LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia cine isola a cielo aperto

DI LUIGI DELLA MONICA

Le cronache della terraferma stanno riportando tante notizie di ripresa culturale e di rinnovamento del nostro patrimonio monumentale. Abbiamo avuto il privilegio che una cifra ragguardevole del “recovery fund” fosse destinata al recupero definitivo del “Pio Ospizio dei Poveri” detto anche palazzo “Fuga”, in Napoli Piazza Carlo 3^. Ricordo ai lettori che questo immenso e meraviglioso esempio di bravura di architettura settecentesca, fu voluto da quello stesso Re di Napoli, illuminato che creava il setificio di San Leucio da destinare alla ragazze madri che davano alla luce bambini di padre ignoto e di quello che ripopolò le isole minori del mar Tirreno, scacciando definitivamente le navi saracene, che avevano tanto terrorizzato e contaminato il temperamento, la vita sociale, familiare ed economica degli abitanti delle piccole isole, Ischia fra queste, addirittura per i colonizzatori di Ponza e Ventotene elargendo quelle che noi chiamiamo oggi le “no tax zone”.

Carlo 3^ di Borbone, a partire dal 1737, pose fine a quella antica amena e salvifica consuetudine degli abitanti di Ischia Ponte di vivere sul Castello Aragonese, oppure dei foriani di ripiegare sulle parti alte dell’Epomeo, consentendo agli “isclani” di riappropriarsi dell’intero territorio. Nel 1955 venne ritrovata la “coppa di Nestore”, che negli ultimi giorni ha prodotto un giusto impatto mediatico celebrativo, poiché l’isola non solo è capitale europea del termalismo, ma è anche sito culturale di rilevo mondiale, in quanto custodisce la prova più antica del mondo classico della scrittura, appena dopo i geroglifici egiziani. Pur tuttavia, pochi ricordano che la grande “Aenaria”, la cittadella romana esistita dal IV secolo a.C. fino al 130-150 d.C., è stata distrutta improvvisamente da una eruzione vulcanica o da un terremoto. Si trovava nello specchio d’acqua chiuso tra il Castello Aragonese e gli scogli di S. Anna. Era un centro industriale dove si lavorava il metallo (piombo, ferro, rame) e l’argilla. Oggi questa cittadella è sommersa dal mare ad una profondità di circa 9 metri (sito www.ischia.it). Dopo questo periodo infausto, dobbiamo attendere le cronache del Medio Evo, al tempo delle guerre di conquista degli Angioni e degli Svevi, per assistere ad una rinascita demografica e culturale della popolazione, che a seguito dell’eruzione del Monte Trippodi si rifugia nel 1301 sul Castello Aragonese e qui, sino al diciassettesimo secolo, si svolgono gli eventi storici più significativi dell’Insula Major e dell’Insula Minor.

Infatti, dal sito del Castello Aragonese, si legge al punto di visita n.18 – Chiesa della Madonna della Libera – “Apparteneva alla famiglia Calosirto d’Ischia, dalla quale nacque poi il Santo Patrono dell’isola, S.Giovan Giuseppe della Croce. Era la parrocchia di S. Nicola. Nel 1301 durante l’ultima eruzione dell’Epomeo (cratere del Monte Trippodi) il popolo d’Ischia fece voto alla Madonna e le dedicò la chiesa che fu detta della Libera perché la Madonna lo aveva salvato dalla catastrofe… è effigiata con le mani protese in avanti nell’atto di fermare la lava vulcanica”. Un sito che si trova al lato di Levante del Castello, che testimonia un altrettanto caposaldo epocale della storia ischitana, perché l’ultima eruzione del nostro vulcano ha scansato la popolazione rifugiatasi sulla insula minor con la preghiera, per chi ci crede, da un flagello naturale che ancora oggi angoscia l’immaginario collettivo. Quindi dovrebbe organizzarsi una adeguata e mediatica commemorazione, perché non solo la “Coppa di Nestore” è simbolo della storia locale. Un’isola che i greci definivano abitata dai demoni del fuoco, per significare la natura instabile dell’attività vulcanica locale, non può dimenticare che sul Castello Aragonese, fra tanti eventi storici che non sono io a ricordare, vi è la credenza popolare del blocco della lava dell’Epomeo per intercessione mariana. Alla luce di quanto detto, mi rammarica che il “recovery found” non abbia posato il suo sguardo su Ischia.

