parliamo di uno strumento da praticare in ambiente sanitario e da riscontrare con anamnesi clinica e analisi strumentale».

Negli ultimi tempi l’interlocuzione col mondo politico locale alle volte è stata all’insegna della tensione: colpa soltanto del clima che si respira?

«Devo riconoscere che il rapporto e la dialettica hanno sempre conservato livelli e toni istituzionali. Certo, magari ci sono stati alti e bassi ma con i sindaci isolani si discute e si ragiona bene. Nell’ambito di questa emergenza noi abbiamo dovuto affrontare l’iniziale problema su Ischia e lì c’è stato un bel discutere col primo cittadino ischitano. Poi la stessa cosa si è ripetuta su Forio quando si è verificato il caso del turista lombardo contagiato, peraltro primo caso sull’isola. C’è stata una forte collaborazione anche con il sindaco di Barano quando nel Comune collinare si è registrato quel piccolo e noto focolaio e la scena si è ripetuta anche con Serrara Fontana: attualmente registro una intesa e spirito di collaborazione con Rosario Caruso, con il quale sono in contatto quotidianamente».

A chi anche sull’isola sta lavorando per la salute di tutti, e ci riferiamo soprattutto al personale in servizio al Rizzoli, cosa si sente di dire?

«Ho già avuto modo di pronunciarmi a riguardo con un post pubblicato all’indomani della lettera aperta che mi fu inviata dagli operatori dell’ospedale Rizzoli. Ancora oggi, se ripenso a quella lettera, mi commuovo. Risposi loro che al più presto sarei voluto venire a Ischia per godere delle bellezze di quella fantastica terra e per ringraziarli di persona. Per adesso posso mandargli soltanto un caloroso abbraccio virtuale, ma davvero non ci sono parole per esprimere il senso di gratitudine nei loro confronti. Però…».

Però?

«L’impegno e gli sforzi profusi da tante persone dovremmo ricordarle anche quando questa emergenza sarà finalmente alle spalle. Perché troppo spesso gli operatori della sanità vengono fatti oggetto di critiche, in alcuni casi anche di aggressioni fisiche e sono costantemente oggetto di strumentalizzazioni di natura politica. Io in un’altra vita facevo il medico, spero che alla sanità si restituisca quello che merita e le è dovuto: alla gente, insomma, chiedo di non dimenticare queste giornate. Sarebbe il riconoscimento più bello che si potrebbe fare a tanti uomini e donne che hanno gettato e continuano a gettare il cuore oltre l’ostacolo».

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