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Nasce Juorno.it, Chiariello: «Racconteremo il sud che ce la può fare»

Paolo Chiariello, 50 anni, giornalista e scrittore è il fondatore di Juorno.it. Cuore e mente del nuovo portale di informazione che “racconta l’Italia dal Sud”. Lo intervistiamo chiedendogli la mission del nuovo sito, gli obiettivi e le aspettative.

 

Chiariello, perché un nuovo sito di informazione? Non ce ne sono già abbastanza? 

«L’informazione non è mai abbastanza. Più voci ci sono, più libertà di informazione c’è, maggiori sono le garanzie di vivere in una democrazia se non compiuta almeno che le assomigli. Volendo riassumere però in una risposta breve la sua domanda, allora le dico che la ragione sociale di Juorno è quella che può leggere sotto la testata. Abbiamo scritto che ad ispirarci è “l’informazione indipendente, trasparente, sociale, locale, globale, antimafiosa e partecipata dove i protagonisti sono i cittadini, i fatti sono separati dalle opinioni e i pregiudizi non hanno diritto di cittadinanza”. Può sembrare che siamo un po’ presuntuosi e pretenziosi, invece è solo la nostra legittima aspirazione a voler contribuire ad un racconto che sia più onesto, più trasparente, più obiettivo, più aderente alla realtà del Sud Italia».  

 

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Perchè Juorno?
«Perchè Juorno è un mix di lingua italiana, napoletana, sound franco/portoghese e reminiscenze latinoamericane. Juorno è una parola che a me fa pensare alla speranza, alla luce, ad un orizzonte che sembra a portata di mano ma poi lo vedi bellissimo e pure sempre lontano. Ha mai visto il sorgere del sole? O quando il sole si tuffa nel mare e lascia spazio al buio per poi ritornare ancora? A me dà un senso di libertà. E la libertà per chi vuole informare in Italia è un po’ come Itaca per Ulisse. Una ricerca costante». 

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Cosa racconterete su Juorno
«Spero il Paese reale, non quello che emerge dal racconto figlio del pregiudizio e degli stereotipi di certa informazione distratta o interessata. Vorremmo raccontare un Sud che ce la può fare. Con Juorno vogliamo spiegare ogni giorno che il Sud non è la palla al piede, il cappio al collo dell’Italia ma una ricchezza e una risorsa straordinaria che viene sprecata da quasi due secoli».  

 

Il Sud visto da lei sembra Bengodi. Invece c’è la disoccupazione, le mafie…
«Guardi che il Sud ha milioni di problemi, nessuno dice che va tutto bene. E noi li racconteremo tutti. Senza fare sconti. Risparmieremo i pregiudizi, i luoghi comuni, gli stereotipi, le falsità. Mi rendo conto che già questo sembra rivoluzionario, ma mi creda l’informazione non nasce e non serve per criminalizzare e deprimere quel che c’è di buono al Sud, semmai deve fornire al decisore politico, al legislatore spunti per conoscere e risolvere problemi che ci esistono. Se l’Italia continua a investire miliardi in Expo a Milano, Olimpiadi invernali a Torino, altre Olimpiadi a Milano, Mosè a Venezia, digitalizzare solo il Nord, spostare ogni sede legale o amministrativa di aziende importanti a Milano, puntare miliardi sull’alta velocità solo al Nord e comunque fermarsi a Napoli, dimenticando tutto quello che c’è sotto Napoli sarà difficile tenerlo assieme il Paese. E potrei andare avanti all’infinito per dirle che sarà difficile pensare ad un Sud che ce la fa se lo si continua a rappresentare come una marionetta». 

 

Sì però c’e la mafia…

«…Sì c’è la mafia, c’è la camorra, la ‘ndrangheta (e tutte le altre mafie arrivate anche dall’estero). Ma sono solo al Sud? Parliamo di organizzazioni criminali che bisogna smetterla di raccontarle come connaturate al tessuto sociale ed economico del Sud, addirittura patrimonio genetico di chi abita al Sud (pure questa idiozia ho letto) o un habitus mentale che ha infettato il Sud. Sono idiozie che vanno spazzate via prima che sia troppo tardi. Il Paese intero è infettato dalle mafie. Il Sud è stato penalizzato due volte dalle mafie. Perchè al Sud le mafie hanno succhiato risorse, drenato ricchezze, depredato il territorio, rovinato il tessuto economico e imprenditoriale, avvelenato persino la terra e piegato (spesso) le istituzioni locali ai suoi loschi affari e traffici. Ma poi quelle risorse “rubate” le mafie le hanno investite altrove in Italia (Centro e Nord Italia) o all’estero, inquinando l’economia legale con i soldi sporchi, alimentando così la macchina industriale ed economica in senso lato del Nord Italia con la depauperazione del Sud».

 

Racconterete un altro Sud… 

«Abbiamo intenzione di raccontare il Sud. Quello che è, non quello che vogliono che sia. C’è anche un Sud che in economia cresce grazie a grandi sacrifici e investimenti soprattutto privati, che in assenza di una spesa pubblica, che è sempre più scarsa tengono in piedi una società che soffre. Lo Stato in proporzione non investe al Sud le stesse risorse che invece usa al Nord. E nonostante ciò la produzione di ricchezza in alcune regioni come la Campania o la Calabria, nella composizione del Prodotto interno (la nostra ricchezza nazionale) vanno meglio di altre regioni del Nord. Vorremmo poter raccontare grandi aziende (in ogni settore) nate al Sud e che creano ricchezza e posti di lavoro in tutto il mondo conservando, nonostante mille problemi, la sede legale e organizzativa al Sud. Vorremmo far conoscere gli sforzi di chi al Sud ogni giorno lavora per unire il Paese con spirito di sacrificio e voglia di contribuire a colmare il gap che è stato creato con il Nord. Vorremmo provare a far capire che l’Italia può essere, può diventare un Paese migliore se viene raccontato senza pregiudizi e tutto intero…».    

 
Com’è strutturato questo portale? 

«È uno strumento di informazione moderno, veloce, facile, comprensibile, dialogante, capace di mettere in relazione più piattaforme. Juorno si avvale dell’ausilio dei social media e dei social network per dare a chi vorrà una informazione immediata, una visione d’insieme di quello che accade sia localmente che globalmente. Per poter essere sempre informati su quello che accade dietro casa, al Sud, in Italia e nel mondo basterà essere sul sito juorno.it. È lì che avremo telespettatori e lettori che potranno vedere una buona televisione di qualità oppure un buon giornale di inchiesta scritto bene. Ovviamente i nostri mezzi e le nostre risorse sono quelle che sono, investiamo sul nostro lavoro e speriamo che ci sia qualcuno che vorrà aiutarci lasciandoci però liberi di raccontare il Paese».  

 

Da solo certo non potrà fare tutto questo. Chi collabora con lei a Juorno
«Un buon lavoro è frutto dell’intesa e della collaborazione tra quanti compongono una buona squadra, fatta da buoni giornalisti, alcuni con esperienze già in testate regionali e nazionali. Colleghi che hanno fatto esperienze sia nella carta stampata quotidiana, sia nei magazines, sia nella tv generalista che nei tg all news. Oltre ad alcune collaborazioni eccellenti. Seguiteci e di volta in volta vedrete che Juorno è un ottimo collettivo. Con qualche Maradona che scoprirete».

 

Giovanna Ferrara

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