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Unioni civili, Ischia è pronta ad affrontare questa nuova realtà?

di Francesco CastaldiISCHIA –

Poco meno di due settimane fa vi raccontavamo la storia di Domenico Nardiello e Salvatore Carino, la prima coppia omosessuale ad essersi unita civilmente sulla nostra isola. In quell’occasione, i due novelli sposi dichiararono al nostro quotidiano: «Molte persone, oltre ad averci fatto gli auguri, ci hanno ringraziato per aver usufruito per la prima volta sull’isola di questa nuova possibilità, che molto probabilmente invoglierà altre coppie ad uscire allo scoperto in maniera più serena. Abbiamo avuto la fortuna di avere delle famiglie che ci hanno sostenuto, quindi per noi è stato relativamente più “facile”. Le nuove generazioni – ammisero i due – vivono questa realtà con molta più serenità rispetto ai nostri coetanei. Per noi questo non è un “matrimonio”: si tratta, infatti, di un’unione civile proprio perché abbiamo acquisito dei diritti civili. Il nostro augurio – conclusero Domenico e Salvatore – è che le coppie omosessuali che vivono in modo più riservato possano far leva sul proprio amore per ottenere il riconoscimento dei propri diritti come abbiamo fatto noi due».

L’unione tra Domenico e Salvatore, come ricorderete, è stata salutata con vibrante gioia dal consigliere Luigi Di Vaia, tra i principali fautori della delibera con la quale si è sancita l’istituzione del registro delle unioni civili nel Comune di Ischia: «Ho provato una forte emozione durante la cerimonia che stamattina si è tenuta presso la sala consiliare», dichiarò Di Vaia. «Sono passati pochi mesi dalla battaglia che facemmo in quella stessa sala quando, alla fine, il consiglio comunale approvò l’istituzione del registro delle unioni civili. Devo dire che sembrava una cosa impossibile invece oggi ad Ischia si è tenuta la cerimonia che ha ufficializzato la prima unione civile sull’isola. Sono felicissimo per Domenico e Salvatore. La nostra comunità ha vissuto una giornata di festa come tante altre. Stiamo raggiungendo quella normalità che attiene a tutti i paesi civili – concluse il consigliere – nei quali i diritti sono uguali per tutti».

Nonostante il raggiungimento di questo significativo traguardo, nell’edizione di domenica 9 ottobre evidenziammo che la battaglia per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali è ancora lunga. Infatti la legge Cirinnà, per quanto da un lato permetta a molte coppie dello stesso sesso di sugellare la propria unione dinanzi ai funzionari dello Stato, dall’altro non è applicabile concretamente in determinati contesti a causa della fiera opposizione di alcuni sindaci, che invocano addirittura l’obiezione di coscienza, rifiutandosi di officiare i riti o di concedere i locali del Comune per la celebrazione degli stessi. Questi atteggiamenti – che andrebbero severamente puniti in quanto violano la legge della Repubblica – rappresentano un muro spesso invalicabile per le coppie omossessuali, che in molti casi decidono di desistere e di non portare avanti le pratiche per unirsi civilmente. In questo deprimente quadro (sono ancora troppo pochi coloro che richiedono di sposarsi al Comune, come ci confermano anche dall’Arcigay), il “caso ischitano” potrebbe fungere da stimolo per i tanti che anelano ufficializzare la propria convivenza, e che tuttavia temono di essere giudicati dal prossimo. Ma la nostra isola è davvero pronta ad affrontare questa nuova tipologia di unione? Lo abbiamo chiesto ad alcuni ischitani, i cui pensieri potete approfondire proseguendo nella lettura di questo servizio.

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