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I RITI SACRI SI CONCLUDONO CON LA RESURREZIONE DI CRISTO

Ecco la Pasqua di Resurrezione. Gesù è risorto, gli angeli cantano, gli uomini esultano, sui campanili di tutte la chiese dell’isola le campare si sciolgono e suonano a distesa. E’ musica celestiale con il profumo ed i colori della primavera, la bella stagione che secondo il calendario  battezza la Pasqua di Cristo. Non è poco se si vive la Pasqua ispirati ai valori dello spirito, della natura e della festa sociale che coinvolge tutti nella gioia e nella fratellanza in famiglia e fra  gli amici, Ma la Pasqua, oltre ad essere vissuta nella pienezza della fede in Gesù risorto, è attesa ed amata anche per la bellezza delle sue tradizioni che mutano di  paese in paese, di popolazione in popolazione  a seconda della loro storia che affonda le radici nei racconti dei nonni e padri di famiglia. Possiamo dire che sull’isola, come in qualsiasi altra località della Campania, la Pasqua  è una festa dove religione e tradizione si fondono, fino ad assottigliare i confini e ad aggiungere significato gioioso alla ricorrenza. Trascorsa ormai la Settimana  Santa con i riti sacri della liturgia cattolico-cristiana che hanno visto la partecipazione sentita di ischitani ed in particolare di  turisti presenti in questi giorni di vacanze pasquali  nella nostra isola, ci si concentra oggi  in questa fausta giornata che è la domenica  di Pasqua  del Signore in cui ciascuno è già preparato  a viverla come sa fare, o come gli è stato insegnato in tenera  età, negli anni spensierati della fanciullezza ove tutto era bello, divertente  e degno di essere goduto.  I primi apprendimenti  erano in famiglia dove si respirava aria di festa già dalla domenica precedente preludio alla pasqua e  dedicata alla benedizione delle palme. Si faceva a gara a chi  poteva dimostrare il “pacia-pace”  più grande e col fiocco di raso più bello, azzurro per i maschietti e rosa per le femminucce. Per l’occasione si indossava il vestito nuovo di stoffa di buona qualità, più leggera per il primo tiepido caldo di primavera, le scarpe nuove e la camicia nuova. Per le ragazzine l’abbigliamento richiedeva da parte della famiglia più impegno per il modello del vestito, i colori e le merlettature.  Erano i  vestiti di mezza stagione. Si andava in campagna alla ricerca della “rovera”, piccole radici nodose di piante che immerse in una pentola di acqua bollente, al secondo ribollo sprigionavano un colore rosso che  serviva per tingere le uva. In pratica le uova  pinte di rosso soprattutto, ma anche di altri colori come il giallo, l’azzurro il verde, il rosa rappresentavano il primo simbolo della pasqua mangiarreccia. Seguivano poi l’agnello, la pastiera, il panettone rivestito di confettini e il bianco dell’uovo e tanto altro ancora. Questa è la pasqua della nostra infanzia che poco si scosta dalla pasqua che si vive oggi. In buona parte le tradizioni reggono, specie nella cultura della tavola, la tavola di pasqua che nelle famiglie, negli aberghi, nei ristoranti, ieri come oggi rappresenta la priorità. Parliamo  della  convivialità  e della tavola con le sue tradizionali pietanze: salumi affettati con uova sode e ricotta salata, carciofi bolliti o fritti e il classico agnello al forno con patate. Fave e finocchi freschi.  Inoltre  una buona pastiera all’ischitana con influenza napoletana, Il casatiello rustico e domesitico, il tortano, la colomba farcita e le tradizionalissime uova di cioccolato.

LA PASTIERA

L’origine della pastiera a Ischia come nel napoletano è molto antica( sull’isola fu diffusa dai borboni),  la sua storia fonde culti di tipo pagano a quelli di tipo cristiano. Il mito pagano vedeva nel dolce a base di grano e di uova la celebrazione della primavera, tale mito fu reinterpretato in chiave cristiana e la pastiera divenne il simbolo della resurrezione di Cristo. Per questo motivo viene preparata tradizionalmente il mercoledì santo per essere consumata oggi domenica di Pasqua. M a c’è chi la mangia prima. Esiste, inoltre, un mito legato alla sirena Partenope, secondo il quale gli abitanti della vicina  Napoli le offrirono in omaggio i prodotti della loro terra, tra cui la ricotta, il grano cotto nel latte e l’acqua dei fiori d’arancio. La sirena portò questi ingredienti in offerta agli dei, i quali li mescolarono con arte divina e vi nacque la pastiera.

IL TORTANO

Il tortano è un rustico tradizionale napoletano che si prepara in occasione delle festività pasquali, abbastanza diffuso anche nella nostra isola. La preparazione del tortano salato è molto simile a quella del casatiello da cui si differenzia per l’utilizzo delle uova che, invece di essere inserite intere e crude sopra l’impasto fissate con delle strisce di pasta, si mettono già sode e a spicchi nell’impasto con formaggi e salumi. Inoltre il tortano ischitano rispetto al casatiello, è più alto e morbido.

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IL ROTOLO DI FRAGOLA

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Rotolo alle fragole con ricotta un dolce facile e veloce ma golosissimo e che fa una scena incredibile ma vi assicuro che ci metterete pochissimo a prepararlo.

FAVE  FRESCHE DI PRIMAVERA

Per fnire, riportiamo gli auguri di pasqua del giornalista Rai Franco Bucarelli amico di Ischia da sempre e goloso delle fave di primavera: “Ho scelto l’immagine della fave,  afferma Franco Bucarelli, perchè rappresentano una consuetudine pasquale e poi mi piacciano molto. Io ne mangio tantissime, anche perchè fanno benissimo all’organismo. Se poi aggiungere un tocco di pecorino, ancora meglio. Questo legume verde ha il colore della speranza ed io ho preferito metterlo in evidenza, al posto degli abituali simboli religiosi, usati ed abusati. E’ un inno alla Natura, nei giorni della Resurrezione. Forse, troverete banale la mia scelta, ma, io invece la trovo originale e mi piace. In questi giorni di festa, non occorre spendere fortune per banchetti pasquali. sono un insulto alla miseria, che avviluppa parte del popolo italiano. Io sono felice, con una semplice zuppa di fave ! Buona Pasqua a tutti !

 

           antoniolubrano1941@gmail.com

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