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C.R.E.P.A.

Di Graziano Petrucci

 

Premessa. Il C.R.E.P.A. -Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Proletari e Abbruttiti- è un’organizzazione immaginaria del mondo di Harry Potter e ha l’obiettivo di evidenziare l’importanza che gli elfi hanno per i maghi e migliorarne il loro status sociale. Fine della premessa. Mi convinco, ogni volta, di essere in un paese normale. In cui la polemica ha bisogno del suo spazio e della necessità di un tempo X per sedimentare. Dalla critica, utile se costruttiva cui però non siamo abituati vivendo e costruendo, di fatto, un paese ipocrita che si persuade di non esserlo, certe volte può venire qualcosa di buono. A seguito del caso o di un evento cui non si era prestata attenzione, può capitare di incontrare chi ha deciso di armarsi di coraggio e guardarsi allo specchio. Mi chiedo sempre quanti sono veramente capaci di farlo. Devo dirvi forse una verità scomoda. Credo che non siamo l’ombelico del mondo, anzi la nostra posizione è più vicina a quella di un buco che ha a che fare con il sedere poggiato sulla poltrona. Credo che siamo lenti rispetto alla velocità con cui gira il mondo, abbiamo difficoltà a coglierne le dinamiche e le sfumature e credo che non solo facciamo fatica a capirne le conseguenze ma che sia arrivato invece il momento di prenderne coscienza. Credo che ogni opinione –compresa la mia- possa essere messa in discussione. A patto che si riceva l’incursione di argomentazioni possenti. Se l’attacco, poi, è ben fatto, è meglio. Altrimenti tanto vale fare altro invece che gettarsi in un confronto che non ha né capo né coda da cui, per via dell’impossibilità di ascoltare l’altro, non ne uscirà niente di buono. Ognuno ha diritto alla sua opinione, ci mancherebbe, e lo scontro può essere utile. Di solito non vado all’assalto per rompere le idee altrui quando sono ben strutturate. Mi diverto, invece, a smontarle quando la piattaforma delle certezze è basata sul pregiudizio. Sono sicuro poi che ci serva un piccolo promemoria per stabilire dei punti fissi e, di solito, con il tempo, possono diventare segnali che ci dicono se stiamo facendo bene, oppure c’è da cambiare qualcosa. E in ogni segnale può nascondersi un mondo di possibilità e opportunità cui, prima, non avevamo pensato. Uno di questi avvisi, secondo me, c’è stato nell’incontro della settimana scorsa al Re Ferdinando in occasione della premiazione al concorso che la «Fondazione Opera Pia – Avellino Conte» tiene ogni anno. L’anno scorso l’ospite è stato lo psichiatra Vittorino Andreoli, quest’anno il professore, scrittore e sociologo, Paolo Crepet.Paolo Crepet a Ischia Ora, si può dire tutto di tutto e il contrario di tutto. Sia sulla presenza di Crepet e, secondo qualcuno, sulla fiera di ovvietà delle sue affermazioni come sull’inutilità della sua presenza o sui «soldi» che avrebbe preso. Montare una polemica sulla retribuzione di un personaggio pubblico mi pare un falso problema costruito in modo inconsapevole da chi non vuole sentire il campanello d’allarme che è suonato in quella giornata. Non voglio parlare di ciò che ha detto Crepet. Partendo dal presupposto che «nessuno è profeta in Patria» forse il contenuto della sua «Lectio Magistralis» differisce nel «come» ha detto quelle cose che a qualcuno sono sembrate banali. Secondo me invece si è trattato di semplicità, qualità rara oggi, e se le avesse dette qualche altro non avrebbero avuto la stessa efficacia. Comunque, il punto è un altro. Chi sono i ragazzi di oggi? Quali sono le loro aspettative, le conosciamo? Che idea hanno del futuro? Gli adulti, o quelli che pretendono di esserlo spesso soltanto per una mera questione di età, sono capaci di ascoltarli? La scuola, la famiglia, sono ancora in grado, allo stesso tempo, di essere autorevoli, coerenti, punti di riferimento e di «educarli»? Dal lavoro e dalle interviste che ho fatto ai ragazzi, con la supervisione di Ciro Cenatiempo e con l’aiuto prezioso di Eleonora Sarracino, Marco Albanelli, Emanuele Rontino e Marco Calise, è venuto fuori uno spaccato dell’isola. Tanti, dopo la proiezione dei circa trenta minuti di risposte, si sono trovati di fronte a una dimensione diversa rispetto a quella che costruiamo ogni giorno. Un «colpo» per gli educatori, pure quelli per professione, come al «nostro» stile di vita è venuto dai ragazzi cui di solito non diamo credito nella presunzione diffusa che «noi siamo i punti di riferimento». Il campanello non è suonato per la presenza di Crepet. Non è venuto dalla campana delle sue testimonianze. O almeno non solo da queste. Il mondo di opportunità con la possibilità di cogliere le critiche al «nostro mondo» è venuto dalle risposte di quattro giovani poco più che adolescenti che si sono aperti a domande a volte difficili. Non cogliere le sfumature e le opportunità di questa C.R.E.P.A. oltre che da ipocriti sarebbe pure da stupidi. O forse sono io che sono imbecille e noioso.
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