CRONACAPRIMO PIANO

10 anni senza Emanuele

Dopo essere uscito di casa senza farvi più ritorno l’8 maggio 2013, il giorno successivo l’allora 23enne ischitano Emanuele Arcamone fu dichiarato ufficialmente scomparso. Di certo lasciò l’isola, di certo venne avvistato a Milano, poi però sulla vicenda è calato un surreale alone di mistero. Tutto questo mentre i genitori Franco e Lucia e i suoi parenti continuano a non perdere la speranza

Sono passati dieci anni. Dieci lunghissimi anni da quel 9 maggio 2013 quando Emanuele Arcamone scomparve. Prima da Ischia, poi dal resto del mondo. Inghiottito nel nulla, non si da cosa. Il padre Franco, che con la mamma e la famiglia e tanti amici non ha mai smesso di cercarlo né di sperare almeno in una telefonata, fu l’ultimo a vederlo. Gli passò davanti all’altezza del Castiglione mentre lui, autista dell’Eav, era alla guida del bus. Fu un incrocio inusuale, perché quel giorno Emanuele nemmeno doveva trovarsi a Ischia. Franco non avrebbe mai immaginato che da quel momento in poi sarebbe calato il buio. Passarono le ore, i giorni, le settimane, i mesi, poi gli anni e il caso della scomparsa di Emanuele Arcamone è rimasto un mistero. Purtroppo irrisolto. Ieri pomeriggio abbiamo provato a contattare Franco Arcamone, che però in una occasione del genere non se l’è sentita di rilasciare alcuna dichiarazione. Ma ha opposto il suo diniego con una eleganza ed uno stile davvero invidiabili, spiegando di non aver voglia di parlare e di averci risposto per rispetto ed educazione. Quell’educazione e quel garbo che in tutti questi anni, va riconosciuto, non gli hanno mai fatto difetto.

LE TOCCANTI PAROLE DELLA CUGINA MELANIA

E così, nell’approssimarsi del decennale della scomparsa di Emanuele, si sfoglia l’album dei ricordi e si va a ritroso nel tempo. Lo fa ad esempio, l’architetto Melania Di Meglio, cugina di Emanuele Arcamone, che gli scrive idealmente: “Ti parlo come se fossi qui. Dinanzi a me. Ti parlo come ti parlai al telefono pochi giorni prima che sparissi. Sento spesso nella testa quel ‘Cuginetta, ti sposi, che bello!’. Questo è quello che mi resta di te a parte qualche immagine sbiadita del tuo volto. Che dopo 10 anni non sarà più lo stesso. Ma sai, la tua voce è ben impressa nella mia mente. Mi fa compagnia e ti tiene qui. Sempre accanto a me. Caro Manu, chissà che fai e come passi le tue giornate. Le nostre da allora sono un po’ cambiate. Non riesco a vedere più Chi l’ha visto, per esempio. Non riesco a guardare i video e le foto del matrimonio. Mi sembra di voler riaprire una pagina tristissima e mai chiusa. (ovviamente mi riferisco al fatto che sei sparito giusto un mese prima). Non riusciamo più ad essere sereni tutti e mentre prima ti nominavamo sempre, con gli zii i cugini e gli amici, ora non ce la facciamo più. E’ come se fossi diventato un doloroso tabù dal quale proteggersi. Questo mamma e papà non lo riescono a comprendere. A volte si sentono soli. Ed io li capisco. E forse hanno anche ragione. Ma davvero non possono immaginare quanto il loro immenso dolore sia anche il nostro dolore. Ovviamente parlo di dolori incomparabili.

