LE OPINIONI

Caccioppoli e De Crescenzo, scienza e filosofia

Tutti sanno, anche i più giovani, chi era Luciano De Crescenzo, frequentatore dell’isola d’Ischia, anche se amava di più Capri, non fosse altro che per il fatto che abitava, da ragazzo, a Napoli in un palazzo di Santa Lucia (lo stesso dove abitava Carlo Pedersoli,il futuro attore Bud Spencer), dal quale ammirava quotidianamente Sorrento e Capri. Non tutti i giovani, invece, possono conoscere il prof. Renato Caccioppoli, illustre matematico della Federico II che, purtroppo, si suicidò nel 1959. Renato Caccioppoli era figlio di Giuseppe Caccioppoli e di Giulia Sofia Bakunin, figlia di Michail Bakunin, che viene considerato il fondatore dell’anarchia mondiale e che visse per lungo tempo nell’attuale Villa Arbusto, a Lacco Ameno, legato da infatuazione intellettuale alla principessa russa Zoé Obolenskaja. Su questa liaison, scrisse un bel libro la giornalista Lorenza Foschini, nipote di Nicola Foschini (quello dell’omonima pineta ischitana) che aveva sposato una discendente dei Caccioppoli, Isabella.. Ischia-Bakunin-Caccioppoli-Foschini, un lungo “fil rouge” di una storia che s’intreccia ed intreccia.

Premesso ciò, parliamo del confronto-scontro dialettico tra Renato Caccioppoli e Luciano De Crescenzo. Il fatto è noto, lo descrisse – con la solita ironia – Luciano De Crescenzo su Il Mattino del 27 dicembre 2002: “Eravamo nel 1952 e io dovevo scegliere una sottosezione a cui iscrivermi per la laurea in ingegneria. Ebbene, credetemi, quel giorno Caccioppoli mi disse: “L’Italia è un unico disastro ecologico, ha bisogno di migliaia di ingegneri idraulici. Dovremo costruire argini, dighe e fognature. Seguii il consiglio e mi feci quattro anni di disoccupazione totale finché un giorno, grazie a Dio, non incontrai un amico che mi disse < l’avvenire è nei computer. Gli idraulici non li vuole nessuno> “. E quindi De Crescenzo incominciò una brillante carriera da ingegnere dell’IBM. A distanza di anni, però, si evidenzia come il grande matematico Renato Caccioppoli avesse ragione: la bolla del problema ecologico è scoppiata in tutta la sua intensità e serviranno – eccome – esperti in ingegneria idraulica e in tutte le discipline che attengono alla mitigazione dei rischi.

Tanto per restare a Ischia, vedasi problematica “ depuratori sì, depuratori no” ben sottolineata da Il Golfo e che sta tenendo impegnati brillanti ingegneri come Giuseppe Conte o Angelo D’Abundo,oltre che l’equipe tecnica dell’EVI . Tornando a De Crescenzo, dopo l’esperienza IBM, si dedicò alla divulgazione della filosofia della Magna Grecia, con un successo mondiale. Ma De Crescenzo e Caccioppoli ci fanno riflettere: che cos’è più importante, la scienza o la filosofia? O la religione? E oggi abbiamo più bisogno di quale di queste discipline? In un’intervista al Mattino dell’8 luglio 2001 ( circa 20 anni fa) De Crescenzo disse: “ Cos’è la filosofia? Nella vita ci sono cose che si sanno e fanno parte della scienza, cose che non si sanno ma si credono e fanno parte della religione e infine cose che non si sanno e non si credono, che fanno parte della filosofia”. E’ ancora valida questa elementare distinzione? Con qualche precisazione . Per quanto attiene la scienza, va precisato che le cose che “si sanno”, si sanno al momento attuale, tranne smentite a seguito di ulteriori scoperte. La scienza è perfettibile, non perfetta. Quindi non scandalizziamoci dei dubbi, incertezze, diversità di vedute, capovolgimenti di teoremi. La scienza si fa “provando e riprovando”, per dirla con Galileo Galilei. Per quanto attiene alla religione, va registrata una tendenza ad un affievolimento del “credere”, con la costruzione di sentimenti religiosi personalizzati. Ognuno, in sostanza, crea un proprio “credo”, ignorando ciò che l’istituzione propone come “blocco fideistico”. Infine la filosofia. De Crescenzo una volta, a confronto con filosofi accademici e titolati, dovendo dar conto della sua “semplificazione” della filosofia, disse: “ Credo di essere una di quelle scalette con soli tre gradini, che si trovano nelle biblioteche e che consentono di prendere i libri dagli scaffali che stanno più in alto”.

Emblematico questo paragone; De Crescenzo, con i suoi libri, voleva offrire uno “scaletto” per accedere poi a “libri più in alto” (più complessi). Questo è il motivo per cui lo scrittore mischiava disinvoltamente Talete, Anassimandro e Anassimene con Peppino Russo e Bertrand Russel con Gennaro Bellavista. Il Golfo, seguendo la linea divulgativa di De Crescenzo seguirà, a settembre, l’interessante e ricco programma del Festival di Filosofia, organizzato da Raffaele Mirelli, cercando di offrire ai propri lettori una lettura semplice che leghi il “pensiero” alla realtà, che cucia teoria e attività pratica. Del resto, più in generale, compito di questo giornale, oltre naturalmente all’informazione e alla cronaca, è quello di accorciare le distanze tra sentimenti popolari e approfondimenti delle classi più colte. Perché un’altra cosa va sottolineata: gli intellettuali e la cultura non possono ignorare che oltre la scienza, la religione, la filosofia, c’è una quarta componente fondamentale: l’educazione sentimentale. Una società insensibile ai sentimenti è una società senz’anima, senza coesione sociale, senza amore per il prossimo, anaffettiva. E cito, a proposito, un altro aneddoto, raccontato da De Crescenzo, sul prof. Renato Caccioppoli. Un giorno, in aula, uno dei suoi allievi pose al professore questa domanda: “Qual è la frase più importante della storia dell’Umanità?” Il professore impiegò molto tempo prima di rispondere, provocando anche il sorriso degli studenti che pregustavano il fatto di averlo messo in difficoltà, quando sentenziò: “Al cuore non si comanda!”. Ecco la risposta del grande matematico: c’è una sfera sentimentale che non è seconda a quella scientifica, religiosa o filosofica. E questa sfera ignota ed imponderabile può forse spiegare la sua fine da suicida.

Quanto al povero Luciano che, verso la fine della sua vita, incominciò a perdere la sua proverbiale lucidità mentale, tentò un’ultima volta, nella piazza di Lacco Ameno, di affabulare la platea. Ma era ormai in confusione, forse perfino lui incominciava a non capirci più granché di questa società, che si va sempre più incartando ed ingarbugliando.

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Linda

Grazie per avermi fatto ritrovare le parole con le quali Luciano De Crescenzo descriveva l’episodio. Comunque, ricordavo di averle lette nel suo “Vita di Luciano De Crescenzo, scritta da lui medesimo” edito nel 1989.

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