LE OPINIONI

IL COMMENTO Che la tutela del verde torni una priorità

DI ANTIMO PUCA

Boschi e pinete. Spicchi di natura dove rilassarsi e portare l’amico cane e dove si fanno lezioni agli alunni della vicina scuola. Oasi Verdi minimali ma ultime ancore presenti, sin qui salvate dai ripetuti e pesanti interventi di urbanizzazione che le hanno circondate di cemento. La nostra isola, purtroppo, sembrerebbe non amare gli alberi, se dopo anni dalla Legge 113/92 (un nuovo albero per ogni nato) si devono ancora individuare le aree di piantumazione! Per questa mentalità, che ogni minuto ruba alla Natura aree pari a quattro campi di calcio, è in gioco la vita. Le pinete sono boschi residui e relitti, di grande interesse fitogeografico, poiché rappresentano l’ultimo frammento di un bosco che in passato era molto diffuso in tutta l’isola. Alcune zone mostrano una importante rinnovazione di pino e latifoglie, nonché una struttura forestale ormai notevole. Le pinete sono importanti anche per la stabilità idrogeologica e per la biodiversità, racchiudendo specie di piante non comuni (es.: Orthilia secunda). Si dovrebbero sempre prevedere alcune aree ove il bosco è lasciato al suo libero sviluppo, in modo da raggiungere la fase ecologica della fluttuazione. In questo caso gli alberi completano nello stesso punto il loro ciclo vitale, dal seme alla vetustà. Si può anche pensare ad una forma di gestione più articolata delle pinete, sempre che non comporti l’eliminazione di porzioni delle stesse. Il territorio isolano riveste particolare interesse naturalistico ambientale, oltre che storico-architettonico e agricolo. Territorio oggetto di innumerevoli ferite dovute a speculazione edilizia, lottizzazione e di deterioramento delle aree boschive e agricole, dovute alla mancata coltivazione e/o manutenzione. Servono volontà e appoggio politico. 

I motivi per la tutela e la valorizzazione di questo territorio sono molteplici. 1) AGRICOLO-RURALE SILVICOLTURALE – Preservare e potenziare la coltura della vite e del castagno, tradizionali forme di utilizzo del territorio collinare. – Elevare lo standard qualitativo della produzione vinicola agganciandola ad un marchio DOP. – Favorire l’introduzione dell’olivo per la nuova vocazionalità territoriale che si apre in relazione ai cambiamenti climatici in atto. – Contrastare l’abbandono dei terrazzamenti e l’invasione di specie aliene e devastanti. – Valorizzare l’agricoltura di collina (es. coltura dei piccoli frutti). – Riattivare, valorizzare e promuovere la tenuta del patrimonio boschivo, anche per contrastare il dissesto idrogeologico in atto. – Valorizzare la produzione agricola delle piane pedecollinari, contribuendo a preservarle dalle pressioni speculative. – Valorizzare dal punto di vista naturalistico/culturale i roccoli (alcuni dei quali “monumentali”) esistenti. 2) ARCHITETTONICO-PAESAGGISTICO-CULTURALE -Conservare e valorizzare il patrimonio legato all’architettura rurale locale. -Conservare il paesaggio rurale e gli aspetti legati alla cultura contadina. -Valorizzare un patrimonio monumentale di rara bellezza: il romanico abbaziale, l’edilizia civile medioevale, (es. torri e complessi fortificati), il patrimonio archeologico. -Valorizzare il patrimonio religioso (es. Santuari Mariani) e simbolico (la collina di San Pietro in cui fu eretto il tempio dei frati Basiliani; Santa Maria al Monte, Forio; Eremo di San Nicola, Epomeo). Alcune pinete sono state dotate di aree per il fitness. Ampliate e riqualificate le zone giochi per i bambini. Ripensati i sistemi esistenti di sentieri con l’introduzione di nuove funzioni (percorsi jogging, bike e benessere). Mi interessa capire quanto pesante sia l’impatto da un punto di vista naturalistico e ambientale. Sarebbe utile ripulire le pinete e riqualificare le strutture esistenti. Ritengo, invece, oltraggioso distruggere parti di pineta per costruirne altre. In primo luogo, questo degraderà il boschetto a parchetto qualunque, intaccando lo spirito del luogo e perdendo quel senso di equilibrio uomo-natura che era stato originariamente. Si danneggia irreparabilmente un ecosistema per creare l’ennesima area fitness/picnic. Vale quindi nuovamente la pena di chiedersi se fosse necessario sradicare e tagliare alberi e pavimentare il suolo, anziché investire per potenziare quanto già esistente. Certamente si devono avere politiche per garantire fruibilità e frequentazione dei luoghi ma un’attenzione del tutto particolare va prestata a quelle zone che per la loro connotazione e valore ambientale richiedono dei vincoli e dei limiti. La prevenzione va fatta utilizzando uomini e mezzi adeguati che non prevedano la distruzione o la manomissione del bosco. Altrimenti distruggiamo ciò che invece vorremmo tutelare. La politica si affida ai tecnici per lavarsi come Pilato le mani o, come dovrebbe, è in grado di orientare e indicare le priorità e fissare i limiti?

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Sagge parole!
Sull’isola si sta riscoprendo l’agricoltura, e di questa soprattutto la viticoltura: ciò è un ottimo segnale, tuttavia manca del tutto la cultura del “verde” urbano.
Il recente restiling del lungomare di Forio ce ne dà una prova evidente: scale, fontane e sculture invadono un panorama pietrificato e rovente per quasi tutto l’anno, dove spicca l’assenza totale di verde, in grado di offrire quel refrigerio ombroso che inviterebbe le persone alla sosta ed alla socializzazione…

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex