LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Ha Stato lo Stato» 

Premessa 1. Niente, non riusciamo proprio a costruire un’idea, una visione diversa del Nostro Paese (le maiuscole sono volute) e di Ischia nello specifico. Sia per mancanza – a volte quasi assoluta – di capacità in chi amministra, la cui qualità dagli anni ’90 in poi è più che mai discutibile, sia per la svogliatezza di un’opinione pubblica che di interessarsi a temi più cari oggi rispetto a ieri, perché il futuro e la ripresa economica si giocano adesso non domani, non ci pensa proprio.

Niente, non riusciamo proprio a costruire un’idea, una visione diversa del Nostro Paese (le maiuscole sono volute) e di Ischia nello specifico. Sia per mancanza – a volte quasi assoluta – di capacità in chi amministra, la cui qualità dagli anni ’90 in poi è più che mai discutibile, sia per la svogliatezza di un’opinione pubblica che di interessarsi a temi più cari oggi rispetto a ieri, perché il futuro e la ripresa economica si giocano adesso non domani, non ci pensa proprio. Spesso si presenta una cesura, uno scollamento tra il paese “reale” e quello “legale”. Quanto sta accadendo in questi giorni a livello nazionale, può essere di esempio. Prendiamo la questione dei vaccini ma potremmo passare in rassegna anche i rapporti tra gli Stati e le dinamiche geopolitiche in generale. Tutto ci mostra che se c’è l’assenza, l’indecisione finalizzata a consolidare il proprio potere senza considerare altri attori e fattori, associati all’inconsistenza politica in cui s’inseriscono frequentemente i rimpalli di responsabilità – qui bisogna chiamare in causa le amministrazioni che si sono succedute sull’isola negli ultimi trent’anni – lo spazio, inevitabilmente, sarà occupato da una sorta di schizofrenia, da un cortocircuito, e a farne le spese saranno sempre i più deboli

Spesso si presenta una cesura, uno scollamento tra il paese “reale” e quello “legale”. Quanto sta accadendo in questi giorni a livello nazionale, può essere di esempio. Prendiamo la questione dei vaccini ma potremmo passare in rassegna anche i rapporti tra gli Stati e le dinamiche geopolitiche in generale. Tutto ci mostra che se c’è l’assenza, l’indecisione finalizzata a consolidare il proprio potere senza considerare altri attori e fattori, associati all’inconsistenza politica in cui s’inseriscono frequentemente i rimpalli di responsabilità – qui bisogna chiamare in causa le amministrazioni che si sono succedute sull’isola negli ultimi trent’anni – lo spazio, inevitabilmente, sarà occupato da una sorta di schizofrenia, da un cortocircuito, e a farne le spese saranno sempre i più deboli.

Ferrandino

Non è agevole entrare nel merito della sentenza che ha deciso l’abbattimento della “prima abitazione” di Domenico De Siano, a Forio. E pur considerando che in ogni campagna elettorale c’è stato chi si è aggrappato all’argomento degli abusi edilizi e delle relative demolizioni, puntualmente disatteso dalla politica pratica e di governo a ogni livello, la Magistratura avrà fatto il suo corso. Non c’è dubbio. In quest’ordine confuso, qualche volta premeditato sulla pelle della gente, torna alla mente l’azione dell’avvocato Maria Grazia Di Scala. L’allora Consigliere Regionale, proponeva l’adozione di un protocollo ben preciso, per dare esecuzione graduale agli abbattimenti. I suoi appelli come le “proposte e modifiche di ordini del giorno” nelle riunioni del Consiglio Regionale della Campania, sono stati completamente dimenticati o fatti cadere volutamente nel vuoto. Perché la responsabilità più grande è più scotta, e rischia di arrecare danni a chi la maneggia. Tanto vale aspettare tempi migliori, se arriveranno. Ciò che va rilevato, invece, nella vicenda che interessa l’abitazione di via Calosirto, è che in questo momento di crisi pandemica in cui sono stati bloccati anche gli sfratti, all’opposto si da luogo alle demolizioni.

