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Decrescere per crescere

Abbondanza frugale: crescere decrescendo è la vera sfida. Senza dirlo esplicitamente, anche la U.E. sta andando in questa direzione ed a Bruxelles più’ di una Commissione sta lavorando attorno a un nuovo modello di sviluppo, che non è solo la declinazione in termini di sostenibilità dell’attuale modello che comunque porta in sé un connotato di ingiustizia ineliminabile. Uscire dal triangolo di crescita, progresso e sviluppo che sembra imprigionarci e dentro il quale ci imbattiamo come falene impazzite; uscire dal lato della crescita, o meglio, della non crescita o addirittura della descrescita. Siamo come il bruco nella mela:avanziamo per mangiare e mangiamo per avanzare,ma la mela,presto o tardi, finisce. Parlare di parsimonia al mondo politico ed economico è come lottare contro i mulini a vento,eppure ci si deve arrivare e dunque anche chi non ama questo scenario converrà con me che è meglio una ”parsimonia” della quale scegliere le forme e il dovere/piacere della scelta, che non una parsimonia ”lineare” dettata dalla urgenza dell’inevitabile. La decrescita non è più una posizione ideologica radicale,bensì una necessità’ per cominciare a rispondere a domande importanti come il riscaldamento globale, l’inquinamento e l’impoverimento delle risorse naturali, un modello di sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli uomini.

Cosa sono le domeniche a spasso ischitane? Cosa è il principio di non ulteriore occupazione del suolo purtroppo non sempre rispettato? Cosa è una seria politica di raccolta differenziata? Sono piccoli passi nella direzione giusta. La decrescita è già nella nostra vita di tutti i giorni. Le famiglie dovrebbero cominciare a cambiare le proprie abitudini di acquisto di beni come frutta, verdura, pasta, formaggio, detersivi, unendo al consumo parole come solidarietà e sostenibilità. Ridurre; riutilizzare; riciclare: con la raccolta porta a porta dei rifiuti, materiali post utilizzo. Rivalutare il nostro essere isolani, la possibilità di incidere davvero nelle scelte che decidono il nostro futuro e in quello dei nostri figli, senza più la scusa di una politica irrimediabilmente distante e inavvicinabile. Resistere ai discorsi del tipo ”alla fine non possiamo cambiare nulla”, alla tentazione di dare deleghe in banco a qualcuno perché prenda decisioni al posto nostro ”perché non conosciamo la complessità dei problemi”. Noi ischitani, nel frattempo cerchiamo una risposta, dobbiamo metterci in cammino. E’ necessario, a mio avviso, avallare una profonda riflessione sul perché, soprattutto ad Ischia, in questo momento storico, il funzionamento della vita politica purtroppo è intaccato e caratterizzato da un malessere che ormai è divenuto fisiologico. Credo che tutto ciò derivi da quella perdita di fiducia tra l’isolano e la classe politica che invece,laddove presente,rappresenta il terreno fertile per soddisfare i bisogni che la società richiede.

La distanza tra mondo quotidiano ed ambito politico si è fatta palesemente larga. Quando in un paese come Ischia pesa la delusione, la popolazione si sente avvilita e stenta a cogliere quelle dinamiche positive che bisogna tirare fuori nei momenti di crisi. Bisogna cogliere le esigenze dell’isola e dei suoi abitanti ed ascoltare le richieste che vengono dal basso. Gli isolani chiedono proposte concrete: sull’amministrazione, sulle iniziative sociali, sulla gestione del territorio, del turismo, sulla cultura, sullo sport, oltre a una gestione più oculata del Comune. Esiste una perdita di fiducia degli isolani nelle istituzioni ed è doveroso cercare modi di partecipazione che riavvicinino alla vita comunitaria ed al dialogo con le istituzioni. Non è vietato sognare. Colpisce la solerzia con cui si scansa il vero nodo:quello di come governare un Comune disastrato. Mancano proposte concrete e linee pragmatiche precise. Nessuno offre una ricetta, seppur minima, di risanamento. Nessuno dice come stanno le cose. Le casse del Comune sono vuote,gli spazi di manovra della politica sono ridottissimi. Come se non bastasse, l’azienda dei Trasporti e la municipalizzata della nettezza urbana vantano debiti giganteschi, offrendo allo stesso tempo servizi scadenti. Il problema non stà tanto,o non solo, negli organici di quelle aziende. Il vero nodo è un’altro. Quegli eserciti, tra Comuni e municipalizzate, più che per i servizi, si distinguono per i disservizi agli isolani. Chi vuole cambiare Ischia,deve cambiare da cima a fondo la Governance, deve fornire proposte concrete prima di tutto sulla”macchina”del Comune. I veri mattatori delle elezioni non sono quasi mai conosciuti sul piano nazionale,ma leader indiscussi sul piano locale. ”Do’ una mano a chi la chiede”, è la sintesi di una logica che condiziona le menti delle persone semplici e di chi si avvale della proprio nome e della propria influenza per  poter convogliare su un determinato candidato enormi quantità di voti. E non è la legge elettorale in sé a poter ostacolare gli esiti nefasti del ”voto di scambio” che è frutto evidente di arretratezza economica e quindi culturale. La dimostrazione di questa sostanziale ininfluenza è data dal fatto che, se da un lato la selezione operata dai partiti non consente all’isolano di poter scegliere i propri rappresentanti, favorendo, viceversa,  il ”riconoscimento di un “premio” per chi si è sobbarcato il gioco sporco dello ”scambio” elettorale a livello locale, dall’altra la scelta del candidato, in un sistema che rifugge la trasparenza quasi si trattasse di indiscrezione, trasforma la competizione elettorale in una mera questione di budget,nella quale la capacità di acquisto dei voti diviene determinante.

