CRONACA

MOLTO FREDDO MOLTO SECCO CON LIME Quelli che ben procrastinano

di Lisa Divina

Siamo giunti al capolinea, cari passeggeri, e un altro anno è volato via portando con se la speranza di tempi migliori. Ognuno di noi ha iniziato il 2023 con una lunga lista di buoni propositi e adesso è giunto il momento di fare i conti. Ebbene, siamo qui a fare il bilancio, a guardare indietro e a chiederci: cosa abbiamo davvero ottenuto? Beh, la risposta è semplice: le identiche cose di sempre, gli stessi problemi ricorrenti e le solite scuse che ci diamo per consolarci. Ma non temete, perché c’è sempre un modo per distrarsi e illudersi, e così possiamo fare una nuova lista di propositi per il nuovo anno che, lo sappiamo già, non realizzeremo mai. Inizieremo anche quest’anno con il classico brindisi di mezzanotte, quello che ci fa sentire tutti uniti e felici, ci permette di dimenticare per un attimo le difficoltà e le sofferenze, facendoci credere che il nuovo anno porterà con sé cambiamenti e novità. Ma cosa ci portiamo dietro dal 2023? Ancora una pandemia psicotica che continua a farci compagnia, una crisi mentale senza precedenti, una politica che si esibisce invece di amministrare, una società confusa e smarrita con scuole che sembrano fabbriche di asini e una cultura dell’ignoranza dilagante.

Ma questo 2024 sarà diverso, si, perché nella lista dei buoni propositi ci sono obbiettivi apparentemente nuovi che ci danno la sensazione di avere il controllo della nostra vita, quelli che ci fanno sperare di migliorare noi stessi e il mondo intorno. Ma che cosa facciamo davvero per realizzarli? Li scriviamo su un piccolo foglietto, li attacchiamo al frigorifero, li ripetiamo come un mantra, li condividiamo sui social. E poi? Li dimentichiamo, li rimandiamo, li tradiamo, li cancelliamo. La procrastinazione diventa la nostra regina indiscussa.

È inutile progettare, programmare e pretendere che le cose prendano una direzione ben definita, tanto poi, per colpa di qualcuno che metterà i bastoni tra le ruote, sarà tutto tempo sprecato. Tutti pensano di fare, qualsiasi cosa significhi, ma invece, tutto accade accidentalmente. E ci tocca infine consolarci con i regali che ci scambiamo per dimostrare il nostro affetto, la gratitudine e la nostra generosità. Ma cosa ci regaliamo davvero? Cose inutili, oggetti superflui, articoli costosi, doni impersonali. Ci riempiamo di cose che non ci servono, non ci piacciono, non ci rappresentano e non ci emozionano. Ma non è colpa nostra! È colpa delle aspettative, che non sono in linea con le reali possibilità di ognuno. Ci vediamo grandi, capaci solo perché qualcuno, come papà, la maestra o le persone che ci conoscono, ce l’hanno detto. Non abbiamo mica il tempo per guardare dentro di noi e mettere in discussione le convinzioni altrui, tanto ciò che conta è solo l’immagine che proiettiamo e ciò che gli altri pensano di noi. Nessuno volesse mai che si stimolasse una riflessione, un confronto, ma anche solo una risata, una reazione che sia tale.

È solo ignorando tutto ciò che ci risulta difficile che arriveremo sani e salvi ai festeggiamenti del nuovo anno, il cambio di numero, al rinnovo del calendario, al ciclo che si ripete, a una data che in realtà non ha alcun significato e non cambia nulla, non risolve e di certo non migliora niente.

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Ma dopo tutto, Ischia non è altro che uno specchio esasperato della società esterna e delle sue convenzioni. Ogni anno, sia come società sia come individui, abbiamo l’opportunità di reagire alle sfide, di crescere attraverso i contrasti e valorizzare le meraviglie di questo luogo unico. Siamo però guidati da un filo conduttore che pone l’accento sulla dicotomia tra il dire e il fare, tra l’apparenza e la realtà, tra il sogno e l’incubo. Non è impossibile notare la mancanza di azioni concrete per risolvere i problemi che affliggono l’isola. Si sa criticare l’inerzia, la rassegnazione e la complicità di coloro che vivono sfruttando questo territorio, senza avere una visione d’insieme. Ma quasi nessuno sa reagire, trasformare l’idea in un’azione che sia fondante e non apparente.

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Qualcuno riflette sulle etichette, sui pregiudizi e sui confini che spesso ci auto-imponiamo, ma solo all’interno del proprio recinto, creando migliaia di micro-realtà frammentate come bolle pronte a scoppiare al primo tocco, impedendoci di vedere la vera essenza umana che si cela in profondità. Cari passeggeri di quest’isola immobile, il 2024 è arrivato, e noi siamo ancora qui, a procrastinare i conti con la realtà, a cercare di giustificare le nostre mancanze, sperando in un miracolo. Ma non disperate, perché c’è sempre il modo di ingannare noi stessi e di far finta che tutto vada bene. E allora, alla fine, cosa facciamo? Come accogliamo questo nuovo anno? Sicuramente con un sincero sorriso ironico ma consapevole che possiamo solo augurarci un Buon Anno Nuovo anche se fatto delle solite bugie che ci raccontiamo.

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