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A Procida si respira un clima da Vandea

PROCIDA – Davanti alla rappresentazione dello scenario del “Family Day” a Circo Massimo della “città eterna” si è percepito la sensazione di un triste ritorno nel buio della storia quando all’avvicinarsi della Rivoluzione Francese nel dipartimento occidentale della Francia, bagnato dall’Oceano Atlantico, la Vandea, dove, ponendo come suo simbolo il culto e la devozione per il Sacro cuore di Gesù e Maria, espressione della purezza assoluta della fede cattolica, si rende protagonista, e allo stesso tempo vittima, di tragici e sanguinari eventi bellici contro gli impuri e qualsiasi individuabile nemico della fede. D’altra parte, ci troviamo ben dentro il nervo scoperto della camicia intrisa di sangue del Califfato islamico tanto da fare scattare l’allarme di essere tutti schiacciati e annientati nella morsa di atroci fondamentalismi contrapposti.

Calandoci nella nostra piccola realtà procidana, si sperimenta una certa fermentazione di rigurgiti vandeani. In tal senso si resta colpiti dai toni enfatici e da ultima spiaggia per l’approdo alla purezza dell’unica fede possibile tanto da redarguire, sulla carta stampata, i sacerdoti del luogo per non aver saputo educare i fedeli e sul come si svolge la liturgia.

Dopo questa digressione, riprendendo la riflessione sulla giornata della famiglia, non è un buon viatico per l’anno giubilare della Misericordia perché rischia di mettere in discussione il pregnante significato del suo percorso di ricomporre il corpo lacerato, insanguinato, disgiunto in tante modalità di essere. Al contrario c’è il rischio fondato di incrinare la realtà umana sia come singolo che nucleo sociale dentro il cunicolo della concezione manichea del bene e del male in cui vengono ben definiti i confini dove risiedono i soggetti puri e unti dal Signore e quelli impuri condannati alle pene dell’inferno. Ecco perché l’intuizione di Papa Francesco incentrata sulla parola Misericordia, la cui essenza è dentro il perno fondamentale che da origine al Cristianesimo, cioè l’atto di amare il figlio di Dio fattosi uomo per liberare e salvare l’umanità nella sua interezza (eteri, gay, neri, bianchi, gialli, rossi, ebrei, islamici, etc.). Traducendo, in senso laico, tale dimensione, si può ben citare Voltaire quando nell’esprimere il più alto significato del concetto di Libertà, sia come singolo che come comunità, afferma: Pur non condividendo le idee altrui sono disponibile a sacrificarmi per poterle fare realizzare. Ciò che vuol indicare? Se la natura umana non espelle dal suo mondo le scorie del fanatismo religioso, della purezza della razza superiore, della violenza, della sopraffazione, in altri termini, di tutti i rigurgiti belluini, diventerà una impresa impossibile trovare il filo di Arianna per uscire dal buio della caverna in cui stanno chiuse le nostre coscienza.

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