Colui che si avvale del proprio nome e della propria influenza per sostenere un candidato,vende un servizio, mette a disposizione un certo numero di voti, ne garantisce un pacchetto, candida un proprio uomo. In cambio avrà’ accesso alle informazioni sugli appalti, avrà’ capacità di condizionare piani regolatori, spostare finanziamenti in settori a lui sensibili, fare aprire cantieri, entrare e regnare in un circuito in maniera invisibile ed agire indisturbato. Alle elezioni comunali noi tutti abbiamo l’opportunità di scrivere la prima pagina della storia del riscatto e del rilancio della nostra isola. Di battaglie tra politici ne è piena la storia. Io,al contrario,ritengo che sia meglio tenderci la mano,convinto che le responsabilità che ci legano al futuro dell’isola siano più importanti delle sterili posizioni ideologiche. Bisogna riflettere e riconsiderare profondamente il metodo di approccio ai problemi e alla loro risoluzione. Questo non è più il tempo di chi urla più forte, né delle prove di forza. Non è qui, su questa nostra isola, il terreno su cui si consuma questa battaglia. Stiamo tutti subendo tagli che colpiscono le scuole, gli asili, gli investimenti, il sociale, la cultura. Colpiscono le istituzioni stesse,non solo i Comuni,ma tutte le province e i Tribunali. Sono gli effetti della politica di un governo che, anno dopo anno, mangia una fetta sempre più grande delle nostre risorse. Bisogna limitare gli effetti,contenendo i tagli in modo tale da salvaguardare, per quanto possibile, le esigenze e le aspettative degli isolani. Bisogna tornare ad investire sulle nostre strade sulle scuole,sui parchi,la mobilità pubblica, sulle infrastrutture e la cultura. A partire dai giovani bisognerebbe infondere di nuovo quel senso di appartenenza attiva al proprio popolo,tornare a parlare in maniera dettagliata della Costituzione e del suo valore solenne. La storia è maestra di vita e noi dobbiamo impegnare quotidianamente il nostro tempo a trasmettere quelle basi che sono i pilastri di una società civile. Proporre l’istituzione di seminari ed iniziative a tema nell’ambito scolastico e in altre sedi distaccate deve tornare all’ordine del giorno e nelle nostre agende.

Si dovrebbe creare una sorta di osservatorio permanente per vigilare pubblicamente sullo stato di fatti che avvengono all’interno dell’Amministrazione Comunale per garantire il massimo della trasparenza e della chiarezza nella gestione di fondi e proventi. I curriculum vitae di tutti coloro che fanno parte dell’Amministrazione, poi, sarebbe virtuoso farli divenire pubblici insieme ad una tabella che espliciti precisamente i loro compensi che, va da sé, dovrebbero essere consoni alle presenze/assenze di consiglieri, assessori e di tutti i dipendenti comunali. Importante è proporre di mettere in streaming tutte le sedute consiliari, come già fa l’università. Ad Ischia dovrebbe essere eletto il Consiglio Comunale dei Ragazzi che in un incontro con l’Amministrazione Comunale dovrebbe avanzare idee e progetti per il mondo giovanile. L’obiettivo è avvicinare giovani e giovanissimi alla gestione amministrativa del proprio Comune, esperienza che accomuna scuola, territorio ed Amministrazione Comunale, dove gli studenti, a seguito di regolari elezioni,dovrebbero eleggere i propri candidati consiglieri ed un sindaco che dovrebbe mostrare di sapersi destreggiare nei meandri della politica. Saliti sui banchi della sala consiliare del Comune, i ragazzi dovrebbero indossare i panni del ruolo per cui sono stati eletti e dovrebbero affrontare diversi temi:ambiente, raccolta differenziata, il miglioramento della propria scuola, proporre iniziative di vario stampo, campi incolti che potrebbero rappresentare nuovi spunti per le già maturate e vigenti generazioni. Istituire un Consiglio Comunale dei Ragazzi è una iniziativa che propongo fortemente come punto centrale di un programma concreto che prenda avvio dalla scuola,luogo formativo per eccellenza, perché questo rafforza i legami tra le istituzioni ed il senso di appartenenza alla comunità. L’idea è quella di dare la possibilità ai ragazzi di iniziare a prendere consapevolezza di cosa vuol dire cooperare,organizzare,gestire e decidere,dando loro libertà di espressione ed autodeterminazione. Prestare orecchio alle loro proposte dando fiducia e sostegno diverrà unione tra vecchio e nuovo come inclusione sociale compiuta in un rapporto più equo tra generazioni. Questo si,sarebbe un atto di onestà’. Poi possiamo ricominciare a sognare.

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