LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola e quel brutto risveglio

DI ANTIMO PUCA

C’erano una volta delle famiglie normali, con i loro ritmi, problemi, gioie, progetti e sogni. Un giorno come gli altri, però, un evento che non avevano messo in conto sconvolge le loro vite. Inaspettato. Perché certe cose si pensa accadano solo agli altri. Un monte si sbriciola ai piedi di un paese che crolla spazzato via da una valanga nel cuore della notte. Quelle famiglie smettono di essere. Fu un brutto risveglio per tanti che si resero conto che il sistema in cui avevano riposto la loro completa fiducia non era poi così perfetto. Non era così innocente. Quello stesso sistema fa di tutto, riuscendoci, per nascondere la verità, per non permettere al Suo popolo di ottenere giustizia. Fu un brutto risveglio per molti che in un attimo smisero di credere alla favola che la loro democrazia fosse perfetta, incapace di commettere crimini perfino ai loro danni, mentre in realtà aveva più a cuore giochi politici, interessi economici rispetto al benessere del popolo. Una macchia di sangue. Una lava di sangue mai cancellata rimane un monito per capire che la realtà è molto più complicata e che nessuna istituzione è mai al di sopra di ogni sospetto. Non deve esserlo per non rischiare di tracimare nella dittatura. Qualcuno, una madre? un marito? Un figlio? sta ancora aspettando. Inizia un calvario per cercare giustizia. Che è altro e di più di una sentenza di condanna. Anni di incuria e malinteso ambientalismo da salotto non ci fanno toccare l’albero nell’alveo. Ed ecco che l’alberello ci presenta il conto. 

Sono tante le calamità innaturali che affliggono consuetamente i nostri luoghi così cialtronescamente amministrati e governati. Eppure nulla s’impara. Nessuno ascolta le voci dei contadini che da un ventennio chiedono di supportare la montagna, che non è una cosa. Per noi ischitani e per i CasaMiccióli in particolare la montagna è un essere vivente che necessita di cure quotidiane. I contadini rappresentano i custodi della montagna proprio come i templari hanno difeso è custodito il tempio è il culto di Maria. Siamo al lumicino. Chissà se boschi e pinete saranno ripiantati. Il dopo è peggio della tragedia stessa. È L’amara presa di coscienza di coscienza condivisa da tutti i superstiti. All’inizio c’è lo strazio del dolore. Poi subentra la consapevolezza che quelle morti potevano essere evitate. Arrivano la rabbia, la fame di verità, la profonda delusione per non sentirsi protetti dalla Legge, l’amarezza di un popolo che deve combattere da solo, anche contro le istituzioni stesse, troppo spesso dalla parte dei potenti e di interessi economici. Il dolore diventa cibo quotidiano. Alle spalle di ogni famigliare delle vittime c’è un passato, c’è la sua storia con le sue ferite, magari non ancora rimarginate del tutto. Nella topografia della memoria i luoghi contano e raccontano le storie delle persone che li hanno attraversati o che vi sono morte. CasaMicciola è da sempre uno di questi. Percorso di vita quotidiana e insieme cimitero. La tragedia è non la più grande e non certo l’ultima delle grandi alluvioni sulle Sue coste. L’evento colpì l’opinione pubblica. Ma dovrebbe essere l’inizio di un risveglio di coscienza che non si deve assopire. Mentre, siamo abituati a bollettini di contabilità preoccupata, politiche difensive, di corto respiro, non ispirate al rispetto dei diritti umani e al senso di umanità. Tra i tanti modi di dimenticare c’è il tacere. Il cancellare. Peggio ancora, il negare. C’è anche una memoria intermittente, molto frequente. Ci si indigna o ci si muove a compassione. Ma rapidamente, troppo rapidamente, si pensa ad altro. Ma oggi, ad un anno di distanza, ci si può fermare e chinare su volti e storie. Piccole cose conservano una memoria struggente. Preservare la memoria non è un’impresa facile, soprattutto in una società affamata di consumismo che ha bisogno di mettere da parte il passato e giustificare tutto per raggiungere i suoi scopi primari: il potere e l’egemonia dei soldi sulla giustizia. 

Cosa può aiutare a ricordare, a difendere la memoria? Gli euri spesi per addobbi stradali sarebbero stati più che sufficienti per azioni di prevenzione di fronte ad allerte meteo e a quantità di pioggia che con i tombini puliti non causerebbero problemi. Pulire i tombini pieni di terra e liberare quelli erroneamente asfaltati è compito di una Amministrazione comunale. Lo spettacolo non si ferma. O, meglio, come commentò Michel Platini: “Quando cade l’acrobata, entrano i clown”. “La notte dell’innocenza” ha incollato tanti. Sgomenti. Impauriti. Disgustati. È la rievocazione su una eredità. Cosa ci ha lasciato quella notte? Non dimenticare i morti serve a salvare i vivi. La loro memoria aiuta a salvare. A non restare indifferenti come debito. La tragedia dei 12 è completamente diversa. La storia non si ripete. Attenzione a impropri confronti. Ma il ricordo dei 12 nella sua indicibile particolarità, illumina anche i percorsi, ammonendoci, oltre che sul dovere di impedire altre morti, di salvaguardare l’identità e la dignità di tutte le vittime. E con loro anche della nostra. E quest’anno il fare il presepe non sia unicamente un atto tradizionale ma si riempia di contenuti e di valori in segno di speranza.

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