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«Violenze e mortificazioni sulla moglie», l’atto d’accusa del pm

La misura cautelare firmata dalla dott.ssa Campese a carico del 43enne S.M. evidenzia gli atteggiamenti reiterati nei confronti della coniuge, commessi peraltro anche in presenza della figlia di appena sei anni

Misura cautelare dell’allontanamento della casa familiare e divieto di avvicinamento alla persona offesa. E’ questo il provvedimento emesso dal pubblico ministero dott.ssa Campese a carico del 43enne ischitano S.M., ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia come già annunciato nell’edizione di ieri del nostro giornale. Nel provvedimento si legge come lo stesso pm abbia fatto sentire anche una serie di testimoni non legati soltanto alla vittima dei presunti maltrattamenti ma anche dello stesso indagato. E sottolinea il pm: “Tutti i soggetti ascoltati hanno confermato che l’indagato aveva un carattere estremamente prevaricatorie e che davanti a loro si era rivolto con espressioni mortificanti nei confronti della moglie. I testi (omissis) in particolare hanno confermato il propalato della persona offesa in merito all’episodio del 26 dicembre 2021, affermando che nel corso del pranzo svoltosi presso la loro abitazione avevano notato una situazione di forte tensione generata dall’atteggiamento dell’indagato dopo che la moglie si era allontanata insieme al padrone di casa”. C’è poi un altro dettaglio, abbastanza significativo: “La sorella dell’indagato – è riportato nell’ordinanza – ha raccontato che il fratello le aveva confessato di aver picchiato la (omissis) il 26 dicembre e che lei, dopo ave saputo ciò, aveva evitato di sentirlo poiché disapprovava totalmente il comportamento del fratello”.

“La sorella dell’indagato – è riportato nell’ordinanza – ha raccontato che il fratello le aveva confessato di aver picchiato la (omissis) il 26 dicembre e che lei, dopo ave saputo ciò, aveva evitato di sentirlo poiché disapprovava totalmente il comportamento del fratello”

L’atto di accusa nei confronti dell’indagato è chiaro e netto e non a caso la dott.ssa Campese rincara la dose spiegando che “la denunce e le sommarie informazioni rese descrivono nel dettaglio tutte le condotte minatorie, mortificanti e violente subite dalla (omissis) e sono idonee ad integrare senza dubbio il delitto di maltrattamenti in famiglia aggravato e il delitto di lesioni aggravate”. Per poi aggiungere: “E’ provato che S.M. tiene ormai da diversi anni un comportamento estremamente aggressivo, vessatorio e anche violento nei confronti della moglie alla quale si rivolge continuamente con frasi ingiuriose e mortificanti, aggressioni fisiche e percosse, il tutto animato sempre dai più futili motivi. Si tratta inequivocabilmente di fatti gravi, ravvicinati nel tempo, tali da creare una condizione di vessazione e sofferenza prolungata e protratta nel tempo alla (omissis), che è stata più volte costretta ad allontanarsi dalla propria abitazione per evitare le aggressioni del marito. Fondata altresì è la contestazione della circostanza aggravante ipotizzata dalla Procura dell’aver commesso il fatto alla presenza di minori, poiché diverse delle condotte violente subite dalla (omissis) sono state commesse alla presenza della piccola (omissis) di soli sei anni, nonché quella della circostanza aggravante dell’aver commesso il fatto nei confronti di persona legata da relazione affettiva”. Per quanto riguarda la gravità indiziaria per il delitto di lesioni, infine, la stessa è indicata non soltanto da testimonianze e dichiarazioni della vittima, ma anche dai referti medici che puntualmente sono stati allegati alla denuncia che la donna ha presentato presso gli uffici del commissariato di Ischia.

“Non vi sono dubbi in relazione alla necessità di assumere un presidio cautelare immediato, che impedisca a S.M. di avvicinarsi alla abitazione della famiglia dove la donna deve poter ritornare ad abitare”

Relativamente alla misura cautelare, il pubblico ministero spiega: “Non vi sono dubbi in relazione alla necessità di assumere un presidio cautelare immediato, che impedisca a S.M. di avvicinarsi alla abitazione della famiglia dove la donna deve poter ritornare ad abitare, oltre ad ogni altro immobile di familiari e di strutture pubbliche in cui ha trovato o troverà ospitalità nonché a tutti i luoghi frequentati dalla stessa sia per ragioni di lavoro e di vita (luoghi di lavoro, negozi, uffici, palestre, chiese, strade abitualmente frequentate dalla vittima) sia per motivi di svago e tempo libero (bar e locali, abitazioni di parenti e amici, eventuali luoghi di vacanza o villeggiatura e così via) in modo da mantenere un’effettiva e non solo fittizia distanza fisica e mentale tra i due. Ricorre infatti un serio e non trascurabile pericolo di commissione da parte di S.M. di altri delitti analoghi e di protrazione di quello di maltrattamenti in famiglia e di atti persecutori fin qui descritti. Si impone dunque un intervento cautelare che impedisca ogni contatto, auspicando che il presente provvedimento, adottato nei limiti della richiesta cautelare della Procura, assuma un’adeguata funzione precettiva poiché la paura della sanzione penale concreta e la consapevolezza di essere ormai già sottoposto a indagini dall’autorità giudiziaria e monitorato dalle forze dell’ordine potrebbero valere a indurre l’uomo a più miti e adeguamenti comportamenti. Tutto ciò può dunque essere assicurato nella fase cautelare con il presidio proposto dal pubblico ministero nella richiesta cautelare”.

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