Ciò che va rilevato, invece, nella vicenda che interessa l’abitazione di via Calosirto, è che in questo momento di crisi pandemica in cui sono stati bloccati anche gli sfratti, all’opposto si da luogo alle demolizioni. In tale meccanismo surreale bisogna rivelare che si è inceppata l’umanità dello Stato e delle sue Istituzioni. Tanto da essere il presupposto per trattare quella famiglia come esseri umani di seconda mano, pure di fronte all’ipotesi di contagio da Coronavirus della moglie di De Siano. Quasi si avesse a che fare con una di quelle casate dedite alla criminalità organizzata quotidiana e perciò diviene giusto usare la “mano pesante” eliminando ogni possibilità di riconoscere il peso di quello che è un dramma psicologico. Davanti all’abuso edilizio – di questo si tratta, usando le parole del legale della famiglia – fa riflettere che lo Stato si trasformi in “carro armato” di fronte a persone che si sono mostrate collaborative e prema invece per liberarsi al più presto del corpo del reato e di chi l’ha commesso

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In tale meccanismo surreale bisogna rivelare che si è inceppata l’umanità dello Stato e delle sue Istituzioni. Tanto da essere il presupposto per trattare quella famiglia come esseri umani di seconda mano, pure di fronte all’ipotesi di contagio da Coronavirus della moglie di De Siano. Quasi si avesse a che fare con una di quelle casate dedite alla criminalità organizzata quotidiana e perciò diviene giusto usare la “mano pesante” eliminando ogni possibilità di riconoscere il peso di quello che è un dramma psicologico. Davanti all’abuso edilizio – di questo si tratta, usando le parole del legale della famiglia – fa riflettere che lo Stato si trasformi in “carro armato” di fronte a persone che si sono mostrate collaborative e prema invece per liberarsi al più presto del corpo del reato e di chi l’ha commesso. Nell’attesa del test molecolare chiesto alla Asl per verificare la presenza del virus, il fabbricato sarebbe rimasto lì pure tra dieci o venti giorni, nessuno avrebbe avuto modo di farlo scomparire. Lo Stato appare sempre più “macchina”, senza anima.

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Con un corpo da cyborg, dietro la forza del moralismo al posto della morale, assume la discrezionalità per adottare comportamenti discutibili (forte con i deboli e debole con i forti) e perciò si auto obbliga ad educare sempre e ovunque l’incivile dissidente, bollato come maledetto, al rispetto delle norme. E per farlo si possono sacrificare “rispetto” e educazione nel disporre della facoltà di decidere chi deve vivere o soccombere sotto il Principio di Uguaglianza. Quel «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», dell’articolo 3 della Costituzione ci suggerisce di riflettere su un aspetto: se hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, probabilmente “dietro” il velo della norma, finanche della Costituzione, si cela un mondo che spesso o diamo per scontato o, peggio, non consideriamo quale parte essenziale della nostra “realtà”. Pensiamo alla differenza tra gruppi d’interesse, a chi è parte di un centro di potere e spinge a ottenere provvedimenti per la propria categoria, o solo semplicemente per se stesso. Chi non ne fa parte è escluso senza possibilità di esser ripescato. Tutto ciò contribuisce alla perdita di fiducia tra lo Stato e Se Stesso (le maiuscole sono volute), collante immancabile tra lo Stato e i suoi cittadini. Il moralismo, nella sua stortura di moralità inclinata verso un giudizio negativo aprioristico, diviene esso stesso un virus che rigetta qualsiasi tipo di anticorpo o vaccino nel determinare chi è il (vero) “nemico” dello Stato e la “forza” che bisogna usare per il ripristino della legalità.

In quest’ordine confuso, qualche volta premeditato sulla pelle della gente, torna alla mente l’azione dell’avvocato Maria Grazia Di Scala. L’allora Consigliere Regionale, proponeva l’adozione di un protocollo ben preciso, per dare esecuzione graduale agli abbattimenti. I suoi appelli come le “proposte e modifiche di ordini del giorno” nelle riunioni del Consiglio Regionale della Campania, sono stati completamente dimenticati o fatti cadere volutamente nel vuoto. Perché la responsabilità più grande è più scotta, e rischia di arrecare danni a chi la maneggia. Tanto vale aspettare tempi migliori, se arriveranno   

Premessa 2. Forse tutto ciò rappresenta un’iperbole scanzonata ma probabilmente tristemente veritiera. E non si potrebbe che richiamarla anche quando si deve descrivere l’inadempienza della politica locale che continua a perder tempo quando, al contrario, il momento impone di correre ai ripari e prendere i dovuti provvedimenti per Ischia, isola nella sua interezza. L’appello di Giacomo Pascale per favorire un tavolo tra le amministrazioni di Ischia, per evitare di perdere il treno dei finanziamenti del Recovery Fund, appare al momento l’unica dichiarazione valida capace di escludere le altre che hanno sbandierato l’eventuale partecipazione dei Comuni – ognuno singolarmente – ai fondi che arriveranno dall’Europa. Non c’è da stupirsi se il paziente “isolano” sia ancora immune a ogni terapia o tentativo di collaborazione (necessaria e) collettiva. Del resto, pensandoci, è la sua tendenza a farsi centro del mondo come la sua facoltà a voler determinare addirittura gli eventi il peggior male che possa fare a se stesso. 

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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