Su quella che è definita la terza isola italiana per densità demografica, dopo Sardegna e Sicilia, motore economico della Campania, per un terzo del PIL, non ho riscontrato consorzi di imprese edili che abbiano inteso promuovere progetti di recupero del patrimonio architettonico pubblico e privato. Un esempio paradigmatico è la c.d. “Casina Reale”, Villa Buonocore, che appartiene allo Stato, quale sede del presidio militare, ma non mi risulta che i suoi referenti abbiano pensato di riqualificare l’immenso patrimonio architettonico che la contraddistingue. Il Borgo di Celsa di Ischia Ponte è soltanto un vago toponimo che riempe la bocca dei benpensanti, ma non si è pensato di monitorare a tappeto le zone a rischio degrado urbano: mi riferisco in particolare al fenomeno della alluvione durante l’inverno, che alcuno pensa di tollerare come l’acqua alta di Venezia: sul punto si attende l’ostensione del progetto che è custodito nelle stanze del potere. Alcuno potrebbe pensare che io possa portare acqua al mio mulino, ma voglio annunciare per dovere di cronaca alla cittadinanza che il “Palazzo Scalfati” sta attuando con alacre e serrata trattativa contrattuale, mercede la sagacia del suo amministratore Avv. Gennaro Arcamone, la riqualificazione delle facciate fronte Nord e fronte via Nuova Cartaromana, con il bonus fiscale del 90% con sconto in fattura.

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Questa riforma, che è stata voluta fortemente dal Ministro Franceschini, ha voluto promuovere il decoro urbano, incentivando i privati ad investire nella ristrutturazione edilizia, settore che il caro Sen. Monti ha inginocchiato da oltre un decennio, per la sua “geniale” IMU. Peccato che questo incentivo terminerà il 31 dicembre del corrente anno e che i lavori ed il saldo del netto fatturato dovrà avvenire in pari data. Senza contare che il bonus 110% sulla riqualificazione energetica potrebbe garantire la transizione “green” auspicata da Antonio Pinto. Udite, udite, quest’ultimo sogno non è ancora chiuso nel cassetto, perché i tempi di esecuzione si dilatano a tutto il 2022. Cosa ci vuole per realizzare? La stessa sinergia che le amministrazioni locali e gli imprenditori isolani hanno dimostrato con la campagna pubblicitaria “Ischia Covid Free”. Uno degli effetti benefici istantanei al benessere economico dell’isola ve lo svelo io: con la venuta di Oliver Stone all’Ischia Film Festival, che poi sarà seguito a ruota dall’Ischia Global Festival, gli americani per la prima volta da circa 50 anni si ricorderanno che nel Golfo di Napoli non esiste solo Capri. Molti di noi sanno che per far conoscere Ischia al mondo anglofono bisogna masticare nella loro lingua “island near or in front of Capri” e l’interlocutore a volte non afferra neppure, pensando che si stia parlando di uno scoglio; maggior fortuna ha Sorrento.

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Proprio stamane il Tg 3 Rai Campania intervistava Marco Bocci e Filippo Nigro, che sono impegnati nelle riprese cinematografiche di un “thriller” ambientato in mare. Il Commendator Angelo Rizzoli aveva intuito che Ischia potesse diventare una location cinematografica a cielo aperto, cosa che ad esempio è difficilmente realizzabile a Capri, almeno in epoca contemporanea! Cosa manca al nostro territorio per raggiungere questo sogno? Partecipavo ad una discussione su facebook di alcuni radical chic, che osannavano il gesto del professore di inglese che a torso nudo, da casa sua, si affacciava sfrontatamente sulla piazza centrale di Matera, che ricordo ai nostri concittadini è sito UNESCO, per sbeffeggiare i grandi della Terra, anche se in maniera pacifica. Matera, definita dal Sen. Amintore Fanfani in uno storico discorso nel secondo dopoguerra, fino agli anni 60’ inoltrati ospitava nei suoi “sassi” uomini e bestie in condivisione. Oggi, quel sito antico di 10.000 anni, ha avuto uno sviluppo ecosostenibile, anche e soprattutto per l’impulso del cine turismo e della figura di altro mostro del cinema mondiale, tale Francis Ford Coppola, i cui nonni erano nativi di Bernalda (Mt), famoso come e del pari di Oliver Stone. Io sinceramente aborro quel gesto del signore di Matera, perché noi italiani siamo pensatori, intellettuali e mediatori, non barbari. Gli stessi grandi della terra del G20 sono discendenti dei Visigoti che fecero cadere l’impero romano, ma noi dobbiamo arrivare con il sereno confronto culturale a risolvere da soli i nostri problemi: Ischia deve produrre il massimo sforzo per rinnovare epocalmente la sua identità e tutti i suoi circa 70 mila abitanti sono chiamati alle armi per questo scopo. Una isola come “Cinecittà” a cielo aperto, con mare, monti, terme, strutture alberghiere di lusso e non, offre a tutto il mondo della cultura cinematografica location irriproducibili altrove.

* AVVOCATO

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