Caro Manu, Le ho pensate tutte. Dal suicidio alla fuga d’amore. Poi ho razionalizzato e mi è venuta in mente una cosa importante da non sottovalutare. Tu eri un ragazzo (ora sei un uomo) di grande ingegno. Un ragazzo dal grande cervello. E chi ha la testa, anche nei momenti di più cupa disperazione non può non avere un barlume di raziocinio. E proteggersi. Così spesso ti immagino lì, in un posto immaginario, a condurre la tua vita. Che deve essere davvero bella se non hai mai sentito il bisogno di sapere che fine ha fatto la tua famiglia. Chissà che lavoro fai. Forse hai una compagna. E pure un figlio, perché no? E mentre sono felice per te, soffro per i tuoi genitori che combattono ogni giorno con un dolore che si è cancrenizzato ma che nonostante tutto non impedisce loro di andare avanti. Ci sono momenti che arrancano. Altri che corrono. Ma i loro occhi e la loro bocca sono tutti per te. Sono due splendidi nonni, sai. E tu sei zio di due bambini meravigliosi. E io voglio dirtelo, perchè semmai ti venisse voglia di indagare un pò sulla tua ‘vita passata’, sulle tue radici lo scoprirai. E chissà… Caro Manu, Ci manchi come non mai. Il bene che ti volevamo è cresciuto. Viviamo nell’attesa di rivederti. E semmai quel giorno verrà, se ne accorgeranno fino a Milano. Tanta festa e tanti fuochi che dobbiamo fare. Oggi per te sono 10 anni di nuova vita. Per noi sono 10 anni di limbo e speranza. Speranza di vederti. Speranza di riabbracciarti. Ti amiamo. Non ti dico torna ma un banalissimo: ‘Fatti sentire’. Fallo anche per me. Perché lo so che mi vuoi bene come te ne voglio io! Ciao cugì, e falla una telefonata”.

LA STORIA DI UN CASO IRRISOLTO

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Questa tristissima vicenda ha la sua genesi nel primo pomeriggio dell’8 maggio 2013 (il giorno dopo Emanuele Arcamone di fatto sarà scomparso). Il ragazzo, all’epoca 23enne, entra nella sua stanza proveniente da Napoli – dove era studente universitario – e si allontana lasciando nell’abitazione soldi e cellulare a piedi. Mentre percorre il tratto di strada della litoranea tra Ischia e Casamicciola, come detto, incrocia il padre alla guida dell’autobus. Più avanti, Franco Arcamone rivelerà di aver visto negli occhi del suo congiunto uno sguardo insolito, quasi come si trovasse a disagio per quell’incontro sia pure fugace ma inatteso. Emanuele non tornerà a casa e dal giorno dopo partiranno le ricerche ovunque, in primis sull’isola, dal momento che inizialmente si pensò a una disgrazia o un gesto estremo messo in atto dal ragazzo. Ogni angolo di Ischia viene rivoltato come un calzino ma senza alcun esito. Le ricerche si svolgono anche in mare, sempre a vuoto.

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IL MITOMANE E IL FINTO OMICIDIO

A quel punto un fatto appare chiaro, qualsiasi cosa abbia fatto o qualsiasi cosa gli sia accaduta Emanuele Arcamone ha certamente lasciato l’isola e può averlo fatto solo imbarcandosi su un traghetto o un aliscafo. Arriva anche qualche testimonianza che lo vorrebbe aver acquistato un biglietto al porto, poi Emanuele sarebbe stato avvistato qualche tempo dopo a Milano da un amico, Graziano, che lo chiama ma alla cui vista il ragazzo si allontana quasi scappando. Su questa triste storia non sono mancate anche le speculazioni e finanche il mitomane che nel 2019 postò un messaggio choc sulla pagina facebook “Aiutateci a cercare Emanuele Arcamone” nella quale spiegava di avere ucciso Emanuele Arcamone, di averne seppellito il corpo e di essere pronto a raccontare alla polizia dove si trovasse il cadavere. Ovviamente non c’era nulla di vero, era soltanto un’occasione per ferire gratuitamente Franco Arcamone, Lucia Buono e tutti i familiari di Emanuele. Che continueranno a sperare – dopo aver sempre dichiarato in ogni appello di condividere le scelte del figlio, qualsiasi fossero state – che Emanuele, che oggi ha 33 anni, comunichi almeno di stare bene.

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