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«Caffè Scorretto» «Due parole su azzardo e mobilità»

di Graziano Petrucci

Premessa 1. Non trovo le parole adatte per descrivere una situazione spiacevole. Sull’isola d’Ischia abbiamo bruciato circa 94 milioni di euro nel gioco d’azzardo nel 2017, 40 milioni in più rispetto al 2016. Un primato che dovrebbe farci schizzare come una molla sulla sedia di casa nostra o in auto. Soldi bruciati, insomma, e magari un giorno scopriremo che in fumo ci siamo andati anche noi. Da tempo. E voi, riuscite a trovare le parole adatte senza dare spazio al pregiudizio o al giudizio nei confronti dei poveretti che continuano a ingozzare slot e, in qualche caso, rovinarsi la vita? Riuscite a trovarle?

Premessa 2. Qualche anno fa, in questa rubrica, proprio come faccio di solito, ho avanzato una proposta. Partii dalla circostanza che sarebbe stata solo una questione di tempo vedere sulle strade di casa nostra il servizio Uber, la società di San Francisco già presente in circa 50 paesi. Per contrastarne l’espansione, i tassisti isolani avrebbero dovuto organizzarsi per fare pressione sulle amministrazioni e in forza di una collaborazione condivisa, magari tra i più volenterosi, ottenere un regolamento unitario per l’eliminazione dei confini amministrativi e l’abbassamento delle tariffe. Ciò avrebbe determinato, per la categoria, più lavoro guadagnando di più s’intende. Dei vantaggi, nel caso di regolamento unico sull’isola, ne gioverebbero non solo gli operatori del servizio pubblico ma l’intero esercito che rappresenta il comportato economico mentre il cittadino sarebbe più libero di scegliere come spostarsi: se muoversi in taxi o con altro mezzo o secondo la sua scelta per lui migliore. Mi auguro che di fronte a maggiori vantaggi e minori costi, come tutti gli esseri che guardano al portafogli si potrebbero preferire i taxi, siete d’accordo? Abbiamo visto però che cosa è successo con gli operatori di Ischia. Tutto ciò che sono riusciti a ottenere, sono stati due scioperi e qualche risultato. Va da se che l’impostazione per raggiungere un regolamento uguale per tutta l’isola resta ancora valida, perciò nei successivi incontri che ci saranno (quelli tra tassisti e amministrazioni) sarebbe opportuno soffermarsi su quest’aspetto e coinvolgere i colleghi di altri comuni. Ciò servirebbe a comporre una piattaforma attraverso cui spingere gli amministratori a percorrere questa direzione che può celare maggiori opportunità di profitto. È chiaro che c’è bisogno di una forte consapevolezza da parte dei tassisti ed è altrettanto palese che se ciò non accadesse le amministrazioni farebbero bene ad adottare una soluzione per conto proprio. Anche nel caso degli amministratori sarebbe necessaria la presenza di altrettanta consapevolezza. Il che ci porta alla conclusione. Che con questo problema riguardante la “mobilità”, dovremmo averci a che fare ancora per molto tempo. Uber, giusto per la cronaca, può contare tra i suoi investitori il fondo sovrano del Qatar (che in questo periodo sta investendo in Italia, specie in Sardegna) assieme al braccio finanziario di Google e Microsoft. Intanto altre app, che corrispondono ad altrettanti servizi, per esempio MyTaxi, hanno cominciato nel tempo a organizzarsi per affermarsi sul mercato e opporsi alla prospettiva egemonica di Uber. Nello specifico MyTaxi, infatti, da dicembre si è affermata a Napoli, mentre a Roma e Milano era presente già da qualche anno, aprendo il recinto della mobilità alternativa spesso chiuso e riluttante alle nuove forme di collaborazione (si vabbè, le cooperative tradizionali esistono ovunque ma di norma sono usate solo “di fatto”: qualcuno, tipo la Guardia di Finanza, ha anche capito come!). Nell’attesa di una disposizione normativa, quella italiana, che regolava non proprio chiaramente il trasporto pubblico da piazza e che saltellava tra l’opporsi a Uber (nel suo ramo NCC) e consentirle, al contrario, di lasciarle libero accesso sulle nostre strade, la società di San Francisco ha cambiato strategia. Da Torino è partita la sfida a MyTaxi: da dicembre 2018 è possibile, infatti, usare l’applicazione Uber per prenotare un’auto bianca. Un taxi, insomma. Uber ha capito che non poteva fare la guerra ai taxi ed è sceso sul terreno normalmente da loro governato e gestito. La multinazionale californiana non sa – ancora – se si espanderà in altri capoluoghi (dove MyTaxi è già presente, compreso Napoli), ma si può presumere un’espansione in altre città e un loro coinvolgimento. Il metodo che sta usando a Torino e che vuole adottare in futuro? Il dialogo. Per dare più spazio ai tassisti e alle loro esigenze e modellarle intorno a ciò che Uber può dare oggi e offrirà in futuro sta ascoltando e dando attenzione alle pretese dei tassisti. Come MyTaxi, gli operatori del servizio che decideranno di aderire a Uber dovranno versare il 7% di ogni corsa come commissione (previa attivazione del tassametro; Lo so che state pensando: a Ischia, il tassametro, non lo accende nessuno!) e la multinazionale verserà la paga in modalità giornaliera. Di contro la multinazionale, contribuirà a ridurre i tempi morti di attesa (e quindi i costi, chiaro no?) e perciò di aumentare i ricavi; permetterà poi di accettare altre corse proprio mentre si è già prenotati o in moto e di aderire gratuitamente al programma assicurativo di Axa che copre i costi in caso di malattia o infortunio. Premessa 3. Ai tassisti, e non solo a loro. Nella legge di bilancio per il 2019 si parla dell’introduzione di un bonus per chi preferirà l’acquisto di veicoli ecologici (elettrici e ibridi) e forse saranno previsti rincari fiscali sulle auto a benzina e diesel. Entrambi, vantaggi e svantaggi, saranno calcolati sulla quantità di anidride carbonica emessa (CO2, per intenderci). Per le auto ecologiche al vaglio c’è una norma che potrebbe assicurare un bonus tra i 1500 e i 6 mila euro per chi scegliesse di acquistarle. Insomma si percorre una nuova strada, quella dell’incentivo, per stimolare la sostituzione della propria auto a carburante. Già qualche anno fa, sul medesimo percorso si mosse la Comunità Europea con il riconoscimento di un bonus di 7 mila euro – all’epoca solo per i tassisti – a chi avesse scelto di liberarsi dell’auto, benzina o altro che fosse, e comprarne un’ibrida. Accennai anche di questo, qualche anno fa, come della possibilità per le strutture alberghiere di accedere a fondi – europei – e incentivi per circa 250 mila euro che avevano la finalità di destagionalizzare. Il mondo intanto continua girare e c’è gente che continua a girare “suppergiù” in strade che non portano da nessun parte solo per non ammettere ad altri che forse loro sono in torto e gli altri hanno ragione. Quando ve ne accorgerete, fateci un fischio, magari vi diamo una mano.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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