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Oltre al danno la beffa, i lavoratori di Villa Mercede sulla graticola

La tensione è altissima: il nuovo consorzio non ha ancora avviato la procedura del passaggio di cantiere e finora non risulta rispettata la clausola sociale per il mantenimento delle maestranze

Non si diradano le nubi sul futuro dei lavoratori di Villa Mercede. È preoccupante il silenzio che tuttora aleggia intorno alla richiesta di passaggio di cantiere delle maestranze dopo che lo scorso dicembre il Tar ha decretato la vittoria del consorzio Icaro quale aggiudicataria del servizio in luogo della precedente Civitas facente capo al consorzio Nestore. Un’incertezza che grava come una spada di Damocle sui circa trenta lavoratori che da anni hanno prestato la loro opera presso la residenza sanitaria assistenziale di Serrara Fontana, e le rispettive famiglie.

E pensare che dalla definizione del contenzioso si sperava potesse arrivare una schiarita dopo anni di traversie che gli operatori hanno dovuto subire, fino ad arrivare a iniziative di protesta per attirare l’attenzione delle istituzioni, ma senza mai far venir meno le cure verso gli ospiti della residenza: ennesima dimostrazione della grande professionalità e della dedizione delle maestranze, che oggi vedono nuovamente mettere in discussione l’esistenza stessa del proprio lavoro.

Un annuncio di una cooperativa del nuovo consorzio ha fatto scattare l’allarme: si ricerca nuovo personale per la Rsa. I sindacati Uiltucs e Fisascat invocano un tavolo in Prefettura, presagendo il concreto rischio di vedere i lavoratori estromessi dalla nuova gestione del servizio

Quasi un anno fa, durante l’insorgere del focolaio di covid-19 presso la struttura, i lavoratori furono posti in quarantena, con la cassa integrazione, e l’Asl prese in mano le operazioni subentrando col proprio personale nella gestione dei servizi di assistenza, oltre a delegare il servizio di pulizie e di mensa a ditte esterne. Dopo il periodo di quarantena gli addetti comunicarono ripetutamente la propria disponibilità a rientrare in servizio, senza mai ricevere alcuna risposta. Intanto a giugno era scaduta l’ultima proroga per la cooperativa uscente, e da allora, complice una cassa integrazione più virtuale che effettiva (a tutt’oggi sono state percepite soltanto due mensilità), la situazione dei lavoratori è diventata nerissima. Non va dimenticato che essi sono tuttora in attesa di percepire tre mensilità e la tredicesima del 2019, arretrati che si aggiungono al recalcitrante ammortizzatore sociale citato.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, aumentando a dismisura l’ansia che stanno vivendo i lavoratori, è venuta nei giorni scorsi, quando la cooperativa Santiago, facente parte del consorzio Icaro, ha pubblicato sui social un annuncio per la ricerca di nuovo personale. Potrebbe trattarsi di un segnale, precisamente del fatto che la nuova cooperativa non voglia accettare la clausola che impone la conservazione dei diritti dei lavoratori, in pratica il mantenimento delle maestranze già in servizio. Questo annuncio ha quindi seminato enorme apprensione tra gli operatori tuttora in cassa integrazione, che hanno allertato i sindacati, Fisascat Cisl e Uiltucs.

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Finora non si è registrato alcun riscontro da parte dell’Asl e delle cooperative alle reiterate richieste degli operatori e delle sigle sindacali

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Quest’ultima sigla aveva già inviato alcuni giorni fa una nota ai vari attori coinvolti: l’Asl, le cooperative protagoniste di questo sofferto passaggio, la Prefettura, e per conoscenza anche i sei sindaci dell’isola d’Ischia, lamentando la situazione di estrema precarietà delle lavoratrici e dei lavoratori storicamente impegnati presso Villa Mercede. Alla mancanza di riscontri, e soprattutto in seguito all’allarmante annuncio della cooperativa entrante, la Uiltucs ha inviato un’ulteriore nota esprimendo grande preoccupazione anche in virtù del fatto che le maestranze della residenza svolgono le stesse mansioni e detengono le stesse qualifiche di quelle descritte nell’annuncio. Nella nota, firmata dal Segretario Generale Giuseppe Silvestro, viene evidenziato ancora una volta che i lavoratori hanno diritto al “passaggio di cantiere” e che nonostante le svariate richieste, finora non si è ancora svolta la procedura prevista dall’articolo 37 del contratto nazionale delle cooperative sociali, e non è stata nemmeno rispettata la “clausola sociale” prevista nel bando di gara.

Ciò significa che a pochi giorni dall’affidamento dei servizi, che dovrebbe scattare il primo febbraio, i lavoratori corrono il rischio concreto di perdere il lavoro. La tensione è altissima tra le maestranze, e i sindacati hanno già avvertito le parti in causa che a breve i lavoratori potrebbero innescare iniziative difficilmente governabili. Un eufemismo per dire che gli atteggiamenti finora tenuti dalle cooperative, dall’Asl e dalle istituzione hanno innescato una vera e propria bomba sociale pronta a esplodere. Una bomba che potrà essere disinnescata solo se l’Asl, in quanto stazione appaltante, eviterà di procedere all’affidamento senza che sia rispettata la clausola sociale e il normale passaggio di cantiere. Inoltre, i sindacati hanno chiesto con urgenza la convocazione in sede istituzionale di tutte le parti interessate presso la Prefettura di Napoli. I tempi stringono, e il destino di trenta famiglie è più che mai appeso a un filo.

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