BORGO IN FESTA: QUESTA MATTINA RITUALE “DISCESA” E INTRONIZZAZIONE DEL SANTO E ANNUNCIO DELLO STORICO “SBARCO” DI SAN GIOVAN GIUSEPPE A FORIO ILLUSTRATO DALL’ARTISTA ANGELA IMPAGLIAZZO
OGGI NEL RITUALE GIOVEDI’ DELLA FESTA 2023 L’ ATTESA INTRONIZZAZIONE DELLA SETTECENTESCA STATUA DEL SANTO CONCITTADINO / IL TESORO “POVERO” DI FRATE CENTO PEZZE - Questa mattina i compatroni scelti che hanno in custodia il “tesoro” di San Giovan Giuseppe della Croce conservato nel forziere della sagrestia della Chiesa dello Spirito Santo, con inevitabile emozione lo tireranno fuori per la vestizione del santo prima della sua intronizzazione. Il “tesoro” che non ha nulla a che vedere con quello più corposo di San Gennaro, non presenta nè gemme e pietre preziose, nè mitre d’oro nè corone e collane regali, ma soltanto il “corredo” per l’ornamento che consiste in quattro pezzi d’oro puro quali le due testiere, il cordone monacale e la croce chiodata
“Fermata l’aereo, voglio scendere…”. È l’espressione usata dal protagonista di un vecchio film hollywoodiano degli anni ’60. Noi oggi siamo nel 2023 ed a dire “fermate tutto, voglio…scendere” è un altro protagonista, Don Carlo Candido designato ad essere nuovo parroco di Lacco Ameno, ma che ha dichiarato di dovervi rinunciare per ragioni di salute. Quindi don Carlo ex parroco a Ischia ponte dove è ancora rimpianto dai suoi fedeli del Borgo, specialmente in questi giorni ove ricorre la festa di San Giova Giuseppe di cui sarebbe stato ancora una volta il regista indiscusso, è di nuovo senza parrocchia. Ma la…festa continua e di don Carlo ne parleremo più avanti.
La Festa di San Giovan Giuseppe della Croce nel suo rituale giovedì del programma festivo. parte questa mattina dalla Chiesa Santuario dello’Spirito Santo, con la toccante e suggestiva cerimonia dell’attesa e tradizionale “discesa” della settecentesca e storica statua del Santo Concittadino dalla sua abituale nicchia per la solenne intronizzazione. Sono chiamati al tradizionale rito i “portantini” devoti che ogni anno sono lì ad assolvere ad un compito di cui si sentono fieri e gratificati, per amore di San Giovan Giuseppe. Si suoneranno le campane a festa con qualche botto di fuochi d’artificio di contorno e si registrerà la prima mattutina affluenza in massa degli ischitani devoti che canteranno lo storico inno a San Giovan Giuseppe “’O Gran Santo”. Saranno presenti anche gli ischitani emigrati, giunti sull’isola per la particolare occasione di festa, da San Pedro di California e da Mar del Plata in Argentina. Sono in tanti ad aver fatto ritorno nella loro isola, per la festa del loro Santo Protettore e concittadino a cui si sentono molto legati. Parteciperanno domani mattina alla processione della Madonna di Costantinopoli e sua intronizzazione nella Chiesa dello Spirito Santo accanto a San Giovan Giuseppe della Croce.
A dominare la scena a difesa dei Festeggiamenti così come sono stati programmati, dentro e fuori della Chiesa,fino allo spettacolo finale della fantasia pirotecnica di fuochi d’artificio stabilito per martedì sera 5 settembre, per la prima volta non ci sarà più l’indimenticabile ed irriducibile parroco Don Carlo candido , ormai ex.Terranno banco invere i suoi collaboratori del gruppo giovanile che egli stesso aveva formato e sostenuto negli anni del dinamismo e dell’effieneza. Il gruppo collaborativo agirà con la guida di Don Gaetano Pugliese e Don Giuseppe Nicolella canonico della Collegiata dello Spirito. La frenetica attività parrocchiale dell’ex parroco Don Carlo Candido, trasferito a Lacco Ameno e poi ha rinunciato, nella vasta area di suo dominio pastorale che va da Ischia Ponte centro fino all’Addolorata, passando per la Cappella del Carmine e San Antonio fino alla Bambenella alla Mandra, teneva in stato di allerta costante i commentatori critici del suo largo e proficuo operato, quasi che il nostro fosse l’uomo in tonaca nera da guardare a vista e “sparare” contro di lui ad ogni sua “uscita” che i suoi ossessionati censori non gradivano e malevolmente lo prendevano di mira. Ma Don Carlo, che noi abbiamo definito in tempi non sospetti, il novello Don Bosco in quel di Ischia Ponte, h ha filato diritto finche ha potuto, senza dar peso alle “carezze” che gli provenivano dalla sua parte avversa.
Nemmeno le bordate relative ai fatti di pratiche d’esorcismo lo toccavano più di tanto. Segno era che Don Carlo si rivelava un ottimo stratega anche in fatto di difesa personale oltre che di quella dei suoi parrochiani che si sono lasciati guidare dal loro parroco a livello spirituale e laico-ricreativo con straordinaria partecipazione ed incondizionata fiducia che vale ancora oggi. Insomma Don Carlo ha fatto il parroco in una fortezza, capace di resistere e quindi respingere ogni tipo di attacco con l’arma della non curanza e se è il caso, del…perdono. Poi ò successo la “rivoluzione” in curia difronte alla quale Don Carlo si è dovuto arrendere, lasciando una parrocchia ed una Comunità a cui aveva dato tantissimo. Ma alla fine…non tutti i mali vengono per nuocere. Don Carlo comincerà da capo all’ombra del Fungo dove oltre alla protezione di San Giovan Giuseppe della Croce patrono dell’isola che addirittura si è rafforzarta, potrà contare anche sulla “vicinanza” di Santa Restituta patrona anche’ella dsll’isola d’Ischia. Siamo in clima di pre-Giubileo nuovo dove ciascuno è già chiamato a fare la sua parte secondo il messaggio di Papa Francesco dal Vaticano e del nuovo Vescovo d’Ischia Dua Ecc. Mons. Carlo Villano dall’Episcopio di via Seminario dove si insefierà ufficialmente il 19 settembre prossimo.
In loco sta per passare una estate di feste gestite e da gestire ancora dove, diciamola tutta, Don Carlo aveva la supervisione diretta sui programmi ed i programmatori, nel senso che si procedeva col comune sentire, fatta salva però l’ultima parola, le decisioni finali che eran di Don Carlo. Del resto, se vogliamo, tutto partiva dalla fertile fantasia e dal potere decisionale accettato ed accettabile del parroco cosiddetto da prima linea. Inventava, costruiva, invitava alla preghiera, allo stare insieme, a vivere gli eventi di festa con gioia, con la vittoria dello spirito. Il popolo legato alla Chiesa e a Don Carlo, gradiva che le feste patronali avessero luogo, con i fuochi d’artificio, la processione, le campane, le luminarie stradali, magari commentandone anche con spirito critico la tenuta del disegno, le bancarelle, i giochi per ragazzi, perchè le feste con la loro storia, sono patrimonio storico e tradizionale della propria vita passata alla quale tutti si sentono legati più di quanto si pensi. Che Don Carlo, dal suo pulpito, predicasse, scrivesse editoriali, lanciasse giuste accuse ad un certo tipo di società deviata e corrotta per recuperare più possibili pecorelle smarrite, faceva benissimo, perché tra l’altro assolveva con fedeltà ai dettami del suo ruolo. Ci fa piacere che Don Carlo nella nuovba collocazione sia rimasto il battagliero sacerdote di sempre ammirato ed apprezzato nel suo straordinario lavoro di aggregazione e di sana rivoluzione in una parrocchia che prima di lui, era anonimamente appiattita su se stessa, senza stimoli e con poca linfa vitale. Poi sono ricomparse la vita, la fede, il piacere di stare insieme, la condivisione. E se tutto questo non era festa, allora cos’era ?
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter
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