CULTURA & SOCIETA'

Un viaggio nella storia dell’isola d’Ischia con il nuovo libro di Agostino Di Lustro

Presso la Biblioteca Antoniana è stata presentata l’ultima fatica letteraria del noto studioso intitolata “Assistenza ospedaliera sull’isola d’Ischia tra il XVI e il XX”

Ogni libro del Prof. Agostino Di Lustro desta sempre grande interesse per il suo valore storico e per le sue scoperte sempre supportate da una nutrita appendice documentaria. Nel corso degli anni il noto studioso isolano si è occupato di tantissimi temi tra cui citiamo ad esempio la storia della basilica di Santa Maria di Loreto, quella della chiesa dello Spirito Santo, la nascita e lo sviluppo delle varie confraternite presenti sull’isola nei secoli scorsi e, ancora, l’importanza degli scultori Gaetano e Pietro Patalano.

Questa volta, invece, le attenzioni del Di Lustro si sono concentrate sul tema dell’assistenza ospedaliera a Ischia tra il XVI e il XX secolo da cui prende il nome il suo ultimo libro, presentato nei giorni scorsi alla Biblioteca Antoniana di Ischia. L’evento, oltre a quella di Lucia Annicelli, direttrice della Biblioteca, ha visto anche la presenza del Prof. Pasquale Balestriere e della Prof.ssa Ernesta Mazzella, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del CSII (Centro Studi Isola d’Ischia). Entrambi hanno dialogato con l’autore che ha saputo intrattenere i presenti con una serie di notizie molto rilevanti sotto il profilo storico e sociale. Va fatta una premessa quanto mai necessaria, ovvero che la medicina e l’assistenza ai malati è stata esercitata sull’isola fin dall’antichità a partire dalle celeberrime acque di Nitrodi per arrivare ai grandi medici ischitani come Giovanni da Casamicciola, medico di Carlo d’Angiò nonché professore primario nello Studio di Napoli e, solo in tempi più recenti, l’omeopata Tommaso Cigliano, figura importante dell’Ottocento foriano. Tuttavia uno studio più ampio sul tema degli ospedali e dei luoghi in cui venivano curati i poveri e i bisognosi non era stato fatto finora ed è stato proprio questo il fulcro delle ricerche svolte dal Di Lustro.

Dal libro, ad esempio, apprendiamo che la storia dell’assistenza ospedaliera sorse a Ischia alla fine del XV secolo, quindi negli ultimi anni del Medioevo e, probabilmente, non proprio a opera di una confraternita. Tuttavia è più che plausibile un qualche intervento del “potere” religioso. Tra i primi “ospedali” sul territorio isolano ricordiamo quello di San Vito, quello presso la chiesa dell’Annunziata nella Città d’Ischia e, infine, quello di San Luca. Erano tre strutture con una forte valenza sociale in cui le confraternite avevano un ruolo importante nell’assistenza ai più poveri. Un aiuto significativo, in questo senso, era offerto anche dalle cosiddette Università, ovvero gli antichi comuni presenti sull’isola. Ogni Università, infatti, era tenuta per legge ad avere un medico che, stipendiato dal sindaco di turno, aveva il compito di assistere i malati, girando in lungo e in largo il territorio di propria competenza. Per avere maggiori informazioni sui temi toccati nel libro, abbiamo intervistato a fine evento il Prof. Agostino Di Lustro:

Su cosa si sono focalizzate le sue ricerche?

«È stata principalmente una ricerca d’archivio poiché finora erano poche e isolate le notizie su questo tema. Ho messo insieme una serie di documenti per cercare di ricostruire la storia dell’assistenza ospedaliera sulla nostra isola tra il XVI e il XX secolo e come ogni ricerca archivistica non è stato semplice portare a galla le informazioni. Ad ogni modo, adesso sappiamo che dalla fine del XV secolo le varie confraternite isolane e le antiche Università, ovvero i comuni dell’epoca, si occupavano già della cura dei malati e dei poveri, seppur con molte difficoltà sia a livello economico che di strutture».

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È la prima volta che si occupa di questa tematica legata all’assistenza sanitaria a Ischia o in passato aveva già fatto ricerche a riguardo?

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«Non mi ero mai occupato di questa realtà. In me, a dire il vero, c’è sempre stata una profonda ammirazione verso il tema degli ospedali antichi e della cura dei malati, ma non avevo mai approfondito la questione dal punto di vista documentario e di ricerca. Quest’anno, avendo a disposizione una serie di documenti inediti, ho voluto approfondire il tema ed il libro che avete tra le mani è il risultato di questo lungo, ma soddisfacente lavoro di scavo. Posso dire di aver aperto un varco, una strada in una direzione mai esplorata prima d’ora e spero che qualcuno dopo di me possa allargare le ricerche e, magari, giungere a nuove conclusioni».

Uno dei principali luoghi di assistenza sanitaria a Ischia, soprattutto durante il XX secolo, è stato senza ombra di dubbio l’Ospedale di Santa Maria di Loreto di Forio, giusto?

«Le prime notizie di quest’ospedale le troviamo già nel corso del XVI secolo e, in generale, abbiamo una buona documentazione su questa istituzione che nei secoli ha conosciuto alterne vicende. Era gestito dalla confraternita che si occupava di tutte le spese, comprendenti le cure, il ricovero degli ammalati e l’eventuale acquisto dei medicinali per soccorrere gli infermi. Questa istituzione locale però non si occupava solo dei foriani dell’epoca, ma anche dei tanti marinai e naviganti che, ammalatisi nei pressi delle nostre coste, venivano portati negli spazi dell’ospedale di Forio e curati. Nei documenti, infatti, troviamo malati provenienti dalla Sicilia, da Ancona, da Genova, dal Cilento e da tante altre zone d’Italia. Nel 1878 i locali dell’ospedale furono interessati da un ampio restauro e nel 1914 venne realizzata una sala operatoria per una maggiore assistenza dei malati. Dal 1915 al 1918 vennero accolti i feriti della Prima Guerra Mondiale e, ben presto, si decise di allargare il raggio dell’assistenza medica con l’istituzione di alcuni ambulatori specialistici. Tuttavia il periodo di maggior splendore si ebbe tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso quando si decise di istituire un vero e proprio Pronto Soccorso di cui l’isola era priva e che fu attivo tra il 1954 e il 1962.

In questa attività si distinse il priore della confraternita, Santolo Luongo. Vennero costruiti nuovi ambienti per aumentare la capienza dei posti letto e, soprattutto, venne realizzata una sala operatoria in cui vennero effettuate diverse operazioni chirurgiche. Come chirurgo fu scelto il Dott. Giacomo Corvini, assistito dai dottori locali Vito Amalfitano e Leonardo Castaldi. Gli infermieri scelti furono, invece, Angelo Genovino e sua moglie Lucia Monti. Questa equipe medica in pochi anni realizzò un migliaio operazioni chirurgiche, alcune delle quali anche molto complesse, ma andate sempre a buon fine. Il Pronto Soccorso di Santa Maria di Loreto curò tantissimi isolani fino all’apertura dell’Ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno».

Lei da tanti anni si occupa di ricerca archivistica. Quando è nata questa sua passione e perché gli archivi sono importanti per una comunità?

«Ho cominciato a consultare le cosiddette ‘carte vecchie’ già quando ero all’Università e da allora in poi non ho più potuto fare a meno dei documenti e degli archivi che, è utile ricordarlo, hanno una funzione fondamentale nella vita di una qualsiasi comunità. Gli archivi rappresentano l’identità di un luogo ed importante prendersene cura per non dimenticare quello che siamo».

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