CULTURA & SOCIETA'

“Viene viene la befana vien dai monti a notte fonda…”: così Pascoli “celebrava” la vecchietta tanto cara ai bambini

La Befana, termine che si rifà a Epifania, cioè manifestazione, è nell’immaginario collettivo un mitico personaggio con l’aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni, la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. L’iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Si rifà al suo aspetto la filastrocca di anonimo, la Befanata, che viene recitata in suo onore: La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la Befana! Ma la filastrocca bella che suscita emozione e sintetizza lo scenario semplice in cui agisce “sente” e “vede” la Befana, è quella scritta il 5 gennaio del 1897 dal grande poeta Giovanni PASCOLI (1855 -1912) dedicata per l’appunto alla Befana ed ai bambini, a quelli fortunati ed ai meno fortunati. Ci piace riportarla tutta per meglio gustare il fascino e il valore della storica composizione.

VIENE VIENE LA BEFANA di Giovanni Pascoli

Viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! la circonda neve, gelo e tramontana. Viene viene la Befana. Ha le mani al petto in croce, e la neve è il suo mantello ed il gelo il suo pannello ed è il vento la sua voce. Ha le mani al petto in croce. E s’accosta piano piano alla villa, al casolare, a guardare, ad ascoltar or più presso or più lontano. Piano piano, piano piano. Che c’è dentro questa villa? uno stropiccìo leggiero. Tutto è cheto, tutto è nero. Un lumino passa e brilla. Che c’è dentro questa villa? Guarda e guarda… tre lettini con tre bimbi a nanna,
buoni Guarda e guarda… ai capitoni c’è tre calze lunghe e fini. Oh! tre calze e tre lettini…Il lumino brilla e scende, e ne scricchiolan le scale: il lumino brilla e sale e ne palpitan le tende. Chi mai sale? chi mai scende? Co’ suoi doni mamma è scesa, sale con il suo sorriso. Il lumino le arde in viso come lampada di chiesa. Co’ suoi doni mamma è scesa. La Befana alla finestra sente e vede, e s’allontana. Passa con la tramontana, passa per la via maestra, trema ogni uscio, ogni finestra. E che c’è nel casolare? un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco brilla ancor nel focolare. Ma che c’è nel casolare? Guarda e guarda… tre strapunti con tre bimbi a nanna,buoni. Tra le ceneri e i carboni c’è tre zoccoli consunti. Oh! tre scarpe e tre strapunti…E la mamma veglia e fila sospirando e singhiozzando, e rimira a quando a quando oh! quei tre zoccoli in fila…Veglia e piange, piange e fila. La Befana vede e sente; fugge al monte, ch’è l’aurora. Quella mamma piange ancora su quei bimbi senza niente. La Befana vede e sente. La Befana sta sul monte. Ciò che vede è ciò che vide: c’è chi piange, c’è chi ride: essa ha nuvoli alla fronte, mentre sta sul bianco monte.
michelelubrano@yahoo